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Cambiare l'Europa. Ora si può

20 dicembre 2015

(articolo sull'Unità del Sottosegretario Gozi)


Finalmente. Finalmente in Europa abbiamo un Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e un governo che, grazie alle riforme interne, ha ritrovato la propria credibilità e che vuole ora riformare anche l'Europa. Perché, per rilanciare l'Europa, dobbiamo profondamente cambiarla. Cambiamento significa movimento. Movimento significa frizione. Il movimento o il cambiamento senza frizioni o conflitti appartiene solamente al vuoto rappresentato da un mondo astratto che non esiste, come sosteneva Saul Alinsky, attivista tanto caro ai democratici d'oltreoceano.

E noi non vogliamo un'Europa astratta che non esiste, vogliamo un'Europa concreta, vera, migliore, più attenta agli europei e meno alle regole, specie quando applicate con ipocrisia. Oggi possiamo dirlo a voce (e a testa) alta: abbiamo fatto ripartire l'Italia e non vogliamo fermarci ai nostri confini. La crisi economica degli ultimi anni ha indebolito le istituzioni UE - create a difesa dell'interesse comune e con istituzioni europee deboli nell'Unione prevalgono i rapporti di forza e gli interessi del più forte. Questo ora può e deve cambiare. Non solo.

Purtroppo la crisi ha anche allontanato moltissimo i cittadini dall'Europa. E potremo recuperare il terreno perso, pancia a terra, solo con risultati concreti, con crescita e posti di lavoro. Per questo, vogliamo politiche europee portate avanti nell'interesse di tutti e non nell'interesse di uno solo. Ne siamo convinti, e vogliamo aprire, con coraggio e determinazione, quel dibattito politico che per tanto, troppo tempo è mancato. All'inizio è stato molto difficile. Ma ora cominciano ad arrivare segnali positivi che vanno in quella direzione.

A quest'ultimo vertice europeo, per la primavolta, c'è stato un vero dibattito politico ed un clima nuovo. Lo stesso dibattito che si sta apprendo col negoziato sulla permanenza del Regno Unito in Europa, in vista del referendum britannico, va in realtà utilizzato per approfondire la nostra l'integrazione, partendo innanzitutto dalla zona euro e dallo spazio Schengen.

Si chiude un anno drammatico per l'Europa e per il mondo: da Charlie Hebdo al Bataclan, passando per il rischio dell'uscita della Grecia dall'Euro, dalla crisi dei rifugiati e il conflitto in Siria, dalla Libia e dalla Turchia. Ma il 2015 è lo stesso anno che si chiude con la COP21 e con lo storico risultato raggiunto a Parigi, che ci insegna che, insieme, i governi e i popoli possono costruire un futuro migliore. E che l'Europa, quando agisce unita e per il bene comune, sa riprendersi un ruolo di leader. L'Europa deve essere la protagonista di questo futuro. Anche per questo dobbiamo cambiarla. Perché l'Europa che vogliamo è quella delle politiche e dei valori, e non quella degli automatismi tecnici. Nel 2016 dobbiamo porre le basi del rilancio europeo, affinché i 60 anni del trattato di Roma, nel 2017, non siano un semplice momento celebrativo, ma l'avvio di un nuovo processo di integrazione politica.

Dobbiamo ritrovare le vere ragioni del nostro stare insieme: nuove politiche industriali comuni, una politica della concorrenza che ci rafforzi e ci difenda sulla scena globale, un governo dell'euro più democratico ed efficiente, una coraggiosa politica della sicurezza e dello Stato di diritto, una nuova strategia nei paesi vicini, a cominciare dal Mediterraneo. Sono questi i grandi pilastri del nuovo corso che vogliamo in Europa, per l'Europa.
Sandro Gozi

Roma 2017
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