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«Privilegiare le Pmi più esposte alla crisi»

13 aprile 2015

(intervista del Sole 24 Ore al Sottosegretario Gozi) 


«È un piano che abbiamo fortemente voluto e che definisce il rilancio degli investimenti una priorità europea e nazionale. Cì sono tutte le premesse per un cambio di passo, con la finanza al servizio della crescita». A parlare è Sandro Gozi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega agli Affari europei. «I 21 miliardi di partenza sono importanti - dice -, ma non bastano. Ora occorre agire su quattro fronti: una migliore capacità di progettazione, un partenariato pubblico-privato, la sinergia con i fondi strutturali e l'attenzione aprogetti fmora giudicati troppo rischiosi».

A suo avviso, il piano imprimerà davvero il colpo d'acceleratore per gli investimenti europei?
Il piano è una prima risposta che ora va rafforzata, innanzitutto semplificando la normativa sia a Bruxelles che nelle capitali e migliorando la capacità di progettazione. Per dare il colpo d'acceleratore agli investimenti servirà anche un partenariato tra pubblico e privato. Un vero cambio di rotta sarà poi possibile se le risorse saranno complementari a quelle dei fondi strutturali per il periodo 2014-2020. Anzi,la strategia promossa dal presidente della Commissione UE potrà innescare un circolo virtuoso nell'utilizzo dei fondi europei. Il pacchetto sarà efficace se verrà messo in pratica il collegamento tra il rilancio degli investimenti e la flessibilità dei conti pubblici, come chiesto e ottenuto dall'Italia. È importante che questo principio venga attuato e rafforzato.

Quali sono le priorità per l'Italia?
Puntiamo su energia, trasporti, digitale, scuola e Pmi, come dimostrano i 98 progetti che abbiamo inviato a novembre alla task force europea.

Qual è il vostro identikit ideale dei destinatari?
Sarà importante attuare la clausola di addizionalità prevista dal piano. Questa prevede infatti che le nuove risorse debbano essere destinate a progetti che per la loro natura sono stati finora esclusi dai fmanziamenti della Bei perché considerati rischiosi. Sulle Pmi l'Italia ha insistito in sede di negoziato che la priorità vada a soggetti che hanno sofferto di più con la crisi.

E fiducioso sulla piena operatività del Fondo strategico UE entro settembre?
L'Efsi deve assolutamente partire a settembre e già in estate Bei e Fei devono mantenere gli impegni presi, anticipando le risorse in attesa della piena operatività del nuovo strumento.
Chiara Bussi

pmi , piano Juncker
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