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"Europa: il crimine è l'Italia che restituisce il 60 per cento dei fondi per l'occupazione"

26 agosto 2014

(Intervista del Sottosegretario Sandro Gozi a Style Magazine, Corriere della Sera)


Dal suo sito personale: «Amo la musica, la corsa, lo squash e il calcio». Omette di specificare che è tifosissimo della Juve. Ma è comprensibile: Sandro Gozi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con deleghe agli Affari europei, 46 anni, una moglie (Emanuela) e due figli (Federica, di 11 anni, e Giulio, di otto), ha forti istinti diplomatici. Lunga esperienza a Bruxelles (prima con Romano Prodi, poi con José Manuel Barroso), quindi - nel Parlamento italiano - presidente del comitato Schengen e immigrazione e capogruppo Pd nella commissione Politiche Ue. Uno dei pochissimi politici italiani specializzato in questioni europee. Per una volta, forse, si può scrivere: l'uomo giusto, al posto giusto (infatti vi accorgerete che non parla in politichese).

La prima domanda che voglio farle è quella che, credo, le farebbero anche molti lettori: i parlamentari europei hanno una qualche funzione o sono lì solo a fare da contorno e a legittimare le decisioni prese da pochi, grandi leader politici?
I parlamentari europei sono i veri protagonisti delle decisioni dell'Ue. L'Europa determina le sue scelte attraverso il lavoro dei rappresentanti dei governi che sono nel Consiglio europeo e dei rappresentanti eletti che siedono nel Parlamento. Quello del Parlamento è, quindi, un ruolo centrale che richiede un altissimo senso di responsabilità...

C'è un sospetto che aleggia, alimentato da alcuni osservatori: il sospetto che la Comunità europea con le sue regole, i suoi paletti, in realtà stia frenando la nostra ripresa economica. Non sono pochi quelli che invocano l'uscita dall'euro.
Nel dibattito su come superare questa crisi economica non devono esserci tabù. L'euro non è un totem, se ne può anche fare a meno. Però all'Italia conviene mantenerlo, poiché i costi da pagare se rinunciassimo alla moneta unica sarebbero troppo elevati rispetto agli ipotetici vantaggi. Detto questo, e detto che, sì, è vero, le regole e le politiche europee di stabilità applicate nel pieno della tempesta finanziaria sono servite a mettere in sicurezza i mercati e le finanze pubbliche per venire fuori dalla crisi finanziaria, è chiaro che adesso certe regole vanno applicate mettendo al centro la grande priorità dell'Europa: la crescita, unica via per uscire dalla crisi economica e sociale.

Nomine ai vertici di Bruxelles. Caso Mogherini. Lei che giudizio fornisce anche pensando che un mese fa incontrò il parere sfavorevole di numerosi Paesi? Federica Mogherini è accusata di essere troppo giovane e inesperta...
Posso dirle che Federica Mogherini, nostro ministro degli Esteri, è stata a lungo l'unica candidata alla carica di Alto rappresentante e vicepresidente della Commissione europea. E che la sua figura e la sua competenza rispondevano anche alla forte richiesta di rinnovamento.

Colpisce un aspetto: Renzi, da subito, fissò l'obiettivo di rendere molto più flessibili i parametri europei in campo economico: perché, allora, questa ostinazione di avere Federica Mogherini, un ministro politico, invece che battersi per averne uno di carattere economico?
Perché riteniamo che l'applicazione più flessibile e favorevole alla crescita delle regole europee andasse trattata al più alto livello politico. Lo abbiamo fatto, ottenendo un risultato positivo: al Consiglio europeo di fine giugno, nell'Agenda Van Rompuy (presidente del Consiglio europeo, ndr), è stata chiaramente indicata la flessibilità dei parametri. Inoltre, sarebbe stato particolarmente difficile ottenere un commissario all'Economia e finanza mentre l'italiano Mario Draghi presiede quella che io considero una delle istituzioni più importanti al mondo, la Banca centrale europea.

Il Pd, nel quale lei milita, è fra i pochi partiti progressisti in Europa vincitori alle ultime elezioni europee. Un dato che ha conferito a Matteo Renzi autorevolezza e credibilità nel Parlamento di Bruxelles: di fatto, però, la sensazione sgradevole è che finora abbiamo incassato ben poco...
Innanzitutto l'Italia è veramente tornata al centro dei giochi, non solo come Paese che svolge i suoi «compiti a casa», ma come Paese che contribuisce alla costruzione di un nuovo orientamento politico in Europa. In secondo luogo, questo nuovo orientamento ha già portato dei risultati concreti. Per la prima volta la nuova legislatura è cominciata con un dibattito e un impegno del Consiglio europeo su Nuove priorità politiche da realizzare nei prossimi cinque anni e su queste abbiamo designato il nuovo presidente della Commissione. Questo metodo è stato proposto con successo dall'Italia ed è stato condiviso dagli altri Paesi membri. In terzo luogo, abbiamo anche detto che crescita, in ambito europeo, vuol dire darsi gli strumenti in grado di promuoverla. Ecco perché abbiamo chiesto e ottenuto, già nel documento di Herman Van Rompuy, che l'Ue sviluppasse un piano di investimenti pubblici per progetti comuni in settori che, secondo noi, dovrebbero essere i trasporti, l'agenda digitale, le comunicazioni e l'energia.

Immigrazione: è possibile uscire dalla solitudine operativa imposta da Mare Nostrum e sperare in un aiuto concreto da parte dell'Unione?
Si, l'aiuto concreto deve arrivare attraverso l'aumento delle risorse messe a disposizione dell'agenzia Frontex e l'impegno di altri governi a gestire insieme il Mediterraneo. È una questione di interesse comune: perciò ci aspettiamo un impegno operativo in termini di contributi alle operazioni di controllo e siamo pronti a discutere dei criteri, delle modalità e delle aree di intervento di Mare Nostrum, per facilitare l'entrata in scena di nuove operazioni sotto l'egida dell'agenzia Frontex.

Un'ultima domanda: alcuni dati ci dicono che l'Italia spende poco e male i fondi europei destinati all'occupazione; solo il 40 per cento di quelli a disposizione, il resto lo restituisce. È un lusso che un Paese come il nostro può continuare a permettersi?
Si tratta di un vero crimine, in un Paese in cui la crisi economica è forte e vi è una sofferenza sociale gravissima... Posso confermare che un miglior utilizzo dei fondi è una grande priorità del governo Renzi.
Fabrizio Roncone

nomine UE , immigrazione , mare nostrum , fondi europei , crescita
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