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«Scambi di informazioni sulle moschee l'UE può mediare tra sicurezza e privacy»

13 gennaio 2015

In due interviste, il Sottosegretario Gozi affronta oggi due temi di grande attualità: al Messaggero, parla dell'Europa di fronte alla minaccia dei terroristi e le misure da assumere per tutelare la sicurezza e la libertà; a MF - Milano Finanza, traccia invece un bilancio del Semestre di Presidenza italiana dell'UE.

In questa pagina, l'intervista al Messaggero. Per leggere l'intervista a MF - Milano Finanza, clicca qui.



 

(intervista del Messaggero al Sottosegretario Gozi)

«L'Europa è sinonimo di libertà per i nostri cittadini, e sull'esercizio della libertà non vogliamo arretrare di un millimetro. Ciò non toglie che occorrano più controlli e scambio d'informazioni fra le intelligence, per esempio sulle moschee».  Sandro Gozi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'Europa, è tornato da Parigi con la determinazione rafforzata su quanto e come l'Italia possa contribuire al «salto in avanti» reso più urgente dalla doppia strage di Charlie Hebdo e dell'ipermercato Kosher.

Ma in concreto, a parte i cortei, che cosa deve fare l'Europa?
«Portare a termine negoziati difficili su cui abbiamo molto lavorato in questi sei mesi di presidenza italiana, come lo scambio dati dei passeggeri sui voli e una maggiore cooperazione e integrazione
tra i servizi nazionali per fronteggiare terroristi che sono perfettamente integrati, globali, e che da tempo hanno superato le frontiere, sono diventati transnazionali».

Ancora più in concreto?
«Il nostro format di Comitato per la sicurezza che riunisce soggetti diversi può costituire un modello. Abbiamo molto da proporre, grazie alla nostra esperienza degli anni '70 contro il terrorismo e '80-'90 contro la mafia».

C'è però un problema di riservatezza, di privacy.
«Si possono studiare compromessi. Per esempio, se qualcuno dimostra di non essere pericoloso può chiedere di essere cancellato dalle liste. Tema fondamentale è il web, i terroristi hanno imparato a utilizzare la rete. L'Italia ha ottenuto in questi mesi verifiche regolari di rispetto dei diritti dentro i singoli Stati dell'Unione, adesso dobbiamo impegnarci ad avere rapporti forti tra di noi anche sul tema sicurezza. La cooperazione tra i giudici nelle indagini integrate è decisiva per un futuro migliore. E c'è il tema di nuovi controlli delle moschee, da inserire nello scambio di dati come parte della cooperazione tra intelligente».

Le moschee sono il regno del male?
«Rifiuto il concetto di musulmano moderato. Io conosco molti musulmani normali, poi ci sono questi pazzi terroristi che hanno per nemici, oltre all'Occidente, anche i musulmani. Loro sono un mostro che ci odia come odia i musulmani normali. Allo stesso modo respingo qualsiasi discorso ambiguo sulla terza via del tipo né con i terroristi, né con l'Occidente. Illudersi che il mostro voglia inghiottire solo l'Occidente è pericoloso».

Siamo di fronte a una guerra tra religioni?
«Non cadiamo in questa trappola, faremmo il gioco dei terroristi. Loro vogliono farci credere che ci sia una guerra tra musulmani e cristiani. No, c'è una guerra tra terroristi e donne e uomini liberi».

C'è stata minore sensibilità per la strage di ebrei a Parigi, rispetto a quella dei giornalisti? Molti ebrei stanno lasciando l'Europa.
«Qui c'è un problema politico profondo. L'Europa fu costruita sulle macerie di Auschwitz e oggi in conseguenza del terrorismo risorgono al suo interno muri e frontiere che hanno portato nella storia a tante guerre e devastazioni. Se questo dovesse far scappare gli europei di fede ebraica, ci troveremmo davanti a un fallimento storico della UE. A maggior ragione dobbiamo dare una risposta in termini di sicurezza e prendere molto sul serio i rischi di  antisemitismo come di razzismo, perché queste due cose sono l'altra faccia del terrorismo. Occorre la sicurezza dei diritti, ma anche il diritto alla sicurezza».

Quello che avviene in Europa è spesso l'emanazione di quanto succede sul campo di battaglia in Medio Oriente. La Difesa europea è utopia?
«Occorre superare la falsa distinzione tra sicurezza interna ed esterna. Bisogna dare risposte, anche ín termini di difesa, europee. L'Italia è il Paese che più di tutti si è espresso in questa direzione».

La violenza è anche frutto della crisi?
«Le cause della violenza, spesso, sono economiche e sociali. Per questo la risposta non può limitarsi alla difesa e all'intelligente. Dev'essere una risposta anche sociale ed economica, culturale. Non a caso subito dopo l'11 Settembre la Commissione europea presieduta da Romano Prodi ha puntato molto sul dialogo interculturale e religioso. Se gli europei che diventano terroristi strumentalizzano la religione, il problema è un problema di integrazione, di identità».
M.Ven.

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