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Gozi: «Compiuti passi avanti strategici anche a Bruxelles serviva aria fresca»

9 aprile 2014

(Intervista dell'Unità al Sottosegretario Gozi)


Non nasconde la soddisfazione per come si è concluso il Consiglio europeo, appena terminato a Bruxelles, Sandro Gozi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla Politiche europee. La due giorni appena conclusa è stata un banco di prova importante per Matteo Renzi, una sorta di viatico dato dai Capi di stato e di governo «più esperti» per l'impegno che attende il premier e il suo governo dalla fine di giugno con la presidenza dell'Unione europea.

Com'è stato l'impatto della nuova leadership italiana con i rappresentanti di un'Europa che ha spesso mostrato preoccupazione per i nostri conti, e non solo?
«Matteo Renzi è stato accolto benissimo. C'era un chiaro bisogno di una ventata d'aria nuova nel Consiglio. La riuscita va a merito del premier e ne beneficiamo tutti. Si è stabilito in quella sede un buon rapporto con i leader di Francia, Germania, Olanda, ed altri Paesi, alcuni in questi anni, molto distanti da noi. Il parlar chiaro e diretto ha accelerato il dibattito, a volte troppo lento, ed è stato accolto con molto favore».

Dunque i sorrisi di cui si è parlatosi confermano diversi da quelli del passato, ispirati da simpatia per il giovane premier?
«Niente a che fare con il passato. Gli incontri con i leader sono andati tutti bene. E per quanto riguarda i sorrisi al premier interessano più di tutti quelli delle famiglie italiane».

Il bilancio è positivo?
«Torniamo soddisfatti e determinati. Soddisfatti perché nei settori che erano oggetto di questo vertice sono stati fatti passi in avanti per noi strategici. Per l'interno politica industriale, lotta contro il cambiamento climatico, unione bancaria con il meccanismo unico di risoluzione. Finalmente si comincia a parlare anche in Europa di politica industriale non in modo generico ma cercando di identificare alcuni settori specifici di sviluppo indicando anche una road map che noi vorremmo portare avanti in modo decisivo nel nostro semestre. Importante è che l'Europa aggiunga al discorso necessario, ma non sufficiente, legato all'economia finanziaria anche quello dell'economia e della produzione reale. Cominciare a farlo lo considero un buon inizio».

Anche sufficiente?
«Come base di partenza sì. Ma siamo terminati a ottenere molto di più di quanto è stato proposto dalla Commissione e viene affermato nel documento finale. Vale anche per le conclusioni su clima ed energia. Viene confermato l'impegno ad andare ad un'economia verde sostenibile legata alla sfida del cambiamento climatico con cui si gioca il nostro futuro. E c'è un accento importante sull'efficienza energetica, grande priorità italiana, la necessità di sviluppare strategie che portino ad una riduzione dei costi del prezzo dell'energia per famiglie e imprese e anche ad una diversificazione degli approvvigionamenti energetici. Questa parte si collega direttamente allo sforzo che stiamo facendo con l'inizio del programma Renzi per rendere più giusto il sistema italiano rispetto a lavoro e famiglia ma anche più competitivo affrontando la riduzione dei costi. Appare un legame diretto tra la decisione di Renzi di abbassare del 10 per cento il costo dell'energia per le imprese italiana con questo impegno preso a Bruxelles. C'è necessità di una modernizzazione equilibrata che tenga conto degli sforzi fatti da alcuni Paesi per uno sviluppo sostenibile, Italia in primis: l'economia verde, cioè il futuro, coniugata con le esigenze della nostra industria manifatturiera, di avere cioè quello che si chiama energy mix. Nelle conclusioni c'è poi un legame con gli impegni che anche altri Paesi non europei devono prendere per quanto riguarda la riduzione delle emissioni, una richiesta che la nostra industria ci ha fatto da sempre».

Sull'unione bancaria si è giunti a una decisione?
«Questo è un passaggio importante, tecnico ma fondamentale. L'accordo sul meccanismo unico di risoluzione era il tassello che mancava per l'unione bancaria. Ora abbiamo gli strumenti per scongiurare che le crisi bancarie vengano pagate dai cittadini e dai contribuenti anche con la possibilità di intervenire e chiudere banche se creano rischi per il sistema. Un passo avanti per avere un'Europa più equilibrata che potrà avere un maggiore accesso al credito. Può sembrare un mostro tecnico ma è importante».

Parliamo sempre di orientamenti...
«Una strada è stata segnata. Noi ci impegneremo a seguirla preparando nel nostro semestre la revisione della strategia Europa 20/20, quella in cui si affronta l'occupazione dei giovani e delle donne, la competitività, il migliore utilizzo dei fondi strutturali».

Sul tavolo c'era la vicenda Ucraina?
«C'è stato un approccio ragionevole fermandosi alle sanzioni mirate, alla sospensione dei visti, eccetera. Importante è la firma dell'accordo politico di associazione con l'Ucraina. Ricordiamo com'è cominciata questa crisi con il rifiuto di Yanukovich di firmare l'accordo con la Ue. Quell'accordo è fondamentale per offrire un chiaro percorso europeo, senza esitazione, all'Ucraina e a Kiev. La migliore risposta da dare alle richieste di piazza Maidan».

Sfruttare tutti i margini, dunque, dialogo per non rischiare di costruire un altro muro in Europa?
«Certo. Anche dopo la Crimea, che noi abbiamo condannato, noi dobbiamo trovare il modo che ci sia sempre un dialogo tra Unione europea, Russia e Ucraina ».

Sulle possibilità di sforare il 3 per cento?
«Non abbiamo parlato di questo. Valgono le cose dette dal presidente del Consiglio».

Marcella Ciarnelli

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