Governo italiano
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"Il capo della Bce è stato chiaro: stop interpretazioni, ora c'è da fare"

2 settembre 2014

(Intervista del Sottosegretario Sandro Gozi ad Avvenire)


Basta con le dietrologie sterili del giorno dopo. Il discorso di Mario Draghi a Jackson Hole è stato chiaro. C'è poco da interpretare e molto da fare, per risollevare l'Italia e la Ue dalla crisi...». Il sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi non dà eccessivo peso alla querelle sulla presunta diatriba telefonica fra Angela Merkel e il governatore della Bce: «Stiamo ai fatti. Ripeto: le parole di Draghi sono chiare. A livello nazionale è dovere dei singoli governi, e nel nostro caso dell'Italia, completare le riforme strutturali, ma a livello europeo è altrettanto necessaria una nuova politica economica comune basata sugli investimenti, unita a un'applicazione delle "regole" sul debito "tarata" sulla necessità di uscire dalla crisi...».

Insomma, il governo Renzi riformerà l'Italia in mille giorni, ma Bruxelles dovrà alleggerire il giogo sui tempi di rientro dal debito...
Non è un do ut des. Mettiamola così: più efficace e rapida sarà l'azione riformatrice del nostro governo e del Parlamento e più l'Italia potrà avere voce in capitolo per innovare le politiche europee in favore della crescita e applicare in modo più "flessibile" le regole nell'Eurozona. Non solo: durante il semestre stiamo già lavorando per cambiare la govemance europea e abbiamo presentato precise proposte. Basta con le decisioni prese dalle tecnocrazie e dalla Troika: la responsabilità delle scelte deve tornare agli organismi politici, eletti dai cittadini.

La posizione italiana è ancora quella di salvare capra e cavoli, facendo convivere il rispetto del rapporto del 3% fra deficit e Pil col piano d'investimenti per far ripartire l'economia?
La metafora è rude, ma la necessità è questa. E del resto, anche nell'incontro col presidente francese Hollande, il governatore Draghi ha ribadito che gli strumenti per la crescita dovranno rispettare i patti.

E il governo tedesco cosa ne pensa?
La retorica da mundial, delle sfide Italia-Germania, è sbagliata. Per noi, non si tratta di cambiare l'Europa contro la Germania, ma di farlo insieme a Berlino e ai governi di tutti gli altri Paesi europei...

Ma fra Italia e Francia c'è maggior sintonia, vero?
C'è piena convergenza di vedute sulla necessità di nuove politiche economiche per ridurre il malessere sociale. Ma abbiamo un dialogo aperto pure con la Germania e l'apprezzamento della cancelliera Merkel sul ministro Mogherini lo conferma. Del resto, sulle riforme in materia di lavoro, la Germania è un modello da seguire...

Tuttavia, vista la sintonia con Parigi, per la carica di commissario agli Affari economici l'Italia continua a preferire il francese Moscovici. Non è così?
Riteniamo che l'incarico debba andare a una figura del Pse e che Moscovici sia un ottimo candidato...

E se il presidente Juncker dovesse ridurne le deleghe?
Sarebbe una sua prerogativa. Noi auspichiamo comunque che Moscovici possa assumere quel ruolo. Poi, una volta composta la Commissione, sarà tempo di passare dalle buone parole e dai giusti documenti ai fatti politici concreti, già nelle prossime settimane...

Quale sarà la linea dell'Italia?
Bisogna partire dall'agenda Van Rompuy e il governo italiano spinge per un'attuazione rapida del piano di investimenti per 300 miliardi di euro, annunciato da Juncker. Chiediamo che siano risorse fresche, aggiuntive rispetto a quelle esistenti...

L'Italia incalzerà la Commissione anche sui tempi?
L'autunno è cruciale. Juncker ha detto che il piano sarà operativo a fine febbraio, ma noi vorremmo indicazioni dettagliate su opzioni e strumenti entro il Consiglio europeo di dicembre. E di ciò parleremo in settembre, sia nell'Ecofim che nel Consiglio affari generali. Ancora, tra metà ottobre e metà novembre verranno presentate le leggi di stabilità degli Stati membri e dovremo discutere in sede europea della questione del rientro del debito. Sarà il primo banco di prova della Commissione Juncker: vedremo come tradurrà il lascito della Commissione Barroso e dell'agenda Van Rompuy.

Vincenzo R. Spagnolo

crescita , nomine UE , piano investimenti
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