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"I rigoristi si rassegnino adesso l'Europa sceglie la flessibilità"

25 giugno 2014

(Intervista del Sottosegretario Sandro Gozi a La Repubblica)


«Non commentiamo dichiarazioni di singoli ministri, l'Europa sta per aprire un nuovo ciclo politico con una decisione che spetta solo ai Capi di Stato e di governo». 

A poche ore dal summit di Ypres il sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi si trova a Lussemburgo, dove con i colleghi Ue lima il documento che Van Rompuy - collegato in teleconferenza - metterà sul tavolo dei leader. Un testo chiesto da Renzi che traccia le politiche europee per gli anni a venire.

Sottosegretario, il governo cosa pensa delle parole di Schaeuble?
«Non è nostro compito interpretare ciò che viene detto nelle capitali che si preparano ad un vertice decisivo nel quale i leader dovranno rilanciare l'Unione avviando un nuovo ciclo politico. Noi parliamo degli atti ufficiali, non dei lanci stampa che spesso hanno un uso prettamente interno. L'apertura di un nuovo corso europeo è questione della quale devono discutere i leader, per questo non ci preoccupano le dichiarazioni di questo o quel ministro, anche se di un Paese importante».

Anche il presidente della Bundesbank, Weidmarm, si è richiamato al rigore.
«Riteniamo che la Bce abbia fatto un lavoro straordinario che ha regalato tempo ai governi - e l'Italia finalmente lo sta facendo - per fare le riforme e per avviare una nuova strategia europea per la crescita: è ora che anche l'Unione lanci flessibilità e investimenti».

Parlava degli atti ufficiali; cosa dicono?
«Nella bozza Van Rompuy c'è scritto che bisogna usare tutta la flessibilità che esiste nel Patto di Stabilità. Nessuno chiede di rivedere il Patto, ma di sfruttarne al massimo le regole».

Di fatto le richieste italiane a cosa dovrebbero portare?
«Bisogna incoraggiare le riforme nazionali tenendo conto che il loro impatto aiuta la crescita, riconoscendo che per ottenere risultati concreti serve tempo e considerando che gli effetti positivi delle singole riforme si riverberano anche sugli altri paesi. Per questa ragione chiediamo più flessibilità, chiediamo di applicare le norme già esistenti come il regolamento 1466 del 1997 secondo il quale se le riforme sono serie e hanno effetti sulla crescita nel medio periodo è possibile concedere deviazioni temporanee sui conti».

Parla del deficit, lo stesso vale per il Fiscal Compact che ci imporrà drastici tagli al debito?
«Assolutamente sì».

C'è poi il capitolo investimenti.
«Chiediamo - e il punto si sta affermando - una mobilitazione rapida delle risorse europee esistenti per finanziare investimenti produttivi in settori chiave come energia, trasporti, infrastrutture o digitale. Si tratta dell'uso immediato dei fondi della Bei e dei vari programmi presenti nel bilancio Ue. Nel corso della legislatura vogliamo poi sviluppare nuove capacità finanziarie, come un uso serio dei Project Bond che oggi sono solo un progetto sperimentale».
Alberto D'Argenio

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