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Pagamenti a orologeria

2 agosto 2014

(Intervista del Sottosegretario Sandro Gozi a Milano Finanza)


E' arrivata lo scorso giugno, come una doccia fredda, l'apertura della procedura d'infrazione Ue contro l'Italia per il mancato rispetto dei tempi di pagamento della pubblica amministrazione.

Una mossa davvero inattesa, perché la commissione che l'ha avviata era ormai agli sgoccioli e perché il governo stava lavorando sodo proprio sul problema della lentezza dei pagamenti e su quello dei debiti scaduti, mettendo in pista, con il decreto Irpef (66/2014), 9 miliardi in più per gli arretrati, un meccanismo di cessione dei crediti con intervento di Cassa Depositi e Prestiti, e procedure più rapide per la certificazione e il monitoraggio dei pagamenti.

Ormai la partita a Bruxelles è aperta ed entro il prossimo 19 agosto l'Italia dovrà inviare la sua risposta formale ai rilievi della Ue, ma il governo è convinto che le misure adottate siano sufficienti a mettere in regola in Paese con le richieste della Commissione, convincendola ad archiviare al più presto il dossier.

A spiegarlo è il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega agli Affari Europei, Sandro Gozi.

Domanda. Lei sta seguendo in prima persona in Europa la partita sui pagamenti della Pa, a che punto siamo?
Risposta. Siamo a buon punto. Ma prima di tutto vorrei dire che ho trovato, e continuo a trovare, eccessiva l'apertura di una procedura d'infrazione, era del tutto sufficiente il dialogo già avviato con gli Ue Pilot.

D. Perché tanto stupore?
R. Per diverse ragioni, ma due in particolare: innanzitutto l'impostazione politica del governo Renzi, che ha fatto del pagamento dei debiti della Pa una delle priorità del suo governo, da subito, fin dal suo discorso di insediamento in Parlamento. Ma anche per ragioni tecniche. Ancor prima che la procedura fosse aperta avevamo avviato azioni adatte a rispondere ai dubbi sollevati dall'Europa, sia per le preoccupazioni sulla perentorietà dei termini di pagamento, sia sull'attuazione della direttiva. Abbiamo avviato una serie di misure per fare in modo che in futuro non si ripresentino più i problemi del passato.

D. Sembra ottimista sul buon esito dell'infrazione...
R. La proceduta andrà a buon fine, ne sono convinto. Certo dipenderà da quanto riusciremo a essere dettagliati, pedagogici e convincenti nella nostra risposta, il fatto che l'iter possa fermarsi già a questo stadio o che il dialogo tra Italia e Commissione debba continuare ancora in una seconda fase. Sicuramente il governo ce la sta mettendo tutta, come dimostra anche il fortissimo impegno sugli arretrati, una problematica che non rientra nella procedura d'infrazione ma che è un tema fondamentale, perché è immorale far chiudere le aziende per crediti.

D. Cassa Depositi e Prestiti ha appena deliberato un plafond da 10 miliardi per velocizzare lo smaltimento degli arretrati, servirà?
R. È un passo molto importante, perché rappresenta uno sforzo in più, che si aggiunge ai fondi già stanziati dal governo, per circa 50 miliardi. È importante sottolineare che abbiamo messo in piedi un sistema con più opzioni, che grazie a un protocollo tra governo, amministrazioni, banche, associazioni di imprese, e Cdp appunto, permetterà alle aziende di cedere i loro crediti con la garanzia dello Stato. E una possibilità in più, non un obbligo, e sono convinto che aiuterà a smaltire tutti gli arretrati nei prossimi mesi.

D. Prevedete un'accelerazione con l'entrata in vigore del nuovo sistema?
R. Ci aspettiamo assolutamente un'accelerazione. Certo il meccanismo si basa sulla collaborazione di tutti.

D. Dunque su cosa si baserà la difesa dell'Italia davanti alla Commissione?
R. Innanzitutto spiegheremo quello che abbiamo fatto, a partire dalle novità legislative che meglio specificano la perentorietà dei termini di pagamento. Poi esporremo in maniera dettagliata il nuovo sistema di monitoraggio, tramite la piattaforma del Mef, cui sono già registrate 21 mila pubbliche amministrazioni e che dal 1 luglio può essere utilizzata dalle aziende. Sottolineeremo gli sforzi fatti e le risorse ulteriori messe a disposizione per lo smaltimento del pregresso, anche grazie al meccanismo di cessione dei crediti, e poi spingeremo sulla possibilità di compensazione con i debiti tributari, ricordando anche le sanzioni previste per le amministrazioni inadempienti.

D. Basterà?
R. È molto quello che abbiamo fatto e lo accompagneremo anche con una sorta di cronoprogramma che indicherà alla Ue le nostre previsioni per l'entrata a regime di tutto il sistema.

D.Quando dovrebbe accadere secondo i vostri progetti?
R. Io credo basteranno pochi mesi, ma è importante spiegarlo alla Commissione europea entro il 19 agosto, quando è attesa la nostra lettera di risposta. Perché poi Bruxelles avrà altri due mesi di tempo per valutare se le misure e il cronoprogramma sono sufficienti oppure no. Ma io sono fiducioso, l'atteggiamento che abbiamo trovato da dopo le elezioni europee è molto collaborativo.

D. Fiducioso di arrivare ai 30-60 giorni indicati dall'Europa come termine massimo per pagamenti?
R. Non so dire in quanti mesi tutto il meccanismo sarà totalmente a regime, ma sono certo che abbiamo risolto per il futuro il problema dei ritardi nei pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione.

D. Un altro cavallo di battaglia del governo è la richiesta di scomputare gli investimenti Ue dal debito, ai fini del patto di Stabilità. Avete già iniziato a parlarne a Bruxelles?
R. È una nostra priorità e la porremo in questi termini, partendo dalla necessità di ridurre la quota di cofinanziamento nazionale richiesta per i programmi europei, passando per una valutazione differenziata della spesa per il cofinanziamento, fino ad arrivare, ma questo richiederà un negoziato più ampio, al tema dello scomputo.

di Luisa Leone

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