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"Grande successo ne beneficeranno tutti i Paesi europei"

31 dicembre 2015

(intervista di Repubblica al Sottosegretario Gozi)


«È un passaggio molto importante. Perché accade per la prima volta. E perché succede in Italia. Ora però il lavoro deve andare avanti e non solo da noi. Il principio deve valere per tutte le aziende, grandi e piccole, locali e globali in Italia e in Europa: le tasse si pagano dove si svolge l'attività economica e si generano utili». Sandro Gozi, sottosegretario di Palazzo Chigi con delega alle Politiche europee, definisce la vicenda di Apple un esempio di «equità fiscale e certezza del diritto».

Sottosegretario il vento sta cambiando? Quanto accaduto in Italia costituisce un precedente internazionale, un modello da esportare?
«È importante esserci arrivati, grazie alle puntuali verifiche della procura di Milano e dell'Agenzia delle entrate. Ma adesso dobbiamo intensificare il lavoro a Bruxelles, colmare lacune e punti deboli».

La Commissione europea ha presentato in giugno un piano d'azione contro l'elusione. Basta?
«Un punto di partenza. Ma i principi sono condivisi dall'Italia: basta scappatoie fiscali, maggiore convergenza tra Stati membri, più trasparenza, norme severe contro i sistemi privilegiati e soprattutto una base imponibile comune per le imposte societarie».

L'Italia conta di più ora a Bruxelles?
«La vicenda Apple rafforza le nostre posizioni».

Perché però da noi la digital tax non decolla? Il premier Renzi dice che sarà legge il primo gennaio 2017. Conferma?
«La via privilegiata è l'approccio europeo. In assenza di una soluzione comunitaria, andremo avanti».

Soluzione che necessita dell'unanimità?
«Un ostacolo, in effetti. Irlanda e Lussemburgo si sono sempre opposti a passi in avanti in campo fiscale. È un negoziato molto difficile».

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