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Audizione del Ministro Vincenzo Amendola sugli esiti del Consiglio europeo del 17-18 ottobre 2019

14 novembre 2019

Audizione del Ministro Vincenzo Amendola sugli esiti del Consiglio Europeo del 17-18 ottobre 2019, presso le Commissioni riunite Affari Europei ed Affari Esteri di Camera e Senato.

Roma, 14 novembre 2019

Grazie Presidente, buongiorno Onorevoli Senatori e Onorevoli Deputati.

La tempistica di questa audizione ci consente di riferire sugli esiti del Consiglio europeo del 17-18 ottobre scorso, ma anche di guardare già al lavoro per preparare il Consiglio europeo di dicembre.

Su Brexit, questa settimana ho incontrato Capo negoziatore dell’Unione Europea, Michel Barnier, che è stato anche audito alla Camera. L’ho ringraziato per il lavoro svolto ed espresso il sostegno italiano per il negoziato sulle future relazioni da concludere entro il 31 dicembre 2020.

Il Consiglio europeo del 17 ottobre scorso ha approvato l'accordo raggiunto da Michel Barnier e dal Governo del Primo Ministro Johnson.

L’intesa è largamente basata sull'accordo che già era stato concluso con il Governo precedente, con modifiche che riguardano il Protocollo sull'Irlanda e l'Irlanda del Nord, in precedenza conosciuto come "backstop". Il compromesso trovato, in particolare sulle questioni doganali, consentirà di evitare i controlli alle frontiere tra l'Irlanda e l'Irlanda del Nord, garantendo allo stesso tempo l'integrità del mercato unico.

L’accordo concluso è di fondamentale importanza perché garantisce una Brexit ordinata nell'interesse di cittadini e imprese: un risultato che tutela i diritti dei circa 700.000 connazionali che vivono nel Regno Unito e le tantissime aziende italiane che commerciano con il Regno Unito, garantendoci un surplus commerciale di oltre 11 miliardi di euro.

Sui futuri rapporti tra l’UE e il Regno Unito, i Capi di Stato e di Governo hanno preso atto della volontà, formalizzata nella Dichiarazione politica emendata, di impostare il futuro partenariato economico sotto forma di un Accordo di libero scambio.

È stata condivisa l’ambizione di impostare un accordo commerciale che non preveda tariffe e restrizioni quantitative a patto che siano rispettate ed accettate da parte di Londra le disposizioni a tutela della parità di condizioni nei settori strategici della concorrenza, degli aiuti di Stato, della fiscalità, dell'ambiente, dell'occupazione e degli aspetti sociali. Come mi ha riferito Barnier l’altro ieri, l’accordo commerciale post-Brexit sarà zero tariffe, zero quote e zero dumping.

Il dossier Brexit procede con il consueto intreccio indissolubile tra negoziato europeo e politica interna britannica.
Come sapete, il 28 ottobre c’è stata la decisione dell’Unione europea di prorogare, su richiesta del Regno Unito, il termine fissato per la Brexit dal 31 ottobre 2019 al 31 gennaio 2020 e il Regno Unito andrà ad elezioni anticipate il prossimo 12 dicembre.

La proroga è stata concessa a determinate condizioni tra cui: la richiesta ai britannici di nominare un Commissario europeo, il rispetto del principio di leale cooperazione, la “blindatura” dell’accordo di recesso che non sarà più riaperto.

Nel frattempo, in linea con quanto indicato nelle Conclusioni adottate dal Consiglio europeo il 17 ottobre scorso, le procedure interne dell’UE di ratifica dell'Accordo di recesso stanno procedendo regolarmente. Aspettiamo che i britannici facciano altrettanto entro la data di uscita, ma vi sono ancora incognite legate all'esito della competizione elettorale.

In questo quadro, nell'UE e in Italia dobbiamo restare pronti a fronteggiare ogni scenario. Parlamento e Governo hanno già messo in sicurezza il Paese adottando un decreto-legge Brexit, il n. 22 del 25 marzo 2019 (convertito con Legge n. 41 del 20 maggio 2019). Sono stati predisposti anche vari piani operativi su dogane, assistenza alle imprese, servizi finanziari e diritti dei cittadini, coordinati da una task force istituita a Palazzo Chigi.

ALLARGAMENTO

Il Consiglio europeo di ottobre ha mostrato una forte unità degli Stati membri sulla Brexit, ma non si può dire lo stesso sul dossier dell’allargamento, su cui permangono divisioni e una persistente incapacità di far prevalere l'interesse comune e una visione di lungo periodo.

La Commissione europea aveva adottato una raccomandazione molto chiara in cui consigliava l’avvio dei negoziati di adesione per Albania e Macedonia del Nord, con il sostegno di una larghissima maggioranza di Stati membri. Purtroppo, al Consiglio europeo di ottobre non è stato possibile raggiungere l’unanimità richiesta, essenzialmente per il veto posto dalla Francia.

Per l’Italia si tratta di un errore storico perché l’ennesimo rinvio rischia di avere conseguenze negative sulla stabilità e la prospettiva europea di tutti i Balcani Occidentali.
Questo infatti non è stato un rinvio come gli altri, perché è avvenuto dopo sforzi significativi fatti dagli Stati membri candidati e, in particolare, ricordo il percorso fatto dalla Macedonia del Nord. Subito dopo il Consiglio europeo di ottobre, il Presidente Conte ha incontrato a Roma i Primi Ministri nord-macedone Zaev e albanese Rama, rispettivamente il 29 e 31 ottobre scorso.

Ci siamo già attivati per riportare il dossier all'attenzione del Consiglio Affari Generali della prossima settimana e per ribadire la nostra posizione favorevole all'apertura dei negoziati con Albania e Macedonia del Nord, senza "decoupling" tra i due Paesi. Una posizione, peraltro, echeggiata dal Presidente Juncker, pur rilevando un diverso grado di maturità tra Skopje e Tirana.

QUADRO FINANZIARIO PLURIENNALE 2021-2027

Il Consiglio europeo ha poi svolto un approfondito dibattito sul Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) per i prossimi sette anni.

Per avviare la programmazione finanziaria nei tempi dovuti sarebbe necessario trovare un’intesa entro il Consiglio europeo di dicembre. Un obiettivo non facile perché la nuova Commissione europea, come sapete, inizierà a lavorare più tardi del previsto, per i noti rallentamenti dovuti alla nomina dei tre Commissari di Ungheria, Romania e Francia che a suo tempo non avevano superato la valutazione del Parlamento UE.

Ne abbiamo discusso anche a Praga la settimana scorsa, al Summit "Amici della Coesione", dove erano presenti dieci Capi di Governo. Vi dirò subito che non ci è piaciuto il documento sullo stato dell’arte presentato dalla Presidenza finlandese, perché prevede un livello di ambizione inferiore alle attese e che, riteniamo, non riflette gli obiettivi e le posizioni della maggioranza degli Stati membri.

In questa fase negoziale, si tratta di trovare un equilibrio tra la posizione dei c.d. "Paesi frugali" (allocazioni complessive 1% del RNL) e la proposta del Parlamento europeo (livello complessivo allocazione 1,3% del RNL).

L’originaria proposta della Commissione prevedeva una nuova ripartizione delle risorse, equilibrata tra politiche tradizionali e nuove priorità, una serie di innovazioni mirate ad accrescere la flessibilità del QFP e prefigurava nuove risorse proprie attraverso le quali veniva alimentato il bilancio; inoltre, era stata fissata una revisione intermedia del QFP stesso entro la fine del 2023, in analogia a quanto avvenuto nell'attuale ciclo di programmazione.

Le posizioni degli Stati membri sono ancora distanti anche se iniziano ad intravedersi le possibili linee di compromesso sui punti più controversi.

L’Italia continua a lavorare per rivedere in meglio alcuni criteri (convergenza esterna per la PAC, prosperità relativa per la Coesione); sulla modifica di alcune condizionalità (come quella macroeconomica e per un miglioramento di quella sullo Stato di Diritto); e per arrivare a definire un QFP dotato di risorse adeguate per affrontare le grandi questioni, come quella migratoria, ma anche di un buon grado di flessibilità a fronte di nuove sfide che dovessero presentarsi.

Venendo allo specifico tema delle risorse proprie, la posizione negoziale italiana è chiara: è essenziale il mantenimento della risorsa IVA e favorire quelle risorse proprie che possano contribuire non solo ad allentare la dipendenza del QFP dai contributi degli Stati membri, ma che contribuiscano a promuovere le priorità politiche dell’Unione, quali il miglior funzionamento del mercato interno e la progressiva armonizzazione del quadro fiscale in chiave anti-elusione e anti-dumping.

In particolare, faccio riferimento alla base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società (CCCTB), alla tassa sulle transazioni finanziarie (FTT) ed alla web tax che, integrando i trasferimenti di risorse dai bilanci nazionali, permetterebbero di reperire risorse da quei soggetti (come le grandi imprese multinazionali) che finora hanno tratto vantaggio dal mercato unico senza partecipare (o partecipando molto poco) ai relativi costi.

Il Consiglio europeo di ottobre ha quindi invitato la Presidenza finlandese, alla luce delle discussioni avute, a presentare uno schema di negoziato completo di cifre prima del Consiglio europeo del dicembre 2019.

ALTRI TEMI DELL’AGENDA

Insieme alla Presidente-eletta Ursula von der Leyen, i Capi di Stato e di Governo hanno discusso le priorità della nuova Agenda strategica.

L’obiettivo principale è quello di fare dell’Europa un continente all'avanguardia nella lotta ai cambiamenti climatici, assicurando una transizione socialmente giusta, verso un'economia verde. In termini concreti, significa avviare una radicale trasformazione della nostra economia, rendendo l’attuale sistema produttivo più compatibile con l’ambiente, creando al contempo posti di lavoro.

Sul nuovo ciclo istituzionale, è importante che la nuova Commissione europea inizi a lavorare il prima possibile. Se andranno bene le audizioni dei nuovi candidati ungherese, francese e romeno, il voto finale del Parlamento europeo è previsto il prossimo 27 novembre e la Commissione potrebbe entrare in vigore il 1 dicembre 2020. Bisogna poi affrontare l’incognita del Commissario britannico e capire se dopo le elezioni il Regno Unito ratificherà l’accordo di recesso oppure procederà a nominare un proprio Commissario in attesa di definire un percorso diverso verso la Brexit.

In tema di cambiamenti climatici, il Consiglio europeo ha adottato Conclusioni che confermano la determinazione dell'UE a guidare una transizione verde giusta, anche dal punto di vista sociale, nell'attuazione dell'Accordo di Parigi, in coerenza con le Conclusioni già adottate lo scorso giugno.

È stata confermato da tutti i leader europei pieno sostegno alle priorità della COP25. La tematica sarà nuovamente affrontata al Consiglio europeo di dicembre, chiamato a finalizzare orientamenti su una strategia di lungo termine.

Sulla Turchia, a seguito alle conclusioni del Consiglio Affari Esteri del 14 ottobre scorso a cui ha partecipato il ministro Di Maio, diversi Stati membri tra cui l’Italia, hanno preso iniziative sul rilascio delle licenze di esportazione di armi alla Turchia.
Il Consiglio europeo ha condannato l'azione militare unilaterale della Turchia nel Nord-est della Siria, perché si tratta di una violazione del diritto internazionale umanitario.

I Capi di Stato e di Governo hanno ribadito l’impegno dell’Unione europea ad affrontare in maniera efficace la grave crisi umanitaria e dei rifugiati, anche sostenendo gli Stati membri che sono confrontati alle sfide più ardue in termini di flussi migratori nel Mediterraneo orientale, come la Grecia.

Del tema Turchia è tornato ad occuparsi l’ultimo Consiglio Affari Esteri dell’11 novembre scorso. In quella occasione, è stato ribadito l’impegno a bloccare le esportazioni di armi alla Turchia e si è preso atto dell'adozione del quadro in materia di sanzioni in risposta alle attività di trivellazione illegali condotte dalla Turchia nel Mediterraneo orientale.

Onorevoli Senatori e Onorevoli Deputati,
questi sono i principali risultati del Consiglio europeo del 17-18 ottobre.

Concludendo, richiamo i temi principali oggetto di discussione tra i leader e, in linea con le risoluzioni adottate lo scorso 16 ottobre da Camera e Senato, ribadisco che da parte italiana:

  • su Brexit, si è lavorato per assicurare un’uscita ordinata a tutela di cittadini e imprese, sostenendo un accordo che garantisca l’integrità del mercato interno trovando una soluzione alla questione del confine irlandese;
  • sul Quadro Finanziario Pluriennale sono state ribadite le nostre posizioni e le nostre linee rosse; nelle prossime settimane, in vista del Consiglio europeo di dicembre, continueremo a lavorare per un risultato ambizioso e con tempi che consentano un tempestivo avvio della programmazione;
  • sui cambiamenti climatici, si è sostenuta l’adozione di Conclusioni che confermassero la necessità di intensificare l’azione per il clima da parte dell'UE e a livello globale;
  • e infine, sulla situazione nel nord-est della Siria, sia al CAE che al Consiglio europeo si è lavorato sul blocco del rilascio delle licenze di esportazione di armi verso la Turchia, richiamando Ankara a cessare la sua azione militare, a ritirare le sue forze e a rispettare il diritto internazionale umanitario. 

Vi ringrazio.

Quadro finanziario pluriennale , Brexit , Green Deal
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