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Rassegna Stampa

Ministro Foti: "Puntiamo a bloccare l'escalation, nessuno getti benzina sul fuoco"

(intervista della Stampa al Ministro Tommaso Foti)

Ministro Tommaso Foti, non coglie una differenza tra la posizione italiana sull'Iran e quella più cauta verso Israele dell'asse franco-tedesco e degli Usa? 
«Non vedo distanze, ma solo reazioni legittimamente articolate. Posizioni maturate davanti a uno scenario che se è vero che poteva essere temuto, non era stato previsto da nessuno. Di sicuro non con questa rapidità. Il mondo intero è stato colto di sorpresa, a prescindere dal fatto che Donald Trump si dice sia stato avvisato prima. L'importante è avere un obiettivo comune: trovare lo spazio utile per ricucire un dialogo. E l'Italia può avere un ruolo dato che sostiene con convinzione i negoziati tra Stati Uniti e Iran, e - non a caso - ha ospitato due tornate di colloqui sul nucleare. L'Iran per ora esclude ogni ipotesi di contatto ma a controffensiva terminata auspichiamo che incappi in una valutazione più lucida che suggerisca di non lasciar precipitare ulteriormente la situazione». 

Lei è il titolare per gli Affari Ue, anche la reazione immediata a questo conflitto evidenzia una certa marginalità diplomatica dell'Europa? 
«In un contesto segnato dalla sorpresa generale, inserirsi con efficacia non è semplice. Ci sarà un Consiglio europeo la prossima settimana, dove ci aspettiamo una linea più dettagliata. Intanto, come dimostra la telefonata di Meloni con von der Leyen, le triangolazioni sono continue. In questo momento serve lasciare che la diplomazia faccia il proprio corso, evitando dichiarazioni roboanti che rischiano solo di peggiorare il quadro». 

Si riferisce al centrosinistra? Schlein ieri ha rilanciato l'idea di un'Italia schiacciata sugli «umori alterni» di Trump. 
«Mi riferisco a chi non perde occasione per attaccare il governo, spesso in modo pregiudiziale. In un momento così delicato, Giorgia Meloni sta svolgendo un ruolo che richiede riservatezza. Ieri ha avuto contatti con i massimi leader internazionali: Trump, von der Leyen, il Cancelliere tedesco, i vertici del mondo arabo. Più di così è difficile fare. L'obiettivo è una de-escalation e nessuno può permettersi di gettare benzina sul fuoco». 

Oggi si apre il G7. Dopo lo stallo sull'Ucraina, la nuova crisi è quella che Trump proverà davvero a risolvere? 
«Trump aveva individuato due dossier centrali: il conflitto Russia-Ucraina e la questione iraniana. È innegabile. Ma per arrivare a soluzioni serve la disponibilità di tutte le parti. Finora la convergenza non c'è stata. Detto ciò, non significa che quegli obiettivi vadano abbandonati». 

C'è il rischio che Kiev resti fuori dal comunicato... 
«Vedremo, ma il fatto che un tema non compaia non implica che sia stato cancellato dall'agenda». 

I servizi sono in allerta per il rischio destabilizzazione. Il governo teme un'impennata di sbarchi dalla Libia? C'è un rischio attentati in Europa?
«Fare previsioni oggi è rischioso. Una settimana fa nessuno avrebbe dato per imminente l'attacco israeliano. Ora l'attenzione è massima e per il governo sono al lavoro i ministri dell'Interno, della Difesa, degli Esteri. Quanto alla Libia, è un'area ad alto rischio. L'instabilità crea le condizioni per nuovi flussi migratori. E un pericolo concreto, su cui teniamo alta la guardia. E sempre meglio prevenire e costruire le condizioni migliori per farlo, come con il Piano Mattei». 

Von der Leyen sarà a Roma la prossima settimana... 
«Sì, proprio per il Piano. La connessione con ciò che sta accadendo è innegabile. La strategia italiana è stata concepita come un ponte verso quelle aree. Portare tecnologie e creare opportunità significa dare alternative a chi, altrimenti, sarebbe costretto a emigrare. E una strategia con una valenza non solo economica, ma anche geopolitica». 

A proposito di Bruxelles: la Commissione chiede chiarimenti sul ricorso al Golden Power nell'operazione Unicredit-Bpm. L'Italia è arbitro o anche giocatore della partita? 
«Alle lettere si risponde come sempre, secondo la posizione del governo, che per il caso sarà illustrata dal ministro Giorgetti. E normale che arrivino richieste di chiarimento, e questa sarà valutata come tutte le altre». 

Lei è il titolare del Pnrr. L'Anac ha lanciato un allarme: la maggior parte degli affidamenti Pnrr è diretta o frazionata per esserlo. Salvini minimizza. Teme un problema corruzione? 
«Noi abbiamo un nucleo della Guardia di Finanza dentro il ministero che monitora e verifica ogni passaggio. E abbiamo tracciato tutto sulla piattaforma Regis. Sui 290mila progetti in corso, generalizzare è sbagliato. Gli eventuali casi critici sono una minoranza. Nessun allarme particolare ci è stato segnalato, ma restiamo vigili. E chiaro che non tutto è prevedibile, soprattutto sui progetti più piccoli. Ma gli anticorpi ci sono». 

Con la nomina di Sbarra a sottosegretario, Meloni ha rotto l'asse sindacati-sinistra? La maggioranza guarda al centro? 
«La maggioranza guarda con rispetto a tutte le realtà. La Cisl ha sempre avuto un ruolo importante, e Sbarra, lasciata la segreteria, può ora dare un contributo operativo, soprattutto su temi chiave come il Mezzogiorno. E una scelta utile e coerente». 

Regionali: il tempo corre. La legge sul terzo mandato si farà? E arriverà in tempo per il voto in Veneto? 
«Da membro del governo, non entro nelle tempistiche del Parlamento. Ma se una legge dovesse essere approvata, sarebbe opportuno che fosse applicata già a questo turno elettorale. Anche per evitare polemiche successive». 

(intervista di Francesco Malfetano, La Stampa)