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"Bruxelles capisca che le regole vanno applicate con flessibilità"

3 giugno 2014

(intervista di Repubblica al Sottosegretario Sandro Gozi)


"È andata bene, la Commissione conferma che quanto stiamo facendo sulle riforme strutturali è serio. E' vero che ci dice di farle più in fretta, ma non indica priorità diverse". È ottimista Sandro Gozi, il responsabile per gli Affari europei del governo Renzi, e alle raccomandazioni di Bruxelles dà una lettura positiva.

Sottosegretario, il governo tira dritto convinto che il suo programma gli permetterà di colmare il gap sul debito stigmatizzato dall'Unione, ma se sbagliate i conti a novembre rischiamo una procedura d'infrazione che ci legherebbe le mani.
"Se la Commissione avesse voluto aprire procedura lo avrebbe fatto subito. Lo scostamento è minimo, per noi la decisione di non procedere subito esclude la necessità di qualsiasi manovra aggiuntiva".

Vuole dire che con il debito al 135,2% possiamo stare tranquilli?
"Che il debito vada ridotto lo sapevamo già, però sappiamo che ci sono misure nell'immediato costose, come il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione, ma necessarie perché il consolidamento fiscale non è fine a se stesso: deve essere sostenibile, evitando di farsi prendere dai riflessi automatici del rigorismo che guarda ai decimali. Continueremo per la nostra strada perché abbiamo sempre detto che le regole devono essere applicate con flessibilità e tenendo conto dell'economia reale, sarebbe inutile curare il malato Italia con una medicina che lo stronca. Non serve altra austerità, c'è bisogno di privilegiare le politiche per la crescita che poi andranno anche a vantaggio dei conti".

Eppure nelle ore immediatamente precedenti alla pubblicazione delle raccomandazioni Ue a Roma c'era una certa inquietudine, poteva anche andare peggio.
"È evidente che beneficiamo di una nuova forza politica, abbiamo un premier che ora, dopo il voto, in Europa è molto forte e il ministro Padoan ha molta credibilità a Bruxelles: sono due punti indubbiamente di forza che hanno avuto un peso. Stiamo ritrovando quel ruolo necessario per cambiare le politiche europee".
di Alberto D'Argenio

Leggi l'intervista anche sul sito di Repubblica

 

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