Governo italiano
lingua attiva: Italiano (Italia) ITA

Appello a Tsipras: fuori i numeri «Così Atene non uscirà dall'euro»

20 aprile 2015

(intervista di QN al Sottosegretario Gozi)  
 

«Nè ottimismo né pessimismo. Ma determinazione a trovare una soluzione positiva alla crisi greca». E' questa, secondo il sottosegretario Sandro Gozi, l'aria che si respira a Bruxelles dove le trattative per scongiurare il default di Atene sono serrate. Ma avverte: «Basta provocazioni, Atene presenti dei numeri precisi».

Draghi ha usato parole insolitamente pesanti sull'ipotesi Grexit, prefigurando il rischio di finire in acque inesplorate... Siamo a questo punto?
«No. Oggi l'Europa ha strumenti per gestire l'emergenza che nel 2010 non aveva: il Qe, il meccanismo europeo di stabilità, la liquidità di emergenza. E l'Omt, mai utilizzato ma che può essere attivato in caso di difficoltà».

Eppure i mercati sono agitati e lo spread è risalito. L'Italia, che ha largamente beneficiato della positiva finestra macroeconomica, rischia ricadute negative?
«Siamo in una situazione più credibile rispetto al percorso di riduzione del debito e del deficit, ma anche per quanto riguarda le riforme strutturali. Credo che a fine maggio arriveranno incoraggiamenti dalle istituzioni europee a proseguire su questa via. Inoltre,
come ha sottolineato Padoan, la relazione tra i titoli di stato italiani e quelli greci è minima».

L'Europa ha abbassato l'asticella delle richieste ad Atene?
«Ci si aspetta che la Grecia presenti rapidamente almeno alcune priorità chiave, anche in numero limitato. Misure precise che abbiano compatibilità finanziaria e un preciso impatto sulla crescita. Ci si aspetta, ad esempio, dettagli su misure di equità sociale come la lotta all'evasione e la tassazione dei grandi patrimoni. E su questo si sta lavorando al tavolo Ecofin. Ma è un altro il tema che continua ad essere inesplorato...».

Quale?
«L'urgenza di costruire una nuova governance attorno alla moneta unica. E questo è il punto chiave politico. Al di là del nodo finanziario, è una necessità che emerge anche dalle difficoltà della trattativa politica con la Grecia».

Quali strumenti servirebbero?
«Bisogna costruire una vera politica economica comune, con meccanismi che leghino i piani di riforma nazionali a politiche economiche e sociali europee. E il tema su cui Draghi sta lavorando con i presidenti delle istituzioni europee: in giugno arriverà il rapporto dei quattro presidenti. Noi come governo italiano faremo delle proposte».

Ad esempio, gli Eurobond?
«E un tema che e stato mal posto in passato. Oggi ci sono altri cose che possiamo fare, come un fondo di solidarietà contro la disoccupazione. Ma anche un bilancio specifico della zona euro per una vera politica fiscale comune».

Tutto ciò dando per scontato che si risolva la partita greca. E così ottimista?
«Sono determinato, come tutti in Europa. Perché l'uscita della Grecia non conviene a nessuno, chi scommette su questa ipotesi si ritroverà in un vicolo cieco. Noi faremo tutto ciò che è in nostro potere per evitarlo».

Eppure la trattativa non pare sbloccarsi...
«C'è stato un momento di prese di posizioni sopra le righe, da parte sia di Atene sia di Berlino, che non hanno aiutato. Ora siamo oltre».

Uno sopra le righe è stato Varoufakis. Da piu parti si chiede un suo passo indietro...
«Non mi esprimo su un collega di un altro governo. La Grecia ha scelto il suo ministro delle Finanze e bisogna lavorare con lui. Ma tutti devono evitare le provocazioni. E tempo di cifre e dettagli».

Preoccupa l'asse Atene-Mosca?
«Non credo che questo abbia impatto sul negoziato in corso, è bene che tutti tengano distinte le due cose. Dal punto di vista del posizionamento politico e delle quantità finanziarie non non credo che alla Grecia convenga pensare di avere un'alternativa all'Ue nella Russia. Così come non credo sia questa l'intenzione di Tsipras».
di Alessia Gozzi

Grecia
Torna all'inizio del contenuto