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Gozi: da Bruxelles parole inusuali con Mogherini niente di personale

19 gennaio 2016

(intervista de Il Mattino al Sottosegretario Gozi)


«Non esistono questioni di natura personale. Dico di più, non abbiamo alcun problema con i membri della Commissione europea. Vale per il presidente Jean-Claude Juncker o per l'alto commissario agli Affari esteri, Federica Mogherini». Sono giornate molto piene e complesse per il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi. Da un lato c'è un'agenda sempre più ampia per rispondere alle emergenze del momento (immigrazione, terrorismo, una ripresa che sta svanendo): cresciuto alla scuola di Romano Prodi, Gozi ieri era a Bruxelles per prendere parte al Consiglio Affari generali e preparare il prossimo Consiglio europeo che si preannuncia decisivo. E rispetto al secondo round Juncker-Renzi, Gozi dice: «Ci sono questioni che riguardano il futuro dell'Europa, non perdiamo tempo con i personalismi».

Sarà ma tra Roma e Bruxelles pare ormai scoppiata la guerra.
«Il governo italiano è l'interlocutore della Commissione che sta svolgendo un'azione unitaria a tutto campo, che considera la politica europea una grande priorità e si sforza per rafforzare il lavoro di squadra. Il comitato ministeriale per gli Affari europei si tiene ogni mese anche per individuare le priorità per il nostro Paese, c'è un lavoro continuo con i vari commissari, noi guardiamo però alle riforme per cambiare e migliorare l'Europa».

Allora come si spiegano le uscite di Juncker?
«Ma chiedetelo al presidente della Commissione. A me non interessano né i personalismi né questo aspetto della questione. Certo sono dichiarazioni inusuali, ma questi problemi si risolvono affrontando i nodi e le politiche che abbiamo posto sul tavolo per cambiare l'Europa».

Scusi allora se continuiamo sulla china del pettegolezzo: siete delusi dal comportamento troppo diplomatico di Federica Mogherini?
«Delusi? Che vuol dire "delusi?". Lo ripeto: vale per Federica quanto per il presidente Juncker: noi non abbiamo problemi personali con nessun rappresentante della Commissione. Laddove però ci sono delle differenze di posizioni politiche, noi abbiamo il dovere di fare valere le nostre ragioni. E lo si fa discutendo ai tavoli, trattando nelle sedi appropriate».

Non è che avete paura di non vedervi riconosciuta la clausola sugli investimenti. Temete la richiesta di una manovra bis?
Non ci sono le condizioni perchè avvenga questo. Come ha ricordato il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, sono le regole attuali a prevedere  un diverso calcolo del rapporto tra deficit/Pil seguite in base alla quantità degli investimenti fatti. E' stata la Commissione stessa a emanare una circolare nella quale si prevede di agevolare i Paesi che affrontano, anche dal punto di vista economico, le emergenze legate alla prima accoglienza dei migranti. Non chiediamo nulla, se non l'applicazione delle regole esistenti».

Ma Juncker e Renzi si sono sentiti, i loro sherpa stanno mediando?
«Il presidente della Commissione e il nostro premier si vedranno a Roma a fine febbraio. Non essendo una questione personale, la soluzione dei nodi non passa attraverso le telefonate. Poi se volete porla su questo piano, perdere tempo sulle questioni personali, non chiedete a me».

Quali sono allora i nodi tra l'Italia e la Ue?
I nodi sono generali e riguarda il modo nel quale la Ue deve affrontare la sfida della crescita, risolvere l'emergenza dell'immigrazione o del terrorismo, intervenire su quell'arco di instabilità che parte dal Medio Oriente e arriva a quelle regioni che lambiscono il Mediterraneo. Noi ci battiamo soltanto per cambiare l'Europa».

Parlando dell'emergenza rifugiati, cosa è stato deciso ieri al Consiglio degli Affari Generali?
«Stiamo lavorando su un'ambiziosa proposta della Commissione per creare una forza comune di perlustramento marina e terrestre. Una proposta in linea con quanto portato avanti durante il semestre europeo di presidenza italiana».

Proposta che non piace alla Germania, che invece guarda a una mini Schengen.
«Non mi risulta che da parte del governo di Berlino sia stata avanzata una simile posizione. Anche perché quello su cui si deve discutere non è ridurre l'area di libera circolazione, ma rafforzarla con controlli e sistemi di accoglienza ai rifugiati comuni.

Le accuse reciproche di Juncker a Renzi sembrano scaramucce rispetto alla guerra in atto tra il presidente della commissione e Angela Merkel, che spazia dall'energia alle banche. La commissione non le sembra bloccata?
«Non mi sembra. C'è un dibattito sulle regole e sulle politiche per cambiare l'Europa. L'Italia, per esempio, è favorevole a una piattaforma comune sulla questione dei rifugiati e crede che l'Unione bancaria debba essere completata con l'istituzione di una garanzia sui depositi».

Un'ultima curiosità: ieri al Consiglio degli Affari generali qualche suo collega le ha espresso solidarietà dopo l'attacco di Juncker.
«Credetemi, con gli argomenti delicati che avevamo sul tavolo, parlo di immigrazione o del referendum britannico sull'Europa, avevamo tutti cose più serie alle quali pensare».
Francesco Pacifico

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