"Il messaggio di Meloni è contro il protezionismo"
20 aprile 2025
(intervista del Corriere della Sera al Ministro Tommaso Foti)
«A tutti gli invidiosi che speravano in una scivolata, do una notizia: Giorgia Meloni è stata bravissima. Perfetta. Ha fatto il bene dell'Italia e può farlo per l'Occidente. Mi dispiace per chi, da Renzi a Conte, non sa cosa significhi anche esprimersi in fluente inglese da premier e conquistare stima e apprezzamento. Ma è andata così». È raggiante Tommaso Foti, come tutti i suoi colleghi di Fratelli d'Italia. In un passaggio delicatissimo della storia, con un quadro internazionale che definire confuso è poco, secondo il Ministro per gli Affari Europei, la Coesione e il PNRR, la premier «ha fatto il massimo e anche di più».
L'accoglienza di Trump è stata ottima, la vicinanza è evidente: ma, paradossalmente, non sarà troppo? L'Italia, come dicono dall'opposizione, non ha più concesso che avuto?
«Io non so se chi dice queste cose lo fa lucidamente o dopo abbondanti libagioni...».
Spieghi l'obiezione.
«Primo, quando si dice che l'Italia ha "concesso" investimenti miliardari. Ma che significa? Ci sono grandi aziende che evidentemente hanno voglia di investire in Usa perché lo ritengono utile. Restano italiane e porteranno benefici a tutti. Non si parla certo di delocalizzazione, ma appunto di investimenti produttivi. Per il resto, Meloni ha parlato di equilibrio nei rapporti commerciali tra Ue e Usa, cosa c'è di male? Se a qualcuno non piace significa che strizza l'occhio a qualcun altro, ma sono affari suoi».
Cioè la Cina? L'Italia sta rafforzando la Via del Cotone con l'India, operazione che piace anche agli Stati Uniti per indebolire Pechino?
«Noi siamo il quarto Paese esportatore del mondo, è giusto e doveroso che si vadano a conoscere, esplorare, possibilmente conquistare mercati enormi. Un capo di governo questo deve fare per il suo Paese, e questo Meloni sta facendo: India, Mercosur, Stati arabi come l'Oman, ci sono mercati importantissimi davanti a noi».
Ma in cambio l'Italia dal rapporto con gli Usa cosa riceve, oltre ai complimenti?
«Avere un rapporto privilegiato tra due Paesi, facilitato anche dalla comune visione politica - ma ricordo che anche con Biden la premier aveva buoni rapporti - rafforza l'Italia. Poi non stiamo parlando di un Paese padrone e un Paese servo».
Che intende?
«Vorrei far notare la cosa forse più importante pronunciata da Giorgia Meloni: con immagine felicissima ha detto a Trump che l'obiettivo comune deve essere "far grande l'Occidente". Ovvero non solo gli Usa, ma quel mondo che si riconosce in un'area di valori di libertà e democrazia, di potenza economica formidabile, di enormi capacità tecniche e di innovazione, che l'America non può pensare di rappresentare da sola. Il sottotesto è chiaro: gli Usa non si chiudano nel protezionismo. È un messaggio fortissimo, quasi sfidante. E il punto, partita, incontro».
Però ancora non si ha idea di come finirà la questione dazi. Cosa ha portato a casa Meloni?
«Ma non è andata a Washington per trattare sui dazi, come tutti sanno trattare per l'Europa è un compito dell'Europa. Lei è andata come capo del governo italiano, che può facilitare i rapporti. E se non andava perché non andava, ora che è andata perché è andata... Fare polemica anche su questo è surreale».
La prossima tappa sarà l'incontro con Trump a Roma. C'è chi sostiene che sarebbe meglio farlo a Bruxelles, se è una trattativa tra Europa e Usa.
«Ma sbaglio o l'Europa nasce con i Trattati di Roma? Ci sarà un motivo per cui non si chiamano trattati di Bruxelles... In ogni caso, Trump verrà in Italia ed è una visita importante per il nostro Paese, poi se vogliono fare i colloqui a Bruxelles mandino un invito alla Casa Bianca, vedremo che rispondono gli Usa».
Meloni ha assicurato che saliranno le spese militari: come le finanzieremo?
«Arrivare al 2% del Pil è un impegno che è stato preso e confermato da molti premier prima di lei. Lo faremo, senza drammi. Anche conteggiando le spese che stiamo già sostenendo, come per le missioni nel mondo. Non è questione di escludere o meno dal patto di Stabilità, perché sempre soldi che dovremo ridare sono. Ma troveremo la quadra».
Su un punto sembrano ancora lontane le posizioni di Meloni e Trump: la premier ha detto di considerare la Russia l'aggressore.
«E questo conferma che è una persona con la schiena diritta. Da quando eravamo all'opposizione abbiamo sempre avuto una e una sola posizione, a difesa dell'Ucraina. Non abbiamo fatto giravolte come Conte e Schlein. Siamo per una pace giusta in Ucraina e perché Usa e Europa, insieme, aiutino i Paesi coinvolti a raggiungerla».
(intervista di Paola Di Caro, Corriere della Sera)