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Diritto d'asilo, la storia infinita

26 aprile 2014

(intervista di Left al Sottosegretario Gozi)


Il sottosegretario Sandro Gozi (Pd) è il responsabile della Legge di delegazione europea 2013 bis che - insieme alla Legge europea - assicura l'adeguamento periodico dell'ordinamento nazionale di ogni Stato membro a quello dell'Unione. Ed essere in regola con l'Europa potrebbe essere la spinta per avere il sospirato testo unico sul diritto d'asilo.

Il governo Renzi prova ad accelerare e il ministro Alfano parla di «rifugiati europei». Quanto siamo lontani?
Non siamo lontanissimi. Stare in Europa significa anche rispettare le direttive per un'armonizzazione dei vari sistemi di asilo. Sia rispetto all'accoglienza dei richiedenti, sia alle procedure di gestione delle domande. Stiamo recependo tali norme. La Legge di delegazione europea 2013 bis sarà discussa alla Camera tra fine aprile e inizio maggio e prevede anche una delega al governo per lavorare a un Testo unico in materia di protezione internazionale.

Perché è indispensabile?
Essere efficienti nel recepimento delle norme comunitarie in materia d'asilo ci dà molta più credibilità quando pretendiamo più solidarietà da parte dell'Europa.

Il principio di solidarietà tra gli Stati membri è scritto nero su bianco nel Trattato dell'Unione, all'articolo 80. Come si traduce nei fatti?
Vuol dire che ogni Stato membro deve fare la sua parte nel recepire e rispettare le norme comuni in materia di asilo e protezione internazionale. Ma vuol dire anche che, se da un giorno all'altro in un Paese arrivano 5mila persone, si deve poter contare su una maggiore solidarietà degli altri membri. C'è bisogno di assunzione di responsabilità condivisa e di una redistribuzione. Oggi questa redistribuzione è prevista solo in alcuni casi e su base volontaria. Renderla obbligatoria in tempi brevi è difficile, ma dobbiamo far si che sia chiaro che se la frontiera è comune va condiviso l'onere della sua gestione. Dobbiamo insistere su questo.

La gestione del sistema d'asilo in Italia è in alto mare. Eppure la domanda non è così alta: siamo quinti in Europa con 27.800 richieste. La Germania ne ha 109.600.
Certamente la nostra gestione del sistema d'asilo è ancora per certi aspetti inefficiente e dobbiamo migliorarla. D'altra parte, bisogna capire che a Berlino non arrivano dall'oggi al domani 3mila persone come invece a Lampedusa. Lì gli arrivi sono filtrati e diluiti nel tempo. Molti dei potenziali richiedenti asilo che sbarcano in Sicilia poi vogliono andare in altri Paesi, per il ricongiungimento familiare o per raggiungere la loro comunità. Non possiamo costringere i richiedenti asilo di passaggio in Italia a fermarsi qui solo perché c'è un regolamento (Dublino) che prevede questo. Si potrebbe applicarlo in modo più flessibile.
t.b.

immigrazione , asilo
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