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Rassegna Stampa

Ministro Foti: "Il green deal non freni lo sviluppo economico: con l'eccessiva ideologia rischio desertificazione industriale"

(intervista del Giornale di Vicenza e Brescia Oggi al Ministro Tommaso Foti)

Il green deal e la sua applicabilità. Ma anche le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea sui dazi, i conflitti Russia-Ucraina e arabo-israeliano. Tommaso Foti, Ministro per gli Affari Europei, il Pnrr e le Politiche di coesione, parla a tutto campo a margine dell'inaugurazione del nuovo laminatoio da 220 milioni di euro del gruppo siderurgico bresciano Feralpi nello stabilimento di Riesa (Sassonia), Nord-Est della Germania. 

Ministro Foti, un colosso italiano dell'acciaio come Feralpi Group da più di 30 anni investe e continua a investire in Sassonia, nel cuore siderurgico d'Europa. Un bel segnale per l'industria italiana? 
Questa è la risposta di un'industria che guarda al futuro, che coniuga innovazione e rispetto dell'ambiente e che dimostra come la produzione di acciaio può essere realizzata con l'obiettivo legittimo del profitto ma tenendo come capisaldi la centralità della persona e la salvaguardia dell'ambiente. Questo evento è la dimostrazione della passione di un imprenditore come il presidente di Feralpi Group Giuseppe Pasini che ama la sua impresa e che qui investe saggiamente da più di 30 anni. Solo l'unione tra il cuore e la ragione permette di operare in modo ottimistico. Le maestranze non sono numeri, ma il cuore pulsante delle aziende. 

Gli imprenditori italiani sono preoccupati dalla piega ideologica che ha preso il green deal. Concorda? 
L'Europa sta vivendo un momento di dovuta riflessione che ci deve portare dove alcune scelte ideologiche non hanno permesso di andare. L'errore più grande è quello di pensare che l'Europa sia un giardinetto dove si sta bene e non si cura la sua anima nonchè la produzione industriale. 

Nel 1952 in ambito europeo nacque la Ceca, la comunità carbone e acciaio, che riunì attorno a un tavolo popoli che per anni e anni si erano fatti la guerra. 
Appunto: pensiamo alla visione di queste persone, che hanno agito per un bene superiore. L'energia è motore di autonomia e libertà. L'Europa non si può più permettere di non essere autonoma. Noi oggi non dobbiamo dire no al green deal, ma dobbiamo contrastare quelle ideologie che frenano lo sviluppo industriale. Si fa bene impresa se si coniuga la ricchezza dell'impresa e di ciò che la circonda. L'innovazione nasce dalla ricerca. L'Europa ha diminuito del 23 per cento le emissioni di Co2 ma competere in un mercato globale in cui stati come Cina e India aumentano ogni anno le loro emissioni, significa giocare una partita in un campo disequilibrato. L'Europa deve farsi carico di questo problema e trovare al più presto soluzioni effettive tra cui la diminuzione della burocrazia rinforzando l'unione politica tra gli Stati. 

Il nuovo laminatoio di Feralpi ha una caratteristica: la filosofia orientata alla sostenibilità ambientale. Una svolta nella produzione siderurgica a basso impatto climatico. É la strada da percorrere? 
Questa di Feralpi è la risposta di un'industria che guarda al futuro, che coniuga innovazione e rispetto dell'ambiente e che dimostra come la produzione di acciaio può essere realizzata con l'obiettivo legittimo del profitto ma tenendo come capisaldi la centralità della persona e la salvaguardia dell'ambiente. 

Di recente si è tornati a parlare di possibili tensioni tra Unione Europea e Stati Uniti, soprattutto in settori strategici come l'agroalimentare, l'automotive e, appunto, l'acciaio. L'Italia come intende muoversi senza compromettere i rapporti con lo storico alleato americano? 
Il confronto è l'unica strada possibile per evitare rotture traumatiche o situazioni che poi si riverberano a cascata su tutti i mercati. Sotto questo profilo la moratoria che è stata realizzata tra Stati Uniti e Cina dovrebbe rappresentare un momento di ottimismo sulla possibilità di concludere un accordo stabile tra Stati Uniti ed Europa, il cui legame risale alla storia dei popoli, soprattutto negli ultimi 80 anni. Al di là di quelli che possono essere gli scenari, una conclusione positiva non solo sia auspicabile ma realizzabile. 

Dunque, meglio una linea morbida e non una risposta forte agli Stati Uniti? 
Con le minacce non si va mai molto avanti. Anche analizzando i dossier uno per uno, a volte si vedono delle cose che nelle discussioni troppo accese non emergono. È vero che l'Europa ha una situazione di esportazioni superiore a quanto importa dagli Stati Uniti, ma se andiamo nel settore dei servizi, la bilancia si riequilibra. 

L'Europa appare spesso divisa sulle grandi questioni internazionali, soprattutto sui conflitti: Russia-Ucraina, Israele-Palestina. Che ruolo può giocare l'Italia nel definire una linea comune più incisiva? 
Per quanto riguarda l'Ucraina, l'Italia sta adottando una politica di fermezza. Evidente che occorra una pace giusta e duratura ma che non faccia venir meno una situazione di fatto: l'Ucraina è stata invasa, non ha invaso. Sotto questo profilo, l'auspicio è che, nel trattato e negli accordi di pace, questa situazione iniziale non sia derubricata. Per quanto riguarda il conflitto arabo-israeliano, il presidente Meloni sta lavorando molto anche con i Paesi moderati per suggerire quella che non deve essere una delle tante paci provvisorie che ci sono state in quella martoriata area, ma possibilmente un'intesa che porti a quell'obiettivo che tutti auspichiamo, quello dei due popoli in due Stati. 

Tornando al tema economico, l'imprenditoria italiana si fa valere anche all'estero. 
Legittimo patriottismo, oltretutto in un Paese fortemente legato al nostro sotto il profilo commerciale: l'interscambio tra Italia e Germania è di 160 miliardi di euro quando non va bene l'economia, ma se l'economia tirasse, e inizierà a tirare ancora, avremmo anche numeri decisamente superiori. Il presidente di Feralpi Group Giuseppe Pasini ha avuto la lungimiranza di arrivare qui nel 1992 e non avere fatto la politica di molti, ovvero «caccia, pesca e rapina»: da più di 30 anni investe saggiamente in Germania. E questo è un duplice successo dell'industria italiana: c'è Feralpi che investe 220 milioni per il nuovo laminatoio e crea 100 nuovi posti di lavoro in un'azienda che ha già 850 dipendenti; ma c'è anche la Danieli, altra grande azienda italiana produttrice del laminatoio. Come Governo siamo estremamente soddisfatti del fatto che una novità come questa, che rappresenta un'innovazione sotto il profilo tecnologico ed entrerà nella storia dell'acciaio italiano. E inoltre è avvenuta in Sassonia, un territorio da sempre centrale nella siderurgia europea. 

Ministro Foti, il costo dell'energia è un problema reale, e non da oggi, per le aziende, soprattutto per le energivore come le acciaierie. Il Governo italiano cosa sta chiedendo all'Europa su questo tema? 
Intanto l'Europa deve dirci cosa vuole fare. L'Italia è il Paese che paga di più l'energia anche per scelte nostre: tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, il nucleare italiano era un fiore all'occhiello rispetto al nucleare europeo e mondiale. Poi c'è stato un referendum nell'87, si sono chiuse le centrali nucleari che avevamo, si è pensato di poter prescindere da alcune fonti che non fossero quelle fossili, e abbiamo pagato l'andamento dei prezzi del fossile. Oggi come oggi la bussola per la competitività mette al primo punto una politica per l'energia europea con una diminuzione dei costi. Abbiamo il titolo del tema, attendiamo lo svolgimento. 

(intervista di Vincenzo Corbetta, Il Giornale di Vicenza/Brescia Oggi)