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L'italiano in prospettiva

18 dicembre 2014

CruciverbaIn occasione del Semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione Europea, si è svolta a Roma il 1 dicembre presso la Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari, con il patrocinio della Camera dei Deputati, la XV Giornata della REI, Rete per l'eccellenza dell'italiano istituzionale. 

Titolo della Giornata, presieduta dal prof. Francesco Sabatini, presidente emerito dell'Accademia della Crusca e presidente onorario del Comitato scientifico della REI: “L'italiano nel mondo globalizzato: quale presente e quale futuro? La prospettiva europea”.

La Presidente della Camera, on. Laura Boldrini, ha inviato un messaggio di saluto ai partecipanti [cfr. link in calce a questo articolo] nel quale ha ricordato che l'italiano è la quarta lingua più studiata all'estero e che la nostra cultura sta vivendo "una stagione di ritrovato e crescente interesse: tale circostanza (...) costituisce una straordinaria opportunità anche per la ripresa economica del Paese (...). Occorre però saper cogliere questa eccezionale occasione, promuovendo e diffondendo la lingua e la cultura italiana in tutte le sedi, in quanto – come ha affermato l'Accademia della Crusca – l'italiano è la nostra storia e il nostro futuro". 

La conferenza è stata aperta da Italo Rubino (DG Traduzione della Commissione europea), presidente Comitato di coordinamento della rete REI, e dal Sottosegretario Mario Giro, del Ministero degli Affari Esteri, che nell'ottobre scorso a Firenze ha promosso gli Stati generali della lingua per valorizzare l’italiano come risorsa.

L'italiano è una lingua che piace, perché è legata alla cultura, a un’idea del bello e del buono, e per altre ragioni non ancora abbastanza studiate. Vi è un’attrazione per ciò che l’Italia rappresenta, una sorta di 'culto unico' che distingue dagli altri il nostro patrimonio culturale, verso cui c’è grande curiosità. Per non parlare di papa Francesco, che ha sancito l'uso dell'italiano come idioma internazionale ufficiale della Chiesa cattolica, diventando il maggior testimonial dell'italiano nel mondo. E questo la dice lunga su fin dove possa arrivare la nostra lingua.

"Trovo quindi molto significativo – ha sottolineato Giro – l’approfondimento, di cui la REI è promotrice, di tutti gli aspetti legati all’uso dell’italiano nell’ambito delle istituzioni, europee e non. (...) Non si tratta di combattere una battaglia – che sarebbe di retroguardia – contro l'inglese. Ma dobbiamo essere consapevoli che esiste una forte richiesta d’italiano. Sono 5 milioni i nostri connazionali all’estero con passaporto (nessun Paese europeo ha così tanti cittadini espatriati) ed 80 milioni gli italodiscendenti (la seconda diaspora mondiale, dopo quella cinese). Questa è una forza enorme, perché si trova italianità – o, come dice Piero Bassetti, italicità – dovunque nel mondo". Occorre quindi aumentare i dipartimenti d’italianistica all’estero, anche collaborando con istituti privati. I lavori di questa Giornata saranno di stimolo e d’ispirazione per nuove idee, per continuare a tenere viva la nostra lingua nel mondo.

La sessione plenaria della mattina è stata dedicata allo spazio della lingua italiana nell'Europa di oggi, la tavola rotonda del pomeriggio alle prospettive per il futuro.

LO SPAZIO DELL'ITALIANO NELL'EUROPA DI OGGI

Umberto Cini (Ufficio interpreti-traduttori della Camera dei Deputati, l’istituzione che ha patrocinato ed ospitato i lavori) ha deplorato l’abitudine di molti politici italiani ad esprimersi in un inglese approssimativo (anche in presenza di interpreti) o in un italiano denso di termini inglesi, talora non corretti. Un costume che occorrerebbe modificare, per difendere sia la lingua nazionale che – in generale  –  l’uso di un linguaggio istituzionale appropriato. 

Giuseppe Patota (Università di Siena) ha raccontato l’evoluzione dell'italiano come "lingua di cultura", risalendo alla scelta di Dante – nuova e straordinaria – di scrivere "Il Convivio” non in latino (allora lingua d’alta cultura non solo in Italia, ma in Europa) bensì in “volgare” per rivolgersi ad un pubblico nuovo, laico, vasto, cui aprire l'accesso al “banchetto” della filosofia e della scienza. Oggi l’italiano non sembra sufficientemente tutelato neanche in ambito accademico, se è vero che alcune università hanno istituito corsi di studio quasi interamente in inglese (es. Politecnico di Torino) al fine di attrarre studenti stranieri. L'utilità di tale scelta è posta in dubbio sia da altre esperienze in controtendenza (a Roma, ad esempio, esistono ben nove Università della Santa Sede, in cui la lingua ufficiale è l’italiano, con l’80% di studenti stranieri) che da ragionamenti di buon senso: se agli studenti stranieri - come ha sottolineato il prof. Sabatini - non si insegna anche l’italiano, anche in italiano, si perde l’occasione di ricavare un “ritorno” culturale ed economico dalle risorse investite, mantenendo quegli studenti collegati al nostro Paese.    

Tra l'altro, l'uso persistente ed esclusivo di una lingua veicolare rischia di isolare le èlite e dar luogo a un "nuovo medioevo". Gli scienziati del gruppo di via Panisperna conoscevano l'inglese e il tedesco ma tenevano le loro lezioni in italiano. Oggi sul mercato, tra l'altro, l'alto dirigente "monolingue inglese" non è competitivo. Interessante, a questo proposito, il recente volume di Maria Luisa Villa "L'inglese non basta". [Secondo Villa, l'uso di un inglese globalizzato, che unifica la comunità scientifica internazionale, produce benefici evidenti. Ma i futuri ricercatori, formati in inglese, non potranno a loro volta trasmettere le conoscenze acquisite se non in inglese; l'italiano rischia quindi di perdere la capacità di divulgazione scientifica, che è un requisito della democrazia. La soluzione non è la rinuncia all'insegnamento in inglese, ma la promozione dello studio in entrambe le lingue]. 

Silvia Ferreri (Università di Torino), ha presentato una relazione dal titolo “Il diritto come strumento di diffusione dell’italiano”, soffermandosi sulle peculiarità dell’italiano come lingua del diritto romano e sui termini/istituti esportati ed attualmente presenti in altre lingue. 

Nel suo intervento "L’italiano nella globalità: il punto di vista di un economista svizzero", Remigio Ratti (Università di Friburgo) ha ricordato la particolare esperienza degli italofoni in Svizzera (6,5%), paese quadrilingue dal 1848, in cui il federalismo ha impedito finora il predominio di una "lingua del potere" e dove tuttavia l’inglese si va affermando a danno delle lingue delle minoranze.

LE PROSPETTIVE PER IL FUTURO

La tavola rotonda è stata moderata da Nicoletta Maraschio, Presidente onoraria dell'Accademia della Crusca. 

Computer e traduzioniDonatella Bruni, traduttrice del Dipartimento italiano della Commissione europea, ha illustrato – cifre alla mano [cfr. link in calce a questo articolo] – l’enorme e misconosciuta attività dei traduttori dell’UE, che con il loro lavoro contribuiscono a costruire e legittimare le attività dell’Unione. La traduzione, infatti, è un atto di democrazia: favorisce la democraticità dei processi decisionali; permette ai cittadini di partecipare a tali processi nella propria lingua; agevola il dialogo con le istituzioni e tra le istituzioni, europee e nazionali, ed è garante della parità delle lingue di tutti gli Stati membri dell’Unione (multilinguismo).
La traduzione ha effetti immediati per i cittadini, nel senso che la legislazione – che nasce dalla penna di vari estensori che lavorano in una lingua "convenzionale" (che spesso non è la loro lingua materna) – è destinata ad approdare alla pubblicazione nelle 24 lingue ufficiali dell’Unione. Per arrivarci, attraversa un percorso in cui i traduttori hanno un ruolo centrale. La scelta di una lingua chiara, precisa dal punto di vista terminologico, corretta e adatta al pubblico a cui si rivolge, assume un’importanza fondamentale. Un testo opaco, confuso e ambiguo darà come risultato una traduzione altrettanto opaca e oscura, insomma un testo che piacerà agli "azzeccagarbugli", ma non ai cittadini. Il tema di una lingua istituzionale chiara, corretta e accessibile è, tra l'altro, particolarmente caro alla REI. 

Costanza Menzinger, Società Dante Alighieri, ha ricordato – dati alla mano – l’impegno e il ruolo della Dante Alighieri nella promozione della lingua e della cultura italiana in Europa.

Logo Università CapodistriaNatale Vadori (Università del Litorale, Capodistria) ha proposto un breve ma interessante excursus storico, dalla fine dell’età classica ad oggi, sul tema: "Le radici antiche e i nuovi semi della presenza dell'italiano nell'Europa centrale e orientale". 
"Scopo della REI – ha concluso Vadori – non è quello di promuovere la conoscenza dell’italiano ma quello di migliorare la comunicazione istituzionale in italiano. Tenendo sempre presente questo fine, è mia opinione che individuare modalità e forme di confronto e scambio d’informazioni con istituzioni e personalità di altri Paesi europei, potrebbe risultare molto proficuo per l’attività della REI, anche per evitare di impiegare anglicismi concettuali, prima ancora che lessicali. I rapporti antichi e però sempre nuovi tra l’Italia con i Paesi Illirici, Danubiani, Baltici, Sarmatici e Transcaucasici, nel nuovo contesto europeo sia unionale che paneuropeo possono dunque trovare nuova linfa nell’interesse reciproco. Credo però che da parte italiana ci dovrebbe essere finalmente maggiore attenzione verso quelle lingue e culture centro-orientali che da parte loro, invece, da secoli hanno imparato la strada per Roma."

Loredana Cornero (Segretaria generale Comunità radiotelevisiva italofona), ricordando la popolarità dello studio dell’italiano nel mondo, ha raccontato la molteplice e stimolante esperienza di Rai Education e della Comunità radiotelevisiva italofona.

Sul presente e sul futuro dell'italiano nei media radiotelevisivi europei, sono intervenuti Vincenzo Lo Cascio (Ital/Ned Foundation/Università di Amsterdam) che ha presentato una  piattaforma multilingue online - per ora in inglese/danese, ma adattabile all’italiano - e Jean-Luc EGGER (Cancelleria della Confederazione svizzera) che ha raccontato l’esperienza del gruppo di lavoro REI "Osservatorio dell'italiano istituzionale fuori dall'Italia".

Dante AlighieriIl prof. Sabatini ha tratto le conclusioni di una giornata densissima di contenuti, che ha confermato le energie, le competenze e le potenzialità della REI, una associazione ormai stabile, "istituzionale". Sono molti - ha osservato Sabatini – i segnali di presenza dell’italiano nel mondo, specie in Europa,  ma quel che manca è la capacità di usare il "caso italiano" nel quadro del multilinguismo, come "lingua minacciata", per coagulare alleanze. La vitalità di tante lingue, portatrici di ricchezze enormi, rischia di essere appiattita a discapito perfino della lingua che se avvantaggia. La società inglese, infatti, comincia ad avvertire il danno derivante dal non conoscere altre lingue. L'italiano, d’altra parte, dovrebbe ricercare maggior precisione, chiarezza, concisione, e la scuola dovrebbe allenare gli studenti italiani a questo esercizio.   

Cosa sono le Giornate REI

Occasione di incontro, presentazione dei lavori svolti e discussione, le Giornate REI sono aperte alla partecipazione di Reisti, ospiti istituzionali, operatori della comunicazione, della traduzione, dell’informazione, o semplicemente a chi voglia accostarsi ai temi proposti.

Le Giornate, che si svolgono in genere a Roma, Bruxelles o Lussemburgo, sono dedicate alla riflessione su un argomento centrale, dalla qualità dei testi normativi alle novità del Trattato di Lisbona, alle differenze di genere nell’italiano delle istituzioni.

Per saperne di più:

Messaggio di saluto del Presidente della Camera, on. Laura Boldrini

Programma dei lavori della XV Giornata REI [.pdf - 3,69 Kbyte]

Intervento di Donatella Bruni, DG Traduzione, Commissione europea [.pdf - 3,69 Kbyte]

Sito della REI - Rete per l'eccellenza dell'italiano istituzionale

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