22 agosto 2018
Il numero di lingue ufficiali dell'UE è passato da quattro (nel 1958) alle 24 attuali: questo semplice dato riassume la portata della sfida che la questione linguistica rappresenta per il diritto all'informazione dei cittadini UE, e quindi per la stessa democrazia europea.
La Mediatrice europea, Emily O'Reilly, negli ultimi anni ha analizzato le politiche linguistiche di singole istituzioni UE, rilevando una notevole incoerenza: le restrizioni linguistiche variano da un’istituzione all'altra senza adeguate giustificazioni, con il rischio di confondere il pubblico.
Un ambito problematico riguarda i siti web, che sono fra le prime fonti di informazione per le persone interessate alle politiche e ai programmi dell’UE: in assenza di norme comuni, ciascuna istituzione decide in autonomia quali contenuti del proprio sito web tradurre, e in quali lingue.
Un altro settore sensibile è quello delle consultazioni pubbliche, nel quale le restrizioni linguistiche rischiano di limitare notevolmente la capacità di partecipazione e intervento da parte dei cittadini.
La consultazione, che comprende 19 domande, è aperta a tutti e si concluderà il 30 settembre 2018. Le osservazioni possono essere presentate in una qualsiasi delle 24 lingue ufficiali dell’UE.
La figura del Mediatore europeo
Il Mediatore europeo è un organo indipendente e imparziale, nominato dal Parlamento europeo, che indaga sulle denunce relative a casi di cattiva amministrazione da parte delle istituzioni o di altri organi dell'UE. Le denunce possono essere presentate da cittadini o residenti dei paesi dell'UE o da associazioni o aziende con sede nell'UE.
consultazioni , multilinguismo , mediatore europeo