Governo italiano
lingua attiva: Italiano (Italia) ITA

Gozi: in Europa la flessibilità è già realtà

12 agosto 2014

(Intervista del Sottosegretario Sandro Gozi al Messaggero)

Uno spettro si aggira per l'Europa: la disoccupazione giovanile. In Italia nel giugno scorso si è toccato il 43,75%, il livello più alto da quando nel 1977 si iniziò a raccogliere mensilmente la serie storica dei rilevamenti. Una emergenza inarrestabile, con un tasso di crescita dello 0,6% solo nell'ultimo semestre (dati Istat).

Si fa presto insomma a dire "bamboccioni". Un problema enorme. Non è solo nostro. Un'intera generazione che conosce alla perfezione i progetti Erasmus ma rischia di entrare in ritardo nel ciclo produttivo. Con tutto ciò che questo implica a tutti i livelli. L'Italia in questa classica del "non lavoro" è messa male, ma anche gli altri Paesi europei non scherzano. Francia, Spagna, persino la Germania, nessuno può chiamarsi fuori.

Sandro Gozi, esponente del Pd, è sottosegretario agli Affari europei. L'Italia vista da Bruxelles ha ancora troppi tabù e troppi punti interrogativi.

Sottosegretario, cosa si aspetta l'Europa da noi italiani?
«La principale raccomandazione che viene da Bruxelles è favorire in tutti i modi l'occupazione giovanile. Il pacchetto Poletti è la risposta italiana».

L'Europa forse ha avrebbe voluto una riforma più radicale.
«Nessuno finora ci ha contestato i contenuti del decreto. Non c'è, per intenderci, un caso-Italia. Almeno non più di quanto ci sia anche un caso Spagna, Portogallo, Grecia, etc, etc. La prima parte del decreto è entrata in vigore a giugno stabilendo nuove regole per l'apprendistato e la possibilità di prorogare i contratti 5 volte. E' una prima risposta che faciliterà l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, poi da settembre ci sarà la seconda parte».

Qual è stata la risposta degli altri Paesi europei a questa emergenza?
«Gli altri Paesi hanno puntato finora su una maggiore flessibilità. La Germania ha introdotto addirittura i cosiddetti mini-jobs, una sorta di contratti a ore. E' stata una prima risposta ma neanche in Germania è bastata per tirarsi fuori dalla precarietà».

C'è qualcosa, una ricetta, che possiamo prendere dagli altri e che da noi funzionerebbe?
«Il dibattito che c'è nei Paesi europei sul tema del lavoro è molto simile al nostro, ruota per lo più intorno alla flessibilità. Tenuto conto che la preoccupazione principale di Bruxelles è favorire l'occupazione giovanile e femminile».

Nessuno come noi però si è diviso sull'articolo 18.
«In Europa nessuno ci ha detto "dovete abolire l'articolo 18". Né questo punto è stato in alcun modo oggetto di una particolare raccomandazione. Da noi invece, purtroppo, tutto ruota intorno a questo. L'Europa sa bene che mantenerlo o toglierlo è una scelta autonoma e sovrana dell'Italia».

Che cosa si può fare nel semestre di presidenza italiana dell'Unione Europea per lasciare un segno e lanciare un segnale?
«Noi vorremmo concludere il nostro semestre di presidenza con un vertice europeo sull'occupazione giovanile. Vorremmo farlo proprio a ridosso della presentazione della seconda parte del decreto Poletti. La disoccupazione dei giovani è un tema europeo e non solo un'emergenza dell'Italia».

C.Mar.

disoccupazione giovanile , articolo 18
Torna all'inizio del contenuto