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Da Ventotene a Ventotene

19 agosto 2016

(articolo sull'Unità del Sottosegretario Sandro Gozi)

"Spinelli, attualmente confinato a Ventotene. Si può dire che quest'uomo sia l'unico elemento capace e completo che il partito comunista tenga in Italia. Si informa... richiamando l'attenzione sulle qualità che si attribuiscono al noto Spinelli, che deve essere attentamente vigilato». È quanto si legge nella nota della polizia politica fascista del 12 gennaio 1941. È in quel contesto, con l'Europa in quel momento dominata dalle forze nazifasciste, che venivano sognati gli Stati Uniti d'Europa e pensata l'Unione europea.
Non riusciremo mai a renderci conto del tutto di quanto coraggio, di quanta forza e lungimiranza abbia fatto prova Altiero Spinelli a pensare ciò che in quel momento era impensabile e a dedicare tutta una vita per realizzarlo.
Da Ventotene a Ventotene: è nello stesso luogo che Matteo Renzi, su sua iniziativa, riceverà François Hollande e Angela Merkel, in un momento di aggressioni e rabbia senza precedenti contro l'idea stessa di Europa e contro i valori su cui abbiamo fondato 70 anni di pace.
Aggressione violenta, di nazisti islamici che si scagliano contro di noi, contro le nostre famiglie, contro i nostri i figli, contro i valori della civiltà europea: libertà, eguaglianza, fratellanza. Aggressione politica, di estremisti anti europei di vario tipo, neo-nazisti dichiarati in alcuni casi, semplici ciarlatani in molti altri, che vogliono solo distruggere quanto abbiamo realizzato senza nessun progetto per il futuro.
Rabbia sociale, conseguenza del decennio perduto dell'austerità che ha portato disoccupazione, disillusione e tanta rabbia soprattutto tra giovani europei.
Ma se Spinelli ha potuto pensare e realizzare quanto sappiamo in quelle condizioni, per i nostri leader e per tutti noi deve per forza essere molto più semplice dare le risposte necessarie per uscire da questo status quo. Uscirne è urgente, perché lo status quo rischia giorno di più di avviare la disintegrazione europea. Mentre per vincere le sfide davanti a noi dobbiamo essere lungimiranti, e riavviare, su basi nuove e migliori, il processo politico d'integrazione europea.
Ciò è molto importante dopo la Brexit, ma in realtà sarebbe stato altrettanto necessario anche nel caso in cui i britannici avessero deciso di rimanere nella nostra Unione.
Per farlo, dobbiamo subito dare risposte politiche concrete, efficaci e rapide alle questioni più immediate e scottanti. L'economia continua a rallentare in tutta Europa: dobbiamo fare molto di più per stimolare la crescita continentale, rafforzando la strategia comune per gli investimenti, ben oltre l'attuale Piano Juncker, e promuovendo politiche nazionali espansive. I giovani sono sempre più delusi o, molto peggio, indifferenti ai destini europei.
Per troppi ventenni di oggi, l'Europa è stata solo un moltiplicatore di vincoli e di promesse mancate: dobbiamo tornare all'Europa che moltiplica le opportunità. Agire contro la disoccupazione giovanile, rafforzando programmi come la garanzia giovani e introducendo un sussidio europeo contro la disoccupazione. Rafforzare storie di successo europee, come il programma Erasmus. E offrire nuove opportunità di cittadinanza europea attiva, come il servizio civile europeo.
Ma i nostri cittadini chiedono anche più sicurezza e stabilità. E hanno perfettamente ragione. Dobbiamo sfruttare tutte le possibilità esistenti per approfondire la cooperazione per la sicurezza e la difesa tra coloro che ne hanno la capacità e la volontà, senza che nessun altro possa porre veti o blocchi. E rendere operativa il prima possibile la nuova polizia europea delle frontiere esterne.
Non è più tempo di esitare, ma di assumerci tutte le nostre responsabilità in quanto europei. Ed è proprio con questo senso di responsabilità che i leader di tre paesi storici Italia, Germania e Francia che sono anche le tre principali economie della zona euro, membri UE del G7, hanno deciso di dare una forte spinta politica all'Unione, indicando a Berlino un percorso che, da Ventotene, dovrà  passare da Bratislava, a metà settembre e portarci a Roma, dove nel marzo del prossimo anno dovremo dimostrare di avere almeno un po' di quel coraggio e di quella forza che dimostrò «quell'elemento... attentamente vigilato» al confino dalla polizia politica di Mussolini.
Senza risposte concrete e immediate, non saremo ascoltati, non avremo la credibilità necessaria per proporre un nuovo patto politico per l'Unione il prossimo anno. Ma senza rilanciare i valori fondamentali che ci hanno unito per 70 anni, senza proporre una nuova visione politica per l’Europa, qualsiasi risposta concreta rimarrebbe insufficiente. Ecco perché Ventotene rimane così importante per noi e per il nostro futuro.
Sandro Gozi 

brexit , Ventotene , Altiero Spinelli
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