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Task force a Palazzo Chigi. Gozi: «Cambiare rotta sugli aiuti di Stato»

29 dicembre 2015

(intervista di QN al Sottosegretario Gozi)


Avanti sulla linea dura con Bruxelles: «Va ristabilito un rispetto pieno per l'Italia», rilancia il sottosegretario Sandro Gozi. «A partire dalle politiche per la concorrenza, che vanno cambiate». Per questo, a Palazzo Chigi, nel dipartimento Affari europei da lui guidato, nascerà una task farce che si occuperà di aiuti di Stato.

L'inasprimento dei toni suscita irritazione a Bruxelles...
«Noi proseguiamo su questa linea, indicata dal premier: serve un maggiore riconoscimento dei passi avanti fatti dall'Italia, un Paese che non è più parte del problema ma della soluzione al problema. Alla Francia, che condivide la nostra analisi sul da farsi, chiediamo segnali concreti».

I falchi rialzano la testa, la flessibilità chiesta è a rischio?
«La flessibilità per le spese di sicurezza non l'abbiamo chiesta noi per primi e, comunque, siamo titolati ad averla. I falchi sono sempre pronti a svolazzare ma l'Europa ha bisogno di dibattiti politici franchi, non credo che questo possa determinare ulteriori chiusure. La flessibilità dev'essere alla base di una nuova politica per la crescita,

L'Europa è schiava della dittatura dello zero virgola?
«Le catene sono state tolte, ma non si può negoziare ogni settimana, dobbiamo programmare le politiche di bilancio fino al 2018. Dopo i primi passi positivi siamo fermi: o si va avanti o si rischia l'involuzione, gli euroscettici e gli eurodelusi aumenteranno».

Dalle banche all'Ilva, il bilancio delle ultime decisioni europee per l'Italia segna rosso. Come si muoverà il governo?
«Innanzitutto, portando avanti un nuovo approccio alla politica per la concorrenza: 25 anni fa dovevamo garantire la concorrenza in un mercato europeo, oggi la competizione è globale e le regole europee vanno reinterpretate. Lo stesso strumento dell'aiuto di Stato non è solo distorsione del mercato, può servire a tutelare l'industria europea di fronte ai concorrenti asiatici o americani. Bisogna rivedere l'applicazione delle regole: meno rigida e più legata alla sostanza. L'Italia sta lavorando per svolgere un ruolo più incisivo anche su questo tema».

In che modo?
«Creeremo nel dipartimento Affari europei una direzione che si occuperà di aiuti di Stato. Le risorse saranno essenzialmente interne ma alcune competenze potrebbero arrivare da altre amministrazioni. Inoltre, nella Legge europea che il consiglio dei ministri discuterà a gennaio c'è un nuovo sistema di notifiche degli aiuti di Stato, che garantirà un maggiore coordinamento nel flusso d'informazioni tra Italia ed Ue e, quindi, la possibilità di tutelare i nostri interessi spiegando meglio quello che facciamo. Un pezzetto della politica per ridurre gli svantaggi competitivi delle nostre imprese».

Si punta ad ampliare il raggio delle possibilità di aiuto?
«Non tutti gli aiuti di Stato sono vietati, come quelli che favoriscono la coesione economica e sociale o salvaguardano l'ambiente. Lavoriamo per renderne l'applicazione meno rigida».

Il caso Ilva, appunto...
«A gennaio vedrò la commissaria Vestager, persona preparata e influente, con la quale c'è stima reciproca. Confido sul fatto che, a prescindere dall'apertura di un'indagine formale, alla fine si troverà una soluzione: il nostro approccio è quello della massima priorità al tema ambientale».

Se la risposta dell'Ue sui dossier aperti fosse negativa?
«C'è la volontà per una conclusione positiva. In caso contrario, cambieremo strategia e non faremo sconti».
Alessia Gozzi

Aiuti di Stato , Ilva
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