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«Per il ruolo di Alto rappresentante c'è un solo nome»

18 luglio 2014

(Intervista del Sottosegretario Sandro Gozi all'Unità)


«I candidati del Pse li sceglie il Pse e all'interno di una nazionalità li sceglie il governo di quella nazione». Così Sandro Gozi, sottosegretario alle politiche europee, spiega perché quella della ministra degli esteri Federica Mogherini è l'unica candidatura possibile al ruolo di Alto Commissario per la politica estera della Ue. Altre ipotesi «non esistono» taglia corto spiegando che gli altri nomi italiani sono frutto di suggestioni mediatiche e politiche di casa nostra che a Bruxelles non hanno casa. «C'è un solo nome e non per l'Italia, ma per tutti i socialisti e democratici europei», puntualizza.

Onorevole Gozi il rinvio delle decisioni sulle nomine al vertice di Bruxelles non è uno stop alla candidatura italiana della ministra Mogherini?
«No. Probabilmente il vertice doveva essere preparato meglio e di più. È vero che la riunione era stata formalmente convocata per la nomina dell'Alto rappresentante. Ma è anche evidente che questa nomina andava legata politicamente alle altre nomine da fare e all'elezione di Juncker a presidente della Commissione europea. Forse a volte dovremmo abituarci, quando sì è in Europa, a uscire dal microcosmo politico e mediatico romano e entrare un po' di più nel macrocosmo europeo».

Che vuol dire?
«Che i fattori e le variabili che entrano in campo sono tanti, soprattutto in una fase come questa in cui si sta avviando un nuovo ciclo di politiche europee e quindi anche le nomine devono essere conseguenti. Questa è la linea che sta seguendo il governo italiano anche nella sua veste di presidente di turno del semestre europeo».

A che fattori si riferisce?
«Innanzi tutto all'accordo raggiunto dalle grandi famiglie politiche europee che ha portato Juncker alla presidenza della Commissione. Lì s'è fatta la scelta di rafforzare la democrazia europea. Perché, in una sfida elettorale che ha visto il Pd come il partito più votato in Europa con 11 milioni di voti e come prima forza nel gruppo Pse, ai cittadini europei è stato detto che avrebbero scelto non solo da chi essere rappresentati, ma anche da chi sarebbero stati guidati nella Commissione».

Il candidato del Ppe Juncker non ha vinto le elezioni.
«Certo, ma ha avuto la maggioranza relativa. E infatti è stato eletto grazie a un accordo col Pse che ha come base alcune priorità programmatiche. Proposte avanzate soprattutto dall'Italia e che sono diventate parte dell'agenda strategica della Ue per i prossimi cinque anni, e su cui Juncker s'è impegnato davanti al Parlamento europeo che su quelle basi l'ha votato».

Insomma per lei fin qui l'Italia ha ottenuto buoni risultati?
«È così. La democrazia europea è uscita rafforzata e in più Juncker s'è impegnato a realizzare priorità chieste dall'Italia. Ha garantito un piano di investimenti pubblici e privati di 300 miliardi di euro aggiuntivi rispetto al bilancio comunitario. Ha accettato di attuare le norme del patto di stabilità e crescita sfruttando a pieno la flessibilità. Ha posto al centro della sua azione il tema dei nuovi diritti fondamentali ipotizzando anche la figura di un commissario ad hoc. E s'è impegnato per una vera politica europea sull'immigrazione e l'asilo non solo col rafforzamento di Frontex ma menzionando anche la prospettiva di un comune corpo di forza per le frontiere europee. È dunque attorno a questi elementi politici che va vista tutta la questione delle nomine».

E questo che la fa sentire ottimista sulla nomina di Mogherini?
«Juncker è stato eletto grazie ai voti del Pse, quindi è ovvio che il numero due della Commissione europea deve essere della famiglia dei socialisti e democratici. Questa è stata la decisione unanime del Pse che ha candidato Federica Mogherini. Candidatura poi confermata al tavolo del Consiglio europeo».

Nessun dubbio da nessuno?
«Nessuno ha sollevato obiezioni, avanzato critiche o posto veti sulla ministra Mogherini. Del resto l'Italia non pone veti, ma neppure li accetta».

E i dubbi se non proprio i no dei Paesi dell'Est?
«Nelle nomine ovviamente vanno tenuti presente anche gli equlibri geografici. Fra nord e sud e fra vecchi Stati membri e nuovi Paesi dell'Europa centrale e orientale che è legittimo che in una unione di 28 Stati rivendichino una posizione di rilievo, uno dei top-job. Così come andrà valutata anche la richiesta dei liberaldemocratici che fanno parte della maggioranza che ha eletto Junker».

Un'obiezione è che Mogherini sia poco esperta.
«Quando diciamo che va aperta una nuova stagione poi dobbiamo essere conseguenti e promuovere una nuova classe dirigente. Non possiamo avere tutti uomini con alle spalle 20 anni di esperienza politica europea. Serve competenza, ma anche rinnovamento ed equilibrio di genere. Il quadro va composto da qui al 30 agosto».

E per voi in quel quadro resterà la ministra Mogherini?
«Per il ruolo di Alto rappresentante c'è un solo nome, non per Italia, ma per il Pse».

E gli altri nomi italiani usciti in questi giorni?
«Frutto della stampa italiana e di qualche parlamentare italiano del Ppe».

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