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Così costruiremo una nuova Europa

10 aprile 2016

Sandro Gozi è Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri per le Politiche egli Affari Europei
Louis Grech è Vicepremier maltese e ministro Affari Europei
Danuta Hubner è Presidente della Commissione per gli Affari Costituzionali al Parlamento Europeo
Bert Koenders è Ministro degli Affari Esteri dei Paesi Bassi
Ivan Korcok è Sottosegretario degli Affari Esteri slovacco

I firmatari di questo articolo pubblicato su la Repubblica parteciperanno domani mattina, alla Camera dei Deputati, alla conferenza "Da Roma a Lisbona e oltre", che sarà aperta dalla Presidente della Camera Laura Boldrini e introdotta dal vicepresidente della Commissione Europea Frans Timmermans.


Caro direttore, negli ultimi sessant'anni d'integrazione abbiamo costruito un'Unione di libertà, opportunità e diritti fondamentali, avanzando dalla Comunità dei Sei all'Unione dei Ventotto. Ma oggi, l'Unione Europea affronta sfide molto difficili. L'emergenza migratoria, la minaccia terroristica, la bassa crescita sono le facce di una crisi che sta mettendo a dura prova l'Ue. Terreno fertile per l'ascesa di movimenti populisti in tutto il Continente. Occorre una risposta rapida e adeguata per ciascuna di queste sfide, e l'Ue e le sue Istituzioni devono agire con decisione e coraggio per affrontarle. Eppure, la gestione dell'emergenza è solo una parte del lavoro da compiere. L'Europa deve ritrovare un nuovo slancio politico. Ripensare la propria missione. E possibilmente riformare il proprio funzionamento.

Per prima cosa, occorre ritornare a parlare con i nostri cittadini. Spesso spaventati, talvolta perplessi, stanno progressivamente e pericolosamente perdendo fiducia e speranza nel cammino europeo. I cittadini percepiscono una mancanza di credibilità che sta mettendo a rischio la nostra casa comune e che spesso non è altro che il prodotto di una mancanza di azioni efficaci e tempestive. Non possiamo permetterci di dare l'impressione che l'Ue si limiti a fare vaghi discorsi e vertici fiume. Dobbiamo migliorare la nostra capacità di assumere decisioni tempestive e rafforzare la nostra capacità di attuale sia a livello europeo che a livello nazionale.

Ovviamente, dobbiamo gestire le questioni odierne, come la crisi dei rifugiati o il completamento del Mercato Unico, ma dobbiamo anche affrontare un'ampia gamma di problemi profondi come la povertà, la stagnazione economica, il cambiamento climatico. Anche su queste questioni occorre lavorare con un maggior senso di urgenza e riscoprire l'originaria ambizione politica della nostra Unione. L'Ue deve ritornare ad essere l'attore che esporta stabilità, piuttosto che importare instabilità.

Adesso, occorre saper guardare lontano e saper cogliere le sfide come opportunità di riforma. Ma, per un processo politico davvero ambizioso, dobbiamo prima mettere in chiaro quali sono gli interessi in gioco e le rispettive posizioni. Il confronto in tal senso è già iniziato. E stato lanciato lo scorso gennaio a Malta con il dibattito "Da Roma a Lisbona e Oltre - Il Vecchio Continente, i Giovani e il futuro del progetto europeo". Domani, 11 aprile, prosegue a Roma e nei prossimi mesi continuerà con iniziative simili in tutta Europa.

Siamo convinti che sia questa la strada giusta per preparare il Sessantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma, che verrà celebrato nel 2017. Non si tratta soltanto di una ricorrenza. Può essere un'opportunità per riconfermare e rinnovare il nostro impegno nel progetto europeo. Un'Unione Europea 3.0 richiede innanzitutto la semplificazione delle sue regole e dei suoi processi decisionali. Deve avere un'economia competitiva, promuovere maggiore occupazione e sfruttare appieno tutto il potenziale del Mercato Unico, che specialmente oggi vuol dire non solo mercato dei beni, ma anche dei servizi e del digitale.

Detto ciò, è del tutto fuorviante pensare che sia possibile ridisegnare completamente l'Ue. Occorre continuare a costruirla, un pezzo alla volta, partendo dalle fondamenta e dai principi posti negli ultimi sessant'anni. Dobbiamo mettere le carte in tavola: quando si tratta di discutere del nostro futuro non c'è spazio per tabù o preclusioni di principio. Che tipo di Unione vogliamo? Come possiamo rafforzare le politiche e le istituzioni europee?

Da Roma a Lisbona, e oltre. Dobbiamo continuare a discuterne nel corso del prossimo anno. E nel mentre, dobbiamo però mettere in pratica senza esitazione e collettivamente quanto abbiamo già deciso, in particolar modo nel campo della migrazione e della sicurezza. Dobbiamo coinvolgere i cittadini partendo dalle radici della società europea, facendo crescere una comunità che fronteggi le voci antieuropee e che rifugga le tentazioni del populismo e dell'estremismo. Questo genere di dibattito può essere la via migliore per gettare le basi per future decisioni politiche. Siamo convinti di possedere la capacità di guida, la visione e la flessibilità necessarie a far sì che l'ideale europeo possa superare con successo le sfide di questo tempo mantenendo tutta la sua validità. Si adatterà, cambierà forma e si evolverà, per forgiare un'Europa forte, dinamica e vibrante per i nostri giovani e per le generazioni future.


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L'articolo è uscito in versione inglese con il titolo "Towards building a new polity" su Times of Malta [.pdf 543 Kbyte] 

Roma 2017
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