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Comunicare l' Europa nelle scuole

Gozo

22 giugno 2010

Il Dipartimento per l'informazione (DOI) del governo maltese - diretto da Martin Bugelli - ha ospitato presso l'isola di Gozo la sessione plenaria di primavera del Club di Venezia, preceduta da un workshop sulla public diplomacy.

La sessione plenaria (2-3 giugno)

Nella riunione, cui hanno partecipato oltre 40 delegati, si è discusso di questioni cruciali per la comunicazione istituzionale europea, tra cui il ruolo del giornalismo e dei nuovi media, la cooperazione interistituzionale, la comunicazione sull'UE nelle scuole.

Quest'ultimo tema è da tempo al centro dell'attenzione del Club, che ritiene i giovani un target fondamentale dell'azione dei "comunicatori istituzionali europei".

Per l'Italia è intervenuta Anna Maria Villa, direttore dell'Ufficio per la cittadinanza europea del Dipartimento per le politiche comunitarie, che ha illustrato le attività di formazione promosse o realizzate dal Dipartimento, quali l'Agenda per gli insegnanti, la piattaforma di e-learning "Smart students", il Master per "Esperto in finanziamenti europei", le Lezioni d'Europa, ecc.

In particolare, è stato presentato "Europa=Noi", progetto del Dipartimento per studenti dai 7 ai 13 anni. Obiettivi dell'iniziativa: informare e sensibilizzare gli alunni sulla storia, le tradizioni, i valori e l’attualità dell’UE; approfondire il tema della cittadinanza attiva; far conoscere ai ragazzi, e alle loro famiglie, le grandi opportunità offerte dall'UE per il loro futuro. 

Il duplice percorso multimediale è stato finora proposto con successo - prevalentemente a gruppi di insegnanti della scuola dell'obbligo - in numerose città italiane (Catanzaro, Genova, Palermo, Bologna, Napoli, Perugia, Pisa) e si continuerà a promuoverlo in tutto il territorio nazionale.   

Sulle nuove tendenze nell'ambito del giornalismo, è intervenuto il danese Morten Løkkegaard, Vice presidente della Commissione cultura del Parlamento europeo, relatore di un progetto di relazione intitolato "Giornalismo e nuovi media: creare una sfera pubblica in Europa". I new media permettono di rivolgersi direttamente ai cittadini e inducono un diverso approccio della politica. Per molti parlamentari europei la trasformazione è già in atto: Løkkegaard, ad esempio, conta 5mila amici su Facebook, utilizza Twitter, ha creato una propria stazione televisiva. Il 50 per cento del suo lavoro è comunicare. E' fondamentale, quindi, che i politici ricevano una formazione in comunicazione, un campo nel quale occorrono abilità che non si improvvisano. A partire dal fatto che la comunicazione sull'UE sta perdendo peso e visibilità, Løkkegaard ha proposto la costituzione - a Bruxelles - di una task force di giornalisti indipendenti che lavorino per le istituzioni europee, idea che ha suscitato opinioni contrastanti.

Stephen Clark, responsabile della comunicazione web del Parlamento europeo, ha fatto il punto sull'impiego dei social network da parte del PE, giungendo alla conclusione che utilizzare i media sociali è possibile (anche per i funzionari pubblici) e funziona, perché si riescono a raggiungere molti nuovi destinatari. 
Quanto alle regole deontologiche, valgono principi vecchi e nuovi: a) essere informali; b) essere preparati all'errore; c) accettare di perdere il controllo; d) comportarsi in modo umano ma, sempre, professionale; e) mantenere saldi i valori di fondo. 
Il Parlamento europeo è l'istituzione UE più presente nel mondo dei social network, con oltre 70mila fan su Facebook. In questo senso, secondo Clark, è stata molto positiva l'esperienza della campagna online per le elezioni europee. La piattaforma su Flickr creata in quell'occasione, infatti, è stata mantenuta con successo. 
E' vero, quindi, che per le istituzioni pubbliche non è facile superare gli ostacoli della burocrazia, tuttavia osare è possibile. E se si offre un servizio professionale, i cittadini si fidano e si ottengono risultati premianti. 

In tema di cooperazione interistituzionale, Lieve Fransen (Commissione europea, DG COMM) ha tentato un bilancio dei "partenariati di gestione", esistenti al momento tra Commissione, Parlamento europeo e 16 Stati membri, tra cui l'Italia. Altri quattro sono in preparazione (con Estonia, Slovacchia, Cipro, Romania) mentre con Irlanda e Repubblica ceca sono stati stipulati "partenariati strategici". Gli Stati con cui finora non sono stati siglati accordi di partenariato sono Bulgaria, Danimarca, Paesi Bassi, Lussemburgo, Regno Unito. Nel complesso, tali strumenti si sono rivelati utili per operare a livello locale, realizzando attività culturali, conferenze, iniziative onlinee creando in 13 capitali altrettante "case d'Europa", centri permanenti di incontro e di informazione sull'UE.

Una delle best practice realizzate in tema di cooperazione interistituzionale è stata la campagna di comunicazione per l'adozione dell'euro a Malta, illustrata da Julian Vassallo, direttore dell'Ufficio del Parlamento europeo a Malta.

Il workshop sulla public diplomacy (1 giugno)

Il workshop sulla public diplomacy, svoltosi il giorno precedente alla sessione plenaria, è stato introdotto e moderato da Klavs Holm (sottosegretario di Stato alla public diplomacy, Ministero affari esteri, Paesi Bassi) e Richard Morgan (direttore dell'unità di public diplomacy, Ministero degli affari esteri, Regno Unito).

Si è discusso dell'attuale significato dell'espressione public diplomacy, quale insieme delle attività intraprese da uno Stato per comunicare con il pubblico estero. In un mondo sempre più globalizzato, rivolgersi all'opinione pubblica di altri Paesi è diventata una priorità, che investe settori molteplici. Nella sua relazione, Klavs Holm ha proposto un bilancio delle attività danesi - sul piano della comunicazione istituzionale dell'evento - in occasione della conferenza sui cambiamenti climatici COP-15, ospitata da Copenaghen nel dicembre 2009. 

Il workshop si è occupato, tra l'altro, di nation branding e di azioni per combattere gli stereotipi nazionali. Su quest'ultimo aspetto, il rappresentante del governo croato Zvonimir Frka-Petesic ha presentato un video che promuove il turismo e gli aspetti positivi del suo Paese, cercando di far dimenticare le scene di guerra ancora vive nell'immaginario collettivo europeo; Roxana Milom ha illustrato la campagna del governo romeno"Romanians in Europe", condotta nel 2009 in Spagna e in Italia, Paesi in cui vivono complessivamente due milioni di cittadini romeni; la lussemburghese Anne Breistroff ha presentato un videoclip (parte di un'ampia campagna finanziata dal governo e diffusa anche attraverso i social media) che promuove un'accattivante immagine della vita nel suo Paese, al fine di sostituire quella - prevalente nel pubblico europeo - del Lussemburgo come paradiso fiscale.  

Per quanto riguarda la public diplomacy esercitata in contesti politici in trasformazione, Filippo La Rosa(Ministero degli affari esteri italiano) ha parlato delle iniziative condotte dall'unità di public diplomacy della Farnesina (costituita di recente e composta da un piccolo gruppo di diplomatici) nei Balcani occidentali e in Afghanistan. Si è scelto di rivolgersi principalmente alle giovani generazioni e trasmettere loro un'immagine positiva del nostro Paese, intervenendo sui blog e sui media digitali, oltre che attraverso i programmi tv e la stampa. L'Italia svolge anche un'azione di mediazione culturale (ad esempio con i gruppi tribali indigeni), resa possibile dall'esperienza e dalla conoscenza del territorio e della popolazione. 

Un altro tema affrontato nel corso dei lavori è stato il place branding, ossia la promozione identitaria di un luogo o di una città presso pubblici esteri. Sono state presentate, ad esempio, le iniziative per sostenere Liverpool e Londra all'Expo di Shangai, Istanbul come capitale europea della cultura 2010, la riqualificazione di Graz e Linz.

In conclusione, i partecipanti al workshop si sono sono ripromessi di continuare a lavorare sul tema della public diplomacy, proseguendo analisi e scambi di esperienze nel campo più specifico della promozione dei valori europei, anche alla luce delle future competenze del nuovo SEAE (Servizio europeo per l'azione esterna).  

 

club di venezia

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