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Comunicare in Europa: le nuove sfide e la gestione dei fenomeni migratori

Venezia

dal 10 novembre 2016 al 11 novembre 2016

Le nuove prospettive della comunicazione europea, la comunicazione di crisi e le sfide poste dai fenomeni migratori, la strategia di comunicazione contro il terrorismo, sono stati i principali temi al centro dell'agenda dei "comunicatori europei" del Club di Venezia, riunitosi il 10 e 11 novembre 2016.

"La comunicazione europea deve impegnarsi in modo straordinario di fronte alle crisi che l'Europa sta attraversando. Dai migranti alla crisi economica, dalla lotta ai populismi e ai nazionalismi fino al rilancio del progetto europeo", ha spiegato il Sottosegretario agli Affari Europei, Sandro Gozi, chiudendo i lavori, venerdì 11 novembre 2016.

"Richiamare tutti al rispetto delle regole è corretto - ha poi sottolineato Gozi nel suo intervento - ma deve essere soprattutto funzionale al raggiungimento di obiettivi di bene comune ed è compito dei comunicatori sottolinearlo. Ad unire gli Stati membri non è un vincolo contrattale ma un patto valoriale. Rinsaldare la nostra convivenza ritrovando i valori comuni e ricostruendo la fiducia reciproca è uno degli obiettivi che dobbiamo porci in vista del 25 marzo 2017 quando ricorreranno i 60 anni dei Trattati di Roma. Il Club di Venezia da 30 anni è la testimonianza che una migliore comunicazione attorno all'Europa, ai suoi valori, alla sua storia ma soprattutto al suo futuro è non solo possibile ma necessaria".

La prima giornata si è aperta con i saluti di apertura di Diana Agosti, Capo Dipartimento Politiche Europee, Luisella Pavan-Woolfe (direttrice della sede di Venezia del Consiglio d'Europa), Jésus Gómez (in rappresentanza del Parlamento europeo) e Beatrice Covassi (capo della Rappresentanza in Italia della Commissione europea).

Stefano Rolando, fondatore e presidente del Club di Venezia, ha rievocato le ragioni e i principi ispiratori della costituzione del Club nell'ottobre del 1986, tra i quali  l’attuazione del dossier "L'Europa dei cittadini" approvato dal Vertice europeo di Milano del 1985. Ha quindi toccato i punti salienti di una esperienza di rete sviluppata per trenta anni, con oltre cento incontri all’attivo: un network cresciuto sia nelle dimensioni che nel metodo della connessione professionale informale, che oggi tiene in interazione rappresentanti nazionali e di tutte le istituzioni della UE, insieme ad esperti, studiosi, ricercatori che animano ogni anno due sessione plenarie (di cui una a Venezia) ed alcuni seminari tematici periodici. 

Giuliano Amato (oggi giudice della Corte Costituzionale, due volte presidente del Consiglio dei Ministri del governo italiano e vicepresidente della “Convenzione europea sul futuro dell'Europa”, 2002-2003) fu uno degli 'attivatori'  del Club, in qualità di Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio. In un video-messaggio registrato per l’occasione, pur riconoscendo la fase di crisi e di difficile "comunicabilità" del principio stesso della identità europea, si è detto fiducioso che le nuove generazioni sapranno rinnovare percorsi civili ed ideali per riprendere il racconto di un grande e non rinunciabile progetto politico come quello dell'integrazione europea.

Il tema delle nuove sfide della comunicazione europea è stato affrontato, nella sessione mattutina della prima giornata, in due riprese. Nella prima, dedicata alla Brexit e all'analisi delle campagne di comunicazione e alle responsabilità dei media, Jessica Pearce (responsabile delle campagne del Servizio di Comunicazione del Primo ministro britannico) ha ricordato come nel Regno Unito valga la regola di essere "neutrali" rispetto al confronto tra parti in causa nei dibattiti referendari, sebbene Paul Reiderman (direttore Media e Comunicazione del Consiglio dell’Unione europea) abbia sottolineato come le continue critiche espresse da anni nei confronti dell'Europa anche da parte dello stesso governo britannico –  abbia prodotto danni non rimediabili con affrettate e tardive dichiarazioni di sostegno nella affannosa fase referendaria.

Fabrizio Bucci, vicedirettore generale per l'Integrazione europea del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, ha invece evidenziato l'aspetto della "riqualificazione narrativa" dell'Europa, che non significa solo "elencare le azioni fatte" ma mettere soprattutto a fuoco la diffusa comprensibilità delle misure adottate. "Passa l'idea - ha spiegato Bucci - che l'Europa non abbia realizzato niente per le migrazioni. È una idea sbagliata. Ma è anche vero che quel che è stato fatto non ha trovato una cornice di racconto sempre efficace".

Nella seconda parte, dedicata alla ricostruzione della fiducia dei cittadini europei nell'Europa, Ralf Beste (direttore della comunicazione strategica del Ministero degli Esteri tedesco) ha raccontato un posizionamento fermo e operativo del suo paese, che sembra recuperare l'ultimo progetto "offensivo" (dal punto di vista comunicativo) della Commissione europea di dieci anni fa con il " piano delle tre D" (democrazia, dialogo, dibattito), durato solo due anni ma con alcuni evidenti risultati, grazie anche al forte budget di cui disponeva.

Juana Lahousse -Juárez (direttore generale della comunicazione del Parlamento europeo) ha segnalato, con spirito autocritico, come  la sua istituzione abbia effettivamente realizzato molta innovazione di prodotto negli ultimi anni, ma senza conseguire risultati corrispondenti all'investimento fatto.

Christophe Rouillon, membro del Comitato delle Regioni, ha invece esortato ad ascoltare di più i cittadini promuovendo una interazione reale nei territori (di contro alla centralizzazione cresciuta in questi anni a livello nazionale ed europeo) e conservando il multilinguismo, senza omologare la lingua inglese come lingua dell'Europa.

Anthony Zacharzewsky (direttore di "Democratic Society") ha chiesto di non criminalizzare l'istituto del referendum, ma di rigenerare una idea sociale di “accompagnamento” di tutte quelle misure che si configurano come promozione del dibattito pubblico.

La discussione pomeridiana ha riguardato il ruolo della comunicazione nella gestione delle crisi, toccando un ambito tra i più esposti in questo periodo: le migrazioni.

Izabella Cooper (portavoce di Frontex) ha sottolineato la necessità della formazione del principio di responsabilità in nuove frontiere professionali di pubblica utilità, offrendo materia per la narrativa dei comunicatori, che ha invitato a sviluppare prodotti e iniziative adeguate.

Lefteris Kretsos (Segretario generale Media e Comunicazione del governo greco) ha tenuto a ricordare che in Grecia, pur impoverita dalla crisi degli ultimi anni, il sentimento di solidarietà è stato più forte delle paure, e ha sottolineato come il suo Paese abbia sostenuto un numero di arrivi pari quasi al 10% della popolazione, sia pure in larga parte trasferiti successivamente in altri contesti.

Susin Park (rappresentante dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, con base a Sarajevo) ha ricordato che il punto nodale del lavoro è rappresentato dal dialogo con i profughi, cercando di superare le diffidenze diffuse e costanti tra di loro.

Valerio De Parolis e Ralf Beste (rappresentanti della comunicazione dei ministeri degli Esteri italiano e tedesco) hanno invece illustrato l’attività svolta  nel quadro delle politiche rivolte ai paesi di provenienza dei profughi.

Il focus finale del pomeriggio della prima giornata è stato dedicato alle azioni comunicative contro il terrorismo internazionale, attraverso gli interventi di Arlin Bagdat (Direttore generale della comunicazione esterna del governo belga), Peter Wilson (Capo dell'Unità di ricerca informazione e comunicazione del governo inglese) e Iain Bundred (Ogilvy Public Relations).

La seconda giornata di lavori è stata invece dedicata alla riflessione su "Comunication and capacity building", ossia le problematiche delle strutture tecnico-professionali della comunicazione governativa e istituzionale in Europa.

Sean Larkins (ex manager governativo britannico oggi consulente di WPP - Government & Public Sector Practice) ha anticipato un'ampia rilevazione in tutta Europa con interviste qualificate ed analisi di dati e trends da cui emerge come di fronte al disagio dell'opinione pubblica (in aumento le proteste e la sfiducia verso i governi) e al cambiamento tecnologico, le strutture professionali pubbliche sono mediamente in ritardo organizzativo e metodologico.

Eva Corp e Tina Israelsson (ufficio di comunicazione svedese) e Erik den Hoedt (Direttore della comunicazione e informazione del Ministero degli Affari generali olandese) hanno messo in evidenza le conquiste culturali e organizzative che hanno sviluppato soprattutto alcuni paesi più attenti ai diritti di cittadinanza.

Guy Dominy (esperto di comunicazione strategica, "Seeing More Clearly") e Chistian Spahr (esperto di media della Fondazione Konrad Adenauer) hanno invece confermato la divaricazione tra complessità delle trasformazioni e modelli di funzionamento attuali: la crisi di fiducia in corso - è stato rilevato - rappresenta una componente complessa della riorganizzazione necessaria.

Al termine della riunione, è stato annunciato che Malta ospiterà la prossima sessione plenaria nella primavera del 2017, nel quadro del Semestre di presidenza dell'UE che il paese assumerà dal 1 gennaio 2017.

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