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Gozi: a Bruxelles ha vinto Renzi «E ora rifacciamo Maastricht»

26 ottobre 2014

(intervista di QN al Sottosegretario Gozi)


Sandro Gozi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei, il risultato dello scontro Renzi-Commissione Ue 1 a 0?
«Sì, ha vinto Renzi. Stiamo cambiando l'impostazione della politica economica della Ue. La nostra battaglia era fondamentale per vincere il muro di un'Europa concentrata solo su rigore e austerità. Una battaglia vinta in due tempi. A giugno, la Ue si è impegnata a una nuova agenda che, nei prossimi cinque anni, si concentrerà sugli investimenti, la crescita e per creare nuovi posti di lavoro. Un impegno preso in comune da tutti i capi di Stato dell'Unione. In questi ultimi due giorni abbiamo giocato il secondo tempo».

Con quale intento?
«Renzi ha scosso il muro dell'ipocrisia e della burocrazia di Bruxelles, presentando una Legge di stabilità che ha messo al centro proprio la crescita. Una legge che non solo è compatibile con le regole europee e con un nuovo approccio alla flessibilità dei Trattati, ma che può favorire la crescita e gli investimenti proprio nel solco di quel piano Juncker di 300 miliardi che su nostra precisa richiesta e spinta l'intero Consiglio europeo (quello dei capi di Stato e di governo che si è appena concluso, ndr) ha deciso di sostenere».

A che prezzo, però? Basteranno i 3,4 miliardi previsti in Finanziaria?
«Abbiamo concordato con la commissione uscente presieduta da Barroso un'aggiustamento del rapporto deficit/Pil allo 0,3% dallo 0,1% previsto. Vedremo quanto impegnare della 'clausola di salvaguardia' messa nella Legge di stabilità (i 3,4 miliardi, ndr), ci sta lavorando il ministro dell'Economia Padoan. Entro domani risponderà alla lettera della Commissione, ma quella cifra non è più trattabile. Il punto politico è che la logica aritmetica di Bruxelles è stata sconfitta».

C'è stata triangolazione con altri Stati e i rigoristi della Commissione?
«Abbiamo discusso non con altri Stati, ma con la Commissione uscente (Barroso) ed entrante (Juncker). A Bruxelles hanno capito che l'Italia non scherzava. Renzi ha fatto quello che ha detto e i parametri rigidi e aritmetici in voga a Bruxelles sono stati battuti. Ma affinché il governo dell'Eurozona diventi davvero democratico i suoi leader devono poter prendere loro decisioni politiche senza farsi risucchiare da una deriva cripto-burocratica».

Finora avveniva questo?
«La governance democratica deve vincere sulle potenti burocrazie, le istituzioni dell'Unione devono lavorare più in sinergia e soprattutto il funzionamento dei vertici dei leader europei deve cambiare: servono meno dettagli tecnici e più scelte politiche vere».

Anche i trattati di Maastricht devono e possono cambiare? E come?
«Per l'intero semestre italiano siamo molto impegnati a migliorare il funzionamento della Ue con 'questi' trattati. Faremo delle proposte specifiche a dicembre, in particolare per rendere più efficace il lavoro legislativo e politico europeo. Al momento ci sono ancora resistenze a una revisione formale, anche limitata, dei trattati, per certi aspetti superati e inadeguati. Ma per una vera governance politica ed economica dell'euro all'altezza delle sfide è necessaria, e auspicabile, una revisione deitrattati nell'arco della nuova legislatura europea».
Ettore Maria Colombo

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