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Una manovra europea

22 ottobre 2015

(articolo del Sottosegretario Gozi sull'Unità)

L'Italia scommette sulla crescita, sulla produzione e sulla giustizia fiscale e sociale. Scommettiamo su una nuova politica economica e una nuova idea di Paese. Perché abbiamo fiducia nell'Italia e negli italiani e perché siamo convinti di poter ambire a diventare la nuova storia di successo europea negli anni a venire.

È questo il senso profondo delle nostre scelte e della legge di stabilità inviata a Bruxelles. Scelte possibili grazie a una applicazione più intelligente, cioè più favorevole alla crescita e alle riforme, delle regole comuni. A chi in Italia scrive e dice che facciamo solo proclami e battaglie verbali con la Commissione europea, noi rispondiamo con scelte in netta discontinuità con i governi precedenti: scelte concrete che parlano a chi lavora, a chi produce ma anche a chi è in grave disagio sociale.

A chi a Bruxelles ci ricorda cosa è stato raccomandato all'Italia, ribadiamo che il percorso di semplificazione e riduzione fiscale è stato avviato già lo scorso anno, con il bonus di 80 euro e l'eliminazione della componente lavoro dell'Irap e proseguirà nei prossimi anni: decine di miliardi di tasse in meno su chi produce e lavora. A cui aggiungere poco più di 3 miliardi in meno per eliminare la tassa sulla casa, con vantaggi per l'edilizia e il mercato immobiliare. E tutto questo con un debito pubblico che finalmente comincia a scendere.

No, le tasse non sono un fine. E se diminuiscono è una buona notizia per tutti. Altro che dibattito su destra e sinistra: usiamo meglio il tempo della politica, perché ne abbiamo già perso troppo negli anni scorsi e non ne abbiamo più. Soprattutto, non ne ha più un paese che giustamente vuole riforme, che vuole poter tornare a fare impresa e ad assumere, che invoca un'amministrazione più snella ed efficiente, un fisco píù semplice e più giusto.

In attesa di rivedere in profondità alcune politiche europee, e di riformarne le istituzioni, flessibilità oggi significa tornare alla buona politica. Significa abbandonare lo logica tecnocratica delle regole a taglia unica, camice di forza in cui devono entrare realtà economiche e sociali diverse. E con essa, tornare al buon senso: cioè fare anche scelte diverse a seconda della diversità dei paesi, per raggiungere gli obiettivi comuni stabiliti insieme nella nostra Unione Europea.

Questo non vuol dire che in Europa dobbiamo fare tutti, sempre e contemporaneamente, la stessa cosa. Ma dobbiamo fare tutti la cosa giusta. E a volte, la cosa giusta cambia da paese e paese. E' questo il senso politico di quanto abbiamo ottenuto in Europa. È così che potremo rilanciare l'Italia e cambiare, anzi, "per" cambiare l'Europa.
Sandro Gozi

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