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Da Malta ponti sul Mediterraneo

13 novembre 2015

(articolo sull'Unità del Sottosegretario Gozi) 

Umanità, interdipendenza, demografia: sono le "azioni chiave" dei due Vertici di Malta. Azioni, non parole. Gli impegni che i leader europei e africani hanno preso parlano molto italiano. Innanzitutto, la priorità è salvare vite umane. Esattamente quello che l'Italia ha fatto prima da sola, poi convincendo l'Europa e ora in cooperazione con l'Africa. L'immigrazione per natura supera le frontiere e dobbiamo governarla con nuove politiche transnazionali. Le sfide sono comuni e dobbiamo affrontarle costruendo nuovi ponti politici sul Mediterraneo, tra Europa e Africa. Ponti che poggino su valori solidi: democrazia, diritti umani, sviluppo, stabilità e sicurezza.

Sono i pilastri del lavoro comune che dovremo realizzare. Governare l'immigrazione legale, combattere i traffici di essere umani, affrontare con più mezzi economici e più coraggio politico i problemi che spingono milioni di donne, di uomini, di bambini a lasciare le loro case, le loro famiglie, la loro terra a causa della povertà, delle persecuzioni, delle violazioni dello Stato di diritto o del cambiamento climatico.

Il fondo fiduciario di 1,8 miliardi di euro stanziato dall'Unione europea si aggiunge a tutto quanto stiamo già facendo per rafforzare ancora di più la cooperazione tra europei e africani, e l'Italia figura tra i principali contributori nazionali. Con progetti ancora più concreti ci siamo impegnati a rafforzare i ritorni dei migranti irregolari, a lottare contro i trafficanti, a promuovere nuove iniziative soprattutto rivolte ai giovani africani: nuove opportunità di lavoro e studio, lotta contro la fame - anche sulla scia degli obiettivi di Expo e della Carta di Milano - ridurre i costi e sviluppare nuovi schemi finanziari per usare meglio le rimesse degli immigrati per lo sviluppo locale, promuovere canali regolari di immigrazione, creare centri di accoglienza dei rifugiati di Paesi di transito, rafforzare la cooperazione nella gestione delle frontiere comuni.

La parola «emergenza» lasciamola a chi non capisce il fenomeno, a chi è in mala fede e agli spacciatori di demagogia a buon mercato. Noi vogliamo e dobbiamo governare l'immigrazione, nell'interesse comune dei Paesi di origine e dei Paesi di destinazione. Possiamo dividerci sulle scelte da compiere, ma non sui dati e sui fatti, La demografia tra Europa e Africa è chiara: l'Europa invecchia, l'Africa cresce.

Lavoriamo insieme per fare della migrazione un'opportunità di crescita per tutti anziché un business miliardario solo per vecchi trafficanti e nuovi schiavisti. Lavoriamo insieme per costruire ponti lungo quali correre verso il nostro futuro anziché illuderci dì risolvere il problema con muri in cui rimarremmo prigionieri.

Con i processi di Rabat e di Karthoum avevamo posto le basi durante il semestre di Presidenza italiana dell'Ue per avviare una nuova fase di cooperazione tra Europa e Africa partendo proprio dall'immigrazione. Ora dobbiamo assumerci le nostre responsabilità condivise e tradurre questo dialogo in azioni concrete: è l'obiettivo del piano d'azione euroafricano concordato a La Valletta.

Non è stato un incontro di buone intenzioni. È stato un incontro di nuove risorse economiche e di una più forte volontà politica. E stata anche la risposta ai troppi inventori di nuove paure che si aggirano in Europa e in Italia. Con la stessa determinazione, dobbiamo anche rafforzare la cooperazione con Paesi vicini come la Turchia.

Riavviare il dialogo con Ankara è necessario per fare fronte alla crisi dei rifugiati siriani. Ma vogliamo un dialogo globale, franco e aperto, su tutti i temi, a partire dai diritti fondamentali. Il 29 novembre europei e turchi rilanceranno il loro dialogo a Bruxelles.

Poi, però dovremo fare meno Vertici «straordinari» e offrire più soluzioni «ordinarie», concrete ed efficaci a tutti gli europei. Abbiamo imboccato la strada giusta: percorriamola con più velocità e coraggio.
Sandro Gozi

migrazioni , rifugiati
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