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"Archiviata l'austerità eviteremo la bocciatura grazie alle riforme fatte"

5 novembre 2014

(intervista di la Repubblica al Sottosegretario Gozi)


«La mancata crescita è il frutto dell'austerità imposta fino ad oggi dalla Commissione uscente, occorre cambiare passo, puntare su crescita e occupazione». Il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, è a Berlino proprio per parlare con i tedeschi delle nuove politiche Ue.

Il governo come reagisce ai dati negativi sull'Italia pubblicati da Bruxelles?
«Il paradosso è che i dati negativi sull'economia Ue per noi sono una buona notizia, confermano che la politica di austerità di questi anni non va bene, né per l'Italia né per gli altri paesi dell'Unione. Siamo convinti che questi dati aiuteranno a convincere l'Europa e la Germania a cambiare rotta. La prima risposta che ci aspettiamo è che il piano Juncker sugli investimenti parta rapidamente e che i paesi rigoristi aprano anche ad una nuova politica
di investimenti nazionali».

Intanto Juncker ha reagito duramente alle critiche di Renzi contro le istituzioni europee.
«Nessuno di noi dice che Juncker è un tecnocrate, ma è bene che durante il suo mandato non dia troppo ascolto a tecnocrati - siano italiani, tedeschi o belgi - che lo circondano. Hanno prodotto danni per tutti, non si esce dalla crisi con l'austerità e adottando oscuri parametri tecnici che oscuri comitati a Bruxelles si inventano».

Dopo le previsioni economiche c'è il rischio che l'Italia subisca una pesante procedura sul debito?
«In parte il dato di Bruxelles era previsto, avevamo detto che avremmo aumentato debito per pagare debiti della Pubblica amministrazione verso le imprese. D'altra parte la nostra risposta non è discutere di singoli scostamenti, ma di fare le riforme strutturali che sono la risposta per porre basi della crescita senza la quale il debito aumenta. L'importante è approvare rapidamente il Jobs Act e la riforma della giustizia: il miglior contributo che l'Italia può dare alla soluzione della crisi dell'eurozona è presentarsi ad aprile con le riforme fatte».

Ci sarà tempo fino ad aprile?
«Credo di sì e credo anche che le varie procedure di valutazione dell'economia italiana debbano essere tenute tutte insieme guardando alla sostanza, cioè alle riforme».

Abbiamo abbastanza influenza a Bruxelles per farcela?
«Oltre all'azione di Renzi, abbiamo lavorato per avere un peso maggiore ai vertici della Commissione di Juncker: abbiamo 20 italiani nei gabinetti contro i 14 di quella precedente con un capo e quattro vice in portafogli economici, un senior advisor e un portavoce. Insieme alla nomina del Garante europeo per la protezione dati, Giovanni Buttarelli, dimostriamo che a Bruxelles si parla sempre di più italiano, speriamo anche nel cambio delle politiche».
Alberto D'Argenio

nomine UE
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