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Gozi: "Iva sugli eBook e Google Tax unitaria o l'Italia andrà da sola"

23 maggio 2016

(intervista de la Repubblica-Affarie Finanza al Sottosegretario Gozi)


«La resistenza dell'industria dell'audiovisivo. L'opposizione di Francia e Spagna. Mercati diversi come Regno Unito e Romania da conciliare». Sandro Gozi, sottosegretario agli Affari europei, spiega le difficoltà nelle trattative sul Digital Single Market, il piano della Commissione Juncker per creare nell'Unione un mercato unico del digitale. La prossima settimana al consiglio europeo sulla competitività, «anche grazie alla mediazione italiana», sottolinea Gozi, i governi dovrebbero trovare la quadra su una prima misura: la portabilità all'estero degli abbonamenti a servizi online, come Netflix o Sky Go, oggi bloccati alla frontiera. Per poi cominciare a discutere degli interventi sul commercio elettronico.

Il pacchetto doveva essere presentato entro fine 2016. Siamo in enorme ritardo.
«Il negoziato è lungo e difficile, ma giovedì dovremmo finalmente sancire l'accordo tra governi su un primo pezzo: la possibilità per chi ha un abbonamento digitale di fruirlo all'estero. Poi toccherà al Parlamento europeo approvarlo, credo sarà in vigore nel 2017. Noi e Londra abbiamo spinto molto».

Chi frenava?
«Francesi, spagnoli e portoghesi erano molto preoccupati per gli effetti sull'industria creativa, a difesa dei diritti d'autore. Abbiamo lavorato a un compromesso che assicura a tutti una libera circolazione con i loro abbonamenti, ma con misure di verifica della residenza per evitare abusi».

In autunno la Commissione dovrebbe presentare una proposta di legge sul copyright. L'Italia è favorevole a una Google Tax simile a quella introdotta in Germania, dove il motore di ricerca deve pagare per i contenuti editoriali che indicizza?
«E' giusto affrontare le questioni fiscali a livello europeo, anche se richiedono l'unanimità. Intanto abbiamo posto il tema dell'Iva sui prodotti digitali, che deve essere uniformata a quella sui beni materiali: oggi sui libri si paga il 4% e sugli e-book il 22. Vorremmo si arrivasse a una posizione comune anche sulla tassazione degli Over the top, altrimenti l'Italia introdurrà la sua digital tax».

Fatto sta che, dei 16 interventi annunciati, finora solo uno avanza.
«Mercoledì inizieremo la fase di negoziato tra governi sulle misure a favore dell'e-commerce. Si tratta di un intervento strategico per le imprese italiane, perché eliminerà le barriere che rendono difficile vendere online in tutta Europa. Ma anche per i consumatori, perché agirà contro il "geoblocking", cioè la discriminazione delle offerte commerciali sulla base di residenza o nazionalità. Vogliamo creare una lista specifica di quali restrizioni siano giustificate e a quali condizioni».

Significa che un prodotto digitale avrà lo stesso prezzo nei vari Paesi?
«La Romania è diversa dal Regno Unito, bisogna tenerne conto. Anche senza intervenire per legge sui prezzi si può stimolare il mercato rendendo trasparenti quelli applicati nei vari Paesi. Mi aspetto le stesse opposizioni viste sul dossier portabilità, ma penso che la norma possa essere adottata il prossimo anno».

Tutti questi compromessi non rischiano di fare contente le imprese, ma non i cittadini?
«Questi interventi devono semplificare, non complicare, per questo nel documento congiunto che giovedì presenteremo insieme al governo inglese raccomandiamo di valutare i loro costi per le imprese, specie le piccole. Ma ci sarà anche una revisione del regolamento sulla protezione dei consumatori, che rafforzerà gli strumenti di controllo: la Commissione lavorerà a stretto contatto con le Autorità dei vari Paesi».

Lo spazio digitale è dominato da piattaforme come Google, Amazon o Apple. L'Antitrust Ue ha acceso un faro sulle loro pratiche, ma non sarebbe il caso di regolarle a monte?
«Il commissario Vestager sta facendo un lavoro importante. Una disciplina a monte è necessaria, ma prima bisogna aprire un dialogo con i soggetti interessati».

Francia e Germania la considerano urgente, l'Italia no?
«Siamo aperti al confronto, ma crediamo che il tema vada affrontato dopo aver chiuso il pacchetto sul mercato unico digitale».

Confindustria digitale lamenta la timidezza con cui l'Italia ha seguito questo pacchetto e l'assenza di una figura di riferimento unica nel governo.
«Sbaglia. Da tempo abbiamo avviato consultazioni con gli operatori. La difficoltà di avere un referente unico è legata alla vastità dei temi, dalla cultura alle telecomunicazioni. Ma ci sono un comitato interministeriale mensile e un tavolo di coordinamento che gestisco con il sottosegretario Giacomelli».
Filippo Santelli

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