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Gozi: Commissione politica? Lo dimostri, subito gli investimenti

6 novembre 2014

(intervista di Avvenire al Sottosegretario Gozi)


Non è sufficiente annunciare "Siamo una Commissione politica, non di tecnocrati". Bisogna dimostrarlo coi fatti...». L'eco delle schermaglie fra Roma e Bruxelles non si spegne e il sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi (Pd) non si sottrae a una valutazione: «Sa qual è il vero cambio politico che ci aspettiamo da questa nuova Commissione?».

No, quale?
L'austerità ha impoverito tutta l'Europa, non solo l'Italia. E se Juncker vuole fare davvero la differenza rispetto al passato, restituendo alla Commissione un ruolo politico, mai esercitato nello scorso decennio, deve ragionare su un dato preoccupante: negli ultimi anni, ogni sei mesi, la Commissione Ue ha rivisto al ribasso le proprie previsioni, perché ogni volta, erano sbagliate. Ciò vuol dire che le ricette economiche dietro quelle previsioni erano anch'esse sbagliate...

E quindi?
Quindi, per dirla con Einstein, solo i pazzi pensano che ripetendo un medesimo esperimento all'infinito, possano venir fuori risultati diversi. Mi auguro che la Commissione Juncker non ripeta un esperimento fallimentare...

Cosa dovrebbe fare, invece?
Dovrebbe accelerare sugli investimenti.

Si riferisce ai 300 miliardi di euro del Piano d'investimenti europeo?
Esattamente. Saranno risorse aggiuntive, denaro fresco messo insieme con fondi pubblici e privati. E noi chiediamo che, entro il Consiglio europeo del 18-19 dicembre, il presidente Juncker presenti, in maniera operativa, gli strumenti con cui mobilitare quei miliardi. E un piano industriale, oltre che d'investimenti, che dovrà puntare su energia, infrastrutture transfrontaliere, innovazione digitale...

Basterà il Piano a far ripartire la crescita?
Noi auspichiamo che le nuove politiche d'investimenti siano adottate a livello nazionale anche dai Paesi "rigoristi" come la Germania. Inoltre, attendiamo di leggere il rapporto dei 4 presidenti Juncker, Draghi, Dijsselbloem e Tusk, annunciato per dicembre, per sapere come si voglia realizzare concretamente un'Unione economica e politica.

Dalle sue parole, pare quasi che non sia la Ue ad aspettare al varco l'Italia su conti e riforme, ma il contrario...
Abbiamo bisogno di quegli interventi, non come italiani ma come europei. Ogni giorno d'incertezza può costare caro all'Unione...

A Bruxelles però aleggia ancora lo spettro di una procedura d'infrazione per l'Italia...
Juncker deve liberare se stesso, e la Ue, dalla camicia di forza di logiche aritmetiche costruite su oscuri parametri come l'output gap (la differenza tra il prodotto interno lordo effettivo e quello potenziale, ndr). Dal canto nostro, noi dobbiamo fare le riforme strutturali e attuare la legge di stabilità, che scommette sulla crescita e sull'occupazione. E chiediamo che questi aspetti siano valutati...

E se l'infrazione dovesse arrivare comunque?
Vorrebbe dire che nulla è cambiato, rispetto alla Commissione Barroso. E che s'intende perseverare nell'errore...
di Vincenzo R. Spagnolo

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