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Migranti, diritti e doveri certi

8 novembre 2016

(Intervento del Sottosegretario Sandro Gozi su La Stampa)


Il direttore Maurizio Molinari suggerisce di aprire un dibattito su come organizzare e governare la crescente diversità culturale delle nostra società proponendo un nuovo Patto per una società multietnica.

Un dato infatti è certo: la nostra società sta cambiando in maniera irreversibile. Coloro che rifiutano di doversi confrontare con la diversità culturale, etnica e religiosa, e preferiscono chiudersi nel ricordo di un piccolo mondo antico, non solo sbagliano ma credono di poter salvare qualcosa che non esiste già più. Non è un'opinione: è la realtà demografica di una società in cui gli europei sono sempre più vecchi e fanno sempre meno figli.

La demografia è la grande sfida del nostro tempo. Già oggi in Italia gli immigrati pagano le pensioni a 640 mila italiani. A fronte dell'invecchiamento della popolazione, dobbiamo lavorare molto di più per stimolare la crescita economica, lottare contro la precarietà diffusa e sviluppare nuove politiche familiari per favorire la natalità e contrastare questa tendenza. Ma in ogni caso, l'apporto di nuovi cittadini sarà fondamentale: a patto, tuttavia, che sia governato e non subìto o trattato unicamente come emergenza. Ritrovarsi a subire l'immigrazione, significa infatti prestare il fianco ai tanti populismi distruttivi che soffiano sempre più forti, al di qua e al di là dell'Atlantico.

Che fare, dunque? Per prima cosa, occorre dire la verità. A noi stessi, prima di tutto. E quindi, non basta più ripetere il mantra dell'accoglienza: non credo sia francamente possibile accogliere tutti coloro che arrivano sulle nostre coste per motivi economici. Lo diceva già Michel Rocard e aveva ragione: «Non possiamo accogliere tutta la miseria del mondo». Ma ciascuno di noi deve fare la sua parte e insieme dobbiamo fare più e meglio per far uscire tutto il mondo dalla miseria.

Questo significa agire affinché vengano riconosciuti diritti certi, sotto la condizione che chi entra nel nostro Paese accetti di rispettare doveri certi. Qui sta il cuore della questione: non dobbiamo limitarci ad accogliere i migranti, fornendo loro cibo e assistenza. Noi dobbiamo accogliere i migranti perché è giusto e perché ci conviene, ma dobbiamo essere molto più bravi di quanto siamo stati in passato nel trasformarli in cittadini consapevoli dei loro diritti e dei loro doveri. Dobbiamo aiutare le persone che accogliamo a diventare cittadini italiani ed europei ma dobbiamo anche conquistarli ai nostri valori. E tra questi, ci sono innanzitutto la Costituzione e la Carta europea dei diritti fondamentali, che vengono sempre comunque prima di qualsiasi testo sacro, Corano incluso.

In alcuni paesi, come gli Stati Uniti, i nuovi cittadini giurano solennemente sulla Costituzione e a me sembra assolutamente giusto. Se abbracci un Paese, ne abbracci anche i valori più alti. Nel caso dell'Italia e dell'Europa questi valori riguardano la libertà individuale, la libertà di credere, ma anche di non credere e di fare satira verso chi crede, la democrazia, l'uguaglianza di uomini e donne, il divieto di discriminazioni fondate sulla razza, il sesso o la religione, l'esercizio dei diritti politici, la conoscenza di ciò che nel nostro sistema è reato mentre in quello di provenienza dei migranti non lo è.

Lo dico per i buonisti a tutti i costi: è impensabile che chi si appresta a diventare un cittadino italiano si porti dietro un retaggio in cui le donne sono considerate una categoria inferiore e la diversità religiosa un peccato inemendabile. Nelle nostre società, gli uomini non possono imprigionare le donne dentro un burga contro la loro volontà. Nelle nostre società, le ragazze devono scegliere liberamente chi sposare, che cosa studiare, dove lavorare. E la conoscenza della lingua del Paese in cui si intende vivere è indispensabile. Questo dobbiamo chiedere ai migranti che accogliamo: il riconoscimento dei nostri valori in cambio del riconoscimento del loro bisogno.

Sandro Gozi

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