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Rassegna Stampa

Ministro Foti: "Foto senza Giorgia? Non è una passerella, l'Italia è centrale"

(intervista del Corriere della Sera al Ministro Tommaso Foti)

Prima un pensiero per un Papa che «al di là delle diversità di opinioni che hanno suscitato alcune sue prese di posizione, ha dimostrato una forza e una potenza incredibili, anche nel far sentire uniti i popoli in quel suo essere solo e fortissimo nella San Pietro vuota dei giorni del Covid». Un Papa che tanto si è speso contro le guerre e che, ai suoi funerali, ha raccolto «segnali» di quella che potrebbe essere la strada verso la pace. Tommaso Foti, FdI, ministro per gli Affari Europei, la Coesione e il Pnrr, è fiero di come è stato onorato Francesco e di quello che «l'Italia, come Paese, ha saputo dimostrare al mondo: nei momenti difficili sappiamo dare il meglio». Come il meglio a suo giudizio lo ha dato Giorgia Meloni: «Non c'è bisogno di essere presenzialisti per essere centrali. La presidente del Consiglio è stata perfetta nel favorire il clima giusto per alcuni contatti che non sono stati solo formali, ma potranno produrre - speriamo - risultati. E lo ha fatto non mettendosi in mostra, perché non era il caso, l'occasione, il momento». 

Di questo si è tanto parlato. La foto simbolo dei funerali, politicamente parlando, è quella di Trump e Zelensky seduti nella basilica di San Pietro uno di fronte all'altro. Si è intravisto Macron, non la premier. 
«Ed era logico che non ci fosse. Non so se qualcuno ha pensato di poter avere un ruolo in quell'incontro, non certo lei, che ha evitato di organizzare confronti in un'occasione luttuosa come quella dei funerali del Santo Padre. Non sarebbe stato davvero il caso. Il suo ruolo è stato molto composto e molto partecipato». 

Quindi secondo lei Meloni non avrebbe potuto fare di più, sfruttando l'occasione di Roma, le due sedie con i due leader dovevano rimanere due?
«Certamente sì. Quella foto, che adesso si definisce storica, ha un senso importante perché segue le altre immagini andate in mondovisione dell'incontro, definiamolo acceso in modo diplomatico, alla Casa Bianca. Ripeto, sarebbe stato sconcertante se in questa occasione si fossero organizzati meeting o passerelle. C'è stata, com'è tipico per un Paese come l'Italia e come Giorgia Meloni sta facendo benissimo da due anni e mezzo, una intensa e importante attività diplomatica parallela. Quella foto così evocativa ha mostrato tutto un altro clima, di comprensione reciproca tra Trump e Zelensky». 

Quale è stato appunto il ruolo di Meloni e quale potrebbe essere? 
«Quello che svolge dall'inizio del suo mandato: il pragmatismo, il guardare alla realtà dei fatti per come sono e non come si vorrebbe fossero, il cercare di ottenere non il 100% delle proprie richieste che sono magari lontanissime da quelle della controparte, ma di avvicinare le posizioni. Questo ha fatto e questo continuerà a fare». 

C'era timore per come l'Italia avrebbe organizzato un evento come i funerali del Papa, con un numero altissimo di capi di Stato, di governo, di teste coronate in un momento storico molto delicato. Il suo bilancio? 
«Siamo stati straordinari. Dico tutti, chi aveva le maggiori responsabilità per la sicurezza, l'accoglienza - i ministri Piantedosi, Musumeci, ovviamente il nostro apparato dei servizi e le forze dell'ordine, i militari - ma anche tutta la rete del volontariato, che è tra le nostre eccellenze e alla quale spesso non diamo la giusta importanza. L'immagine dell'Italia in mondovisione è stata quella di un Paese che funziona, serio, efficiente. Quello che siamo, e che si dimostra soprattutto nei momenti difficili». 

È soddisfatto anche della gestione del 25 Aprile? L'invito alla 'sobrietà' aveva fatto molto discutere. 
«Sono state fatte polemiche inutili rispetto a una ovvia raccomandazione di sobrietà, che significava evitare atti violenti come a volte accade. Stavolta, a parte Milano e Torino, episodi che vanno condannati, direi che il 25 tutto si è svolto nel migliore dei modi. Come era logico attendersi. Sdegno invece per i post del post 25 Aprile con insulti vili e meschini alla senatrice Liliana Segre». 

(intervista di Paola Di Caro, Corriere della Sera)