Governo italiano
lingua attiva: Italiano (Italia) ITA

Relazione COLAF su frodi UE, in Italia pochi casi grazie a elevato livello di controlli

29 novembre 2019

Il Sole 24 Ore dedica un approfondimento alla Relazione annuale 2018 al Parlamento del Comitato nazionale per la repressione delle frodi nei confronti dell'Unione Europea (COLAF), presentata il 22 novembre 2019 in Senato alla presenza del Ministro per gli Affari Europei, Vincenzo Amendola.

***

C’è una fake news, abbastanza subdola e strisciante, spesso accreditata da istituzioni autorevoli, che associa i finanziamenti europei alla truffa, all’imbroglio sistematico, che - soprattutto in alcune regioni - porta molti cittadini a reagire con una smorfia di scontato disgusto ogni volta che si parla di Por, di Pon, di Psr e di tutti gli altri strumenti con cui le regioni e i ministeri utilizzano e investono le risorse europee della politica di coesione e della politica agricola europee.

A smentire questa lettura superficiale, spesso carica di pregiudizio, arrivano i dati europei e nazionali che dimostrano non solo come le frodi sui fondi europei in Italia siano ben al di sotto della media Ue (che è già molto bassa, nonostante qualche "pecora nera"), ma soprattutto indicano che le quantità di cui si parla sono sostanzialmente irrilevanti, sia per numero di casi che per le cifre in gioco.

Il 22 novembre al Senato è stata presentata la relazione annuale del Colaf, il Comitato per la lotta alle frodi nei confronti dell’Unione europea, in cui collaborano la Presidenza del Consiglio, attraverso il Dipartimento per le Politiche europee, e la Guardia di Finanza con il nucleo per la repressione delle frodi nei confronti della Ue. Un documento autorevole e zeppo di numeri, spesso di difficile interpretazione nelle sue oltre 100 pagine di testo, grafici e tabelle.

Nel 2018 un solo caso di frode

Emerge che nel 2018 le segnalazioni di irregolarità e frode sul Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e sul Fondo sociale (Fse) trasmesse all'Olaf (l'antifrode europeo) sono state in tutto 241, in calo del 57% rispetto all'anno prima che era stato particolare perché la chiusura della programmazione 2007-2013 aveva portato ad un «fisiologico aumento anche a seguito di un'ampia attività di ricognizione delle operazioni interessate da procedimenti giudiziari o ricorsi amministrativi».

Ma il dato più sorprendente è che dei 241 casi solo in una circostanza si tratta di "sospetta frode", mentre tutti gli altri sono "irregolarità", per il 92% amministrative e sono per l'8% penali. Inoltre, 199 casi (l'83%) sono stati chiusi senza danno per il bilancio europeo, perché sono state recuperate le somme erogate o l'irregolarità non c'era o è stata risolta. Dal 2000 a oggi, il 59% dei casi chiusi ha riguardato Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Calabria, Campania e Sicilia sono anche le regioni che hanno il maggior numero di segnalazioni aperte all'Olaf, ma occorre tenere conto anche della maggiore consistenza delle risorse a disposizione di queste regioni. Tra i ministeri, il Mise è quello che registra il numero di segnalazioni più alto.

Regole troppo complesse sugli appalti

E qui è importante evidenziare un'altra considerazione messa nero su bianco dalla Guardia di Finanza nel rapporto Colaf: «La voce prevalente delle irregolarità riguarda la violazione delle norme relative agli appalti pubblici che aumentano in maniera sostanziale rispetto al 2017 ed evidenziano ancora l’alto livello di criticità segnalato da molte amministrazioni, soprattutto a livello regionale e connesso inevitabilmente ad un più alto rischio di errore derivante da una normativa particolarmente complessa». Non c'è bisogno di aggiungere altro, se non ricordare che l'unico risultato garantito da troppe regole troppo complicate è il Paese bloccato che abbiamo tutti i giorni sotto gli occhi.

Il paradosso di numeri irrilevanti

I dati su frodi e irregolarità non dicono nulla se non se ne valuta l'incidenza sull'insieme dei progetti e degli investimenti assicurati dai fondi europei. Perciò abbiamo confrontato i dati della relazione Colaf con le cifre complessive. E il paradosso cresce. I casi segnalati nel 2018 valgono in tutto a 74,6 milioni di euro, in calo del 14% rispetto al 2017 e poco più dell'1% della spesa Fesr e Fse del 2018 ricavata dal portale Cohesiondata della Commissione Ue. Se poi si allunga lo sguardo all'indietro, risalendo fino al 1989 e si arriva all'ultimo periodo concluso, il 2007-2013, si scopre che l'importo complessivo da recuperare perché coinvolto in procedimento penale per "sospetta frode" è di 197,7 milioni, una inezia se si considera che fondi strutturali europei erogati all'Italia negli anni in questione si avvicinano ad un centinaio di miliardi di euro: in percentuale, stiamo parlando di pochi decimali come rapporto delle frodi rispetto ai finanziamenti europei.

Cifre talmente irrilevanti da non essere graficamente rappresentabili, come l'incidenza delle segnalazioni (lo ricordiamo, in massima parte irregolarità e non frodi) sul totale dei progetti finanziati: spulciando le tabelle del rapporto Colaf si trova che dal 2000 a oggi i casi sono 2.907, di cui quasi 1.800 chiusi (cioè senza conseguenze per il bilancio pubblico). Polvere rispetto alle centinaia di migliaia di progetti che hanno attinto e attingono al Fesr e al Fse e monitorati dal portale del governo Opencoesione.

Per l’agricoltura la musica non cambia

Tutto ciò vale anche per i finanziamenti all'agricoltura, raccolti sotto il cappello della Pac, la politica agricola comune, spesso additata sbrigativamente come un concentrato di marciume. Dal 2006 a giugno 2019 i casi classificati come irregolari erano 4.698 (Feaga, Feasr e Feoga Garanzia), con una prevalenza di casi relativi al Feasr (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale). Tuttavia, «rimane basso il numero di casi classificati come frode accertata»: 21 casi in 13 anni, lo 0,45% che finanziariamente "sale" ad un «marginale» 0,57% pari a 2,5 milioni di euro a fronte delle diverse decine di miliardi di finanziamenti europei per l'agricoltura di cui l'Italia beneficia. Il Feasr vale da solo circa 22 miliardi nei due cicli di programmazione considerati.

POLITICA AGRICOLA 2014-2018
Indice Fdr (Fraud detection rate)

Per chiudere la valanga di numeri, è inevitabile un confronto con gli altri paesi dell'Unione. Le fonti disponibili sono due: il primo è il rapporto dell'Olaf, (l'organismo anti frode Ue) pubblicato a settembre, da cui emerge che l'impatto finanziario di frodi e irregolarità in Italia nel periodo 2014-2018 è pari all'1,33% dei pagamenti, ben al di sotto del 2,01% della media Ue; l'altra è la Relazione annuale della Commissione al Parlamento Ue, a cui fa riferimento anche il Colaf.

La Commissione ha elaborato un nuovo indice, il Fraud detection rate, (Fdr), che misura il rapporto tra le irregolarità/frodi scoperte e il totale dei pagamenti effettuati dal Paese membro. Per la sola Pac nel periodo 2014-2018, i casi italiani sono 182 (su 1786 totali) per un valore di 21,5 milioni di euro su 27,5 miliardi di pagamenti. L'indice Fdr è pari allo 0,08% contro una media dello 0,11%. Per la politica di coesione 2007-2013 (fondi Fesr e Fse) l'indice per l'Italia è 0,29% (0,47% la media Ue): 77 casi per 76,3 milioni di euro su 26,3 miliardi di pagamenti.

POLITICA DI COESIONE 2007-2013
Indice Fdr (Fraud detection rate)

Tuttavia, nei confronti a livello Ue occorre molta cautela. La situazione nei paesi dell'Est sui fondi per l'agricoltura mostra diversi aspetti critici, legati alla gestione poco trasparente dei fondi da parte di alcuni Stati membri, di «corruzione legalizzata» come ha raccontato una recente inchiesta del New York Times. Bruxelles potrebbe incidere - se ci fosse la volontà comune degli Stati membri - condizionando gli aiuti al rispetto dello stato di diritto, la rule of law.

Nel guardare alle classifiche Ue, dunque, in questa materia è necessaria molta prudenza. Come avverte la segreteria tecnica del Nucleo Antifrode della Guardia di Finanza, le differenze tra gli Stati membri sono molte e ciò non consente di avere un dato oggettivo uguale per tutti su cui effettuare il confronto. Per esempio, cambia il momento in cui ogni autorità nazionale effettua la segnalazione all'Olaf (dall'apertura delle indagini al terzo grado di giudizio) e soprattutto non tutti sono dotati di un corpo di polizia con le competenze e i poteri della Guardia di Finanza a cui, infatti, si deve la scoperta del 65% dei casi di truffa sui fondi europei in Italia.

Chi truffa sui fondi europei?

Dopo questa vera e propria ubriacatura di numeri, dunque, dovrebbe essere chiaro chi truffa sui fondi europei: chiunque li prenda come bersaglio generico e qualunquista, spesso senza conoscere a fondo la materia, facendone un argomento di polemica e spesso di campagna elettorale. O, peggio, per costruirci sopra discutibili carriere professionali. Questo, sia chiaro, non significa che nessuno approfitti illecitamente dei fondi europei. Ma i dati dimostrano che i casi sono pochissimi e il livello dei controlli in Italia è molto elevato, molto di più che su altre fonti di finanziamento pubblico. Il caso recentissimo della Calabria è solo l’ultima dimostrazione. I problemi della politica di coesione in Italia sono altri, a cominciare dalla velocità e dalla qualità della spesa.

Giuseppe Chiellino

lotta alle frodi
Torna all'inizio del contenuto