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Il rilancio di Gozi: «Le prossime decisioni con referendum in tutta l'Unione»

15 luglio 2015

(Colloquio del Corriere della Sera con il Sottosegretario Gozi) 


«Non possiamo rassegnarci all'Europa degli ultimatum». Il difficile passaggio a valle dell'accordo imposto alla Grecia spinge Sandro Gozi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei, a chiedere di dare risposta al deficit democratico all'interno della Ue. Fermo restando che l'emergenza di Atene obbligava a trovare una soluzione, è altrettanto prioritario individuare un sistema di regole condivise. «L'Europa si salva davvero solo se ritrova il senso di comunità. Voglio dire che in un club non si mira ad escludere uno dei membri, né ad imporre le regole del più forte o del più avvantaggiato». La risoluzione della vicenda greca ha dimostrato, secondo Gozi, un ulteriore aspetto: l'asse Parigi-Berlino non basta più.

«La coppia franco-tedesca è solo una condizione necessaria, ma non sufficiente per sconfiggere le pulsioni di falchi e populisti». La moneta unica e il mercato comune devono essere governati in modo collegiale, evitando di consegnare a una nazione o all'altra il diritto di veto o, peggio, la facoltà di imporsi. Il rimedio ai mali dell'Europa unita, secondo Gozi, non transita per un sistema di regole a taglia unica calato dall'alto. «È ormai evidente che non abbiamo un metodo democratico per gestire dei beni comuni come, per esempio, la moneta unica». Il sottosegretario in merito ha un'idea netta. «Non possiamo pensare di assistere a un meccanismo che consente a una nazione o a un singolo organismo di decidere del destino di altri 300 milioni di cittadini europei. Mi riferisco al referendum indetto in Grecia, così come, in passato, all'intervento del Bundestag o a quello della Corte costituzionale tedesca». Motivo per cui Gozi ieri al rientro da Bruxelles, dopo un incontro con il commissario alla Concorrenza Margrethe Vestager sulla vicenda llva, suggerisce l'introduzione di uno strumento come il referendum europeo, idea cara allo stesso premier Renzi.

«Le prossime grandi decisioni in materia monetaria, economica o di sviluppo dovranno essere sottoposte nello stesso giorno a tutti i cittadini degli stati membri». Il voto, insomma, per tracciare un percorso più democratico, che disinneschi la conflittualità. Un nuovo abito mentale che dovrebbe essere declinato anche al rigore sui conti pubblici. «La serietà richiesta nel tenere sotto controllo la spesa, la previdenza o il debito vorrei fosse applicata con identica puntualità nel presidiare il varo delle riforme in ciascun paese. Solo le riforme includono, infatti, nuovi obiettivi sociali». Il tema di una nuova flessibilità, del resto, ricorre da tempo nei piani del governo Renzi. Non a caso la riflessione di Gozi anticipa la possibile via. «Già oggi ci sono margini di flessibilità molto più ampi e, poi, dal 2017 potremmo avanzare con coraggio una revisione dei trattati, stabilendo da subito obiettivi di crescita e di sviluppo». Una proposta che cadrebbe a 60 anni dai Trattati di Roma.

Grecia , riforma UE
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