Governo italiano
lingua attiva: Italiano (Italia) ITA

«Adesso l'Italia è in regola, l'Europa ci ha lasciato soli»

23 aprile 2014

(intervista del Mattino al Sottosegretario Sandro Gozi)


«L'operazione Mare nostrum è un intervento di emergenza per salvare vite umane e, come tale, non può esser prorogata in un tempo indefinito e, soprattutto, facendo affidamento solo sull'Italia. Abbiamo le carte in regola sul rispetto dei diritti umani, ora l'Europa ci deve seguire con una politica comune strutturale sui temi dell'immigrazione».

Oggi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Sandro Gozi presenterà al Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen in materia di immigrazione, la linea che il Governo italiano intenderà proporre nel corso del semestre di presidenza dell'Unione Europea. E nelle mani di Gozi il rapporto tra il Governo italiano e l'Europa, dopo aver per decenni frequentato i piani alti di Bruxelles sia con Prodi che con Barroso.

Sottosegretario Gozi, quanto tempo durerà questo drammatico e costoso paradosso italiano dell'operazione Mare nostrum? Noi che salviamo vite umane al largo del Mediterraneo con il rischio che gli schiavisti la facciano franca?
«La missione Mare nostrum durerà fino a quando l'Europa, nel suo insieme, non prenderà coscienza della necessità di una politica comune in materia di immigrazione. Certo, l'operazione umanitaria non potrà continuare con la solitudine  italiana di fronte al dramma quotidiano dei barconi con disperati alla deriva. Schiavisti liberi nei loro traffici, grazie alla Marina? Assolutamente no. L'operazione Mare nostrum ha consentito l'arresto di 82 scafisti. Ma l'Italia vanta soprattutto il merito di aver salvato, dopo la tragedia di Lampedusa, 20mila migranti, tra i quali 3mila minori, 1600 donne, oltre 15mila migranti richiedenti asilo. Ora possiamo dire di avere le carte in regola per chiudere la fase di emergenza e dire all'Europa che l'immigrazione diventa l'operazione Europa nostra».

Anche all'indomani della tragedia di Lampedusa scattò l'impeto della solidarietà europea ma poi l'Italia rimase sola.
«Dopo le lacrime di Lampedusa, abbiamo fatto tutto da soli. Ci siamo assunti una responsabilità umana e politica in una dimensione europea. Noi abbiamo fronteggiato una pressione migratoria crescente sia sotto il profilo geo-politico che economico».

Perché l'Europa ci ha lasciati soli?
«Noi siamo usciti da anni recenti nei quali la via dei respingimenti indiscriminati, parlo dell'epoca Maroni, ci aveva confinati come Paese nell'approccio repessivo alla questione immigrazione. E stiamo parlando di appena tre anni fa, non di decenni. Eravamo stati condannati dall'Unione Europea per violazione dei diritti umani. Non potevamo certo chiedere all'Europa una politica comune sull'immigrazione nello stesso tempo in cui eravamo costretti a subire le condanna per i respingimenti».

Questo il limite politico dell'Italia che, però, non giustifica il lutto di un solo giorno dopo Lampedusa.
«Non c'è dubbio alcuno sul fatto che l'Europa sia stata assente, dopo il pianto a tratti anche ipocrita. Ecco perché il ruolo dell'Italia con l'operazione Mare nostrum non ha offerto solo la risposta all'emergenza umanitaria ma ha garantito anche la dimostrazione concreta dell'interesse italiano a guidare una politica europea per l'immigrazione».

Con quali temi il Governo italiano, nel semestre europeo, intende dettare l'agenda sulle politiche per l'immigrazione?
«L'Europa deve rafforzare il livello operativo del Sistema Frontex, sia attraverso nuovi modelli organizzativi che finanziari. Nel 2013 ben il settanta per cento dei fenomeni migratori si sono svolti sulla rotta del Mediterraneo centrale, con partenza dai Paesi nordafricani e arrivo in Italia».

Basta Frontex che ha già evidenziato i suoi limiti, anche finanziari nella gestione dell'emergenza post-Lampedusa?
«No, perchè già da giugno prossimo in sede di Consiglio Europeo noi chiederemo decisioni nette sia sulle richieste di asilo politico che sono sempre crescenti con le crisi africane sia sulla garanzia uno spazio europeo in materia giudiziaria. Noi intendiamo portare a casa, durante il semestre europeo, risultati sul piano dei pattugliamenti del Mediterraneo e dei soccorsi in mare ma anche significative riforme del sistema europeo di asilo».

Basterà il semestre italiano?
«Stiamo già concordando con i nostri successori alla guida dell'Ue Lettonia e Lussemburgo - una serie di misure che, per essere attuate, potrebbero avere bisogno di un tempo più lungo, al di là del semestre italiano. In pratica, una sorta di programmazione a lungo termine partendo dalle nostre proposte strutturali sul tema immigrazione».

Quali patti tra gli Stati europei intendete proporre?
«Tra i vari strumenti da considerare, va ricordato il "contratto di integrazione", un patto tra lo Stato ospitante e i nuovi arrivati che presuppone non solo la richiesta del pieno rispetto dei principi e valori basilari del nostro Paese, ma anche la capacità di sviluppare politiche attive per favorire l'effettivo inserimento dell'immigrato. In pratica, una cooperazione europea tra paesi di origine e paesi di transito dei migranti».

di Antonio Manzo

immigrazione , presidenza italiana
Torna all'inizio del contenuto