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"Una volta risolta la crisi greca l'euro va sottratto ai tecnocrati"

12 giugno 2015

(intervista di Repubblica al Sottosegretario Gozi) 


«Dobbiamo risolvere rapidamente il caso greco per poterci concentrare, al vertice europeo di fine giugno, sui nuovi e più ampi processi di riforma dell'Unione. Dobbiamo sancire l'irreversibilità dell'euro per poi costruire una nuova Europa su basi più solide». Il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, parla del momento ingarbugliato che si vive a Bruxelles. Gozi - tra gli autori del contributo italiano per la nuova governance dell'euro - chiede più ambizione ai quattro presidenti dell'Unione incaricati di scrivere il testo base del negoziato rispetto alle bozze circolate finora.

L'Italia come valuta il lavoro sul nuovo governo dell'euro?
«Dobbiamo attendere il rapporto finale, al momento possiamo dire che un'Europa meglio organizzata va bene, ma non basta, ci serve molto di più. L'Unione è davanti a un bivio: o l'integrazione diventa reale o è a rischio l'intera costruzione».

L'Italia cosa chiede?
«E' fondamentale avere un bilancio dell'eurozona per rilanciare gli investimenti, un mercato europeo dei capitali per finanziare le imprese e un welfare comune che garantisca ai Paesi di affrontare meglio le crisi, anche con una assicurazione sociale contro la disoccupazione».

L'orientamento è di scrivere le nuove regole senza riaprire i trattati: l'esecutivo italiano cosa ne pensa? «Innanzitutto il governo dell'euro deve essere politico, non più tecnocratico, con un presidente a tempo pieno che agisca sotto il controllo democratico dell'Europarlamento e dialoghi con quelli nazionali. Inoltre chiediamo a tutti di avere più coraggio, di accelerare l'Unione politica, economica e sociale almeno tra un nucleo di Paesi forti mentre il doppio binario proposto dai Paesi del Nord - prima le riforme e poi l'Unione politica - non è una buona idea: l'Europa deve decidere ora se vuole crescere o spegnersi lentamente. Noi proponiamo di partire da una cooperazione rafforzata tra i Paesi della zona euro ma dopo la prima fase, nel 2018, siamo aperti a discutere alcune modifiche dei trattati se sí rivelerà necessario. E' un tema che dobbiamo avere il coraggio di affrontare».

Con quale obiettivo?
«Alla luce dei lavori in corso a Bruxelles ci sono già alcuni elementi positivi come la dimensione sociale dell'eurozona, il completamento dell'Unione bancaria, il Fondo monetario europeo che abbiamo chiesto noi e che in prospettiva può essere l'embrione di un vero potere di bilancio per la zona euro anche per assorbire gli shock. Però serve anche una vera condivisione dei rischi, sulla quale insisteremo. Così come pensiamo non si possa più insistere solo sui conti: dobbiamo porci obiettivi comuni spingendo anche le economie più robuste a cambiamenti dei quali beneficerebbero tutti. Inoltre dobbiamo insistere sulla politica della domanda e trovare un meccanismo per fare prestiti. Insomma, dobbiamo essere molto ambiziosi e apportare subito cambiamenti molto forti».
Alberto d'Argenio

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