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Gozi: "Scelte dettate dalla nuova recessione"

24 ottobre 2014

(intervista della Stampa al Sottosegretario Gozi)


Sottosegretario Gozi, alla fine la lettera della Commissione europea è  arrivata, e i toni sono tutt'altro che ultimativi. A Bruxelles l'aria cambia?
«La lettera è una richiesta di approfondimento, peraltro inviata ad altri Paesi. Io credo che nella legge di Stabilità ci siano già tutti gli elementi di risposta e di adattamento necessario. In ogni caso deve essere chiara una cosa: quello con Bruxelles sarà un chiarimento non solo aritmetico ma anzitutto politico e non meramente bilaterale».

Ieri il presidente uscente Barroso era polemico a proposito della pubblicazione della lettera. La decisione ha a che vedere con questa esigenza di "chiarezza"?
«La faccenda è semplice: l'agenda che si sono dati i capi di Stato a giugno diceva che occorre usare il massimo della flessibilità nel rispetto delle regole e di consolidamento fiscale favorevole alla crescita. Mi chiedo: quando parlavano di queste cose facevano sul serio o scherzavano? Essendo la crisi peggiorata, le scelte vanno adattate alla nuova situazione economica. Tutto qui».

Dunque che accadrà dopo la risposta dell'Italia? Non ci sarà la richiesta di far salire il deficit strutturale?
«Noi siamo convinti che la legge di Stabilità applichi le regole e sia coerente con il nuovo ciclo. Se poi - come ha detto il premier - si rendesse necessario correggere di uno o due miliardi una manovra che ne vale 36, non sarà un problema».

Il piano Juncker diventerà realtà o si tratta dei soliti carrarmati di cartone venduti nei vertici europei?
«Vengo da una riunione del Pse a Parigi nella quale è emersa la determinazione di tutti i leader perché stavolta il piano si attui davvero, con un impatto reale sull'economia europea. Non possiamo permetterci di dare etichette nuove a cose vecchie: entro dicembre avremo i dettagli. Non possiamo permetterci ritardi, perché questa per l'Europa è l'ultima chiamata».

La priorità delle priorità?
«Se parliamo di investimenti la priorità è costruire una politica europea dell'energia. La vicenda ucraina dimostra che dobbiamo svegliarci, e costruire un nuovo assetto che renda l'Europa più autonoma negli approvvigionamenti».
Alessandro Barbera

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