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Club di Venezia, la comunicazione UE per cittadini e imprese

23 novembre 2010

Comunicare l'Europa tenendo conto delle trasformazioni del sistema mediatico verso nuovi linguaggi e delle nuove opportunità di interattività con i cittadini e le imprese. E' il tema centrale della due-giorni di lavori del Club di Venezia, che si è tenuto nel capoluogo veneto il 18 e 19 novembre 2010.

Dall'incontro è emersa la necessità che la comunicazione istituzionale tra UE e Stati membri, attualmente gestita da ognuno secondo il proprio profilo, deve essere perfezionata ricorrendo a metodi e strategie più armonizzati e condivisi. Una necessità che, secondo il fondatore e presidente onorario del Club, Stefano Rolando, nasce dal riconoscimento che la comunicazione è tecnologicamente e strutturalmente cresciuta, è aumentata la domanda ''sociale'' dei cittadini e le istituzioni e i governi hanno compreso meglio che la comunicazione è parte integrante del servizio.

Se la prima giornata il dibattito si è soffermato su giornalismo e nuovi media, l'approfondimento della seconda giornata è stato dedicato al ruolo della statistica nella comunicazione istituzionale con l'intervento di Enrico Giovannini, Presidente dell'Istat. Nella sua relazione, Giovannini ha ricordato come "conta sempre più l'affidabilità e la credibilità sociale dei dati". E lo dimostrano alcuni numeri: "Il 69% degli europei ritiene importanti i dati statistici, ma il 53% non sa rispondere in ordine anche a dati basilari (quale la crescita del PIL o il tasso di disoccupazione). Solo l'8% degli europei ha cognizioni corrette sul PIL. E ben il 45% ha attualmente sentimenti di non fiducia verso i dati statistici circolanti".

Il Club di Venezia, giunto al venticinquesimo anno di vita,  rappresenta un'importante occasione di collaborazione e scambio di best practice tra addetti ai lavori e riunisce i responsabili della comunicazione degli Stati dell'UE (membri e candidati) e delle istituzioni comunitarie (Commissione, Parlamento e Consiglio). Membro per l'Italia è il Dipartimento Politiche Comunitarie, responsabile nazionale del coordinamento della comunicazione sull'Europa.

 

IL DIBATTITO...


I lavori si sono svolti nella magnifica cornice della Biblioteca Marciana, davanti al Palazzo Ducale. Presenti quaranta responsabili della comunicazione istituzionale dei paesi membri UE, dei paesi candidati all'adesione e di tutte le istituzioni comunitarie.

Dopo un saluto di Maria Letizia Sebastiani, Direttrice della Biblioteca che ha ospitato i lavori, e di Tiziana Antonelli del Dipartimento per le politiche comunitarie (co-organizzatore dell’incontro insieme alla Rappresentanza della Commissione e all’Ufficio del Parlamento europeo in Italia), la due-giorni è stata aperta dall’intervento dell'Assessore alla cultura del Comune di Venezia, Tiziana Agostini, capofila per la Regione Veneto della rete Europe Direct e competente per il Comune della comunicazione sull’Unione Europea.


COMMUNICATING EUROPE: STATO DELL’ARTE E PROSPETTIVE


Tema centrale della prima giornata, il ruolo della comunicazione istituzionale nel 2010: situazione attuale, lezioni apprese e soprattutto prospettive future.
Il coordinatore del meeting, l'inglese Mike Granatt, ha posto al centro della discussione uno dei temi fondamentali: "Dite in libertà – ha domandato – qual è la vostra proposta professionale per una nuova adeguata comunicazione dell'idea di Europa". 
Il direttore della comunicazione del governo belga ha analizzato come la moltiplicazione dei soggetti istituzionali introdotta dal trattato di Lisbona (ad esempio il presidente del Consiglio europeo, che si aggiunge al presidente dello Stato che detiene la presidenza di turno dell’Unione) ponga nuovi problemi alla comunicazione sull’UE: quanti volti ha l’Europa? Come rendere visibili e comprensibili le istituzioni, e soprattutto le politiche e le attività dell’UE?

Il dibattito è entrato nel vivo: chi ha chiesto una capacità dell'Europa di rappresentare di più le attese dei cittadini, chi ha proposto di semplificare la complessità e di ridurre il bizantinismo comunitario (linguaggi che devono rappresentare la sovranità a metà tra gli stati-nazione e le istituzioni sopranazionali), chi ha chiesto di imboccare più decisamente la via dei social network interattivi, chi di migliorare il rapporto con i media tradizionali affinché non siano indotti solo a parlare delle patologie.

Di contro allo scarso interesse per i temi europei in molti Stati dell’Europa a 15,  il rappresentante dell’Estonia ha precisato come nel suo Paese, ma anche in Polonia, il consenso verso l’UE non sia un problema. Tuttavia – come ha sottolineato il giorno seguente Clara Albani, direttrice dell’Ufficio di comunicazione del Parlamento europeo in Italia – non sempre ad un alto consenso si associa, ad esempio, un’elevata affluenza alle urne, come ha dimostrato la recente campagna per le elezioni europee. Il 67% dei cittadini ha dichiarato di aver ricevuto informazioni sulle elezioni, ma ha votato solo il 43%. Comunicare bene, in sostanza, non è sufficiente per garantire la partecipazione dei cittadini.

Secondo Rolando, "da un lato, è necessario che le strutture professionali della comunicazione diventino più strategiche, cioè abbiano maggior ruolo nei processi decisionali, cosa che nel 65% dei casi in Europa non avviene; dall'altro l'Europa politica dovrebbe investire di più sulla leadership europea, oggi non in grado di sostenere autorevolmente una comunicazione credibile per i cittadini che non la sentono provenire da personalità davvero popolari". Occorre "puntare a uno statuto professionale e a uno statuto disciplinare della materia in Europa per garantire una base deontologica e formativa comune ai paesi membri e alle migliaia di operatori che stanno svolgendo la loro esperienza nel campo".

Il meeting di Venezia segue di un mese la prima Conferenza europea della comunicazione nel settore pubblico promossa a Bruxelles dal Comitato delle Regioni UE, EuroPCom. Il Direttore della comunicazione del Comitato, Laurent Thieule, ha annunciato che le conferenze saranno annuali e stabilizzeranno l'analisi dell'andamento anche professionale di questo settore.


COMUNICARE INSIEME


In tema di cooperazione, i rappresentanti belga e ungherese hanno ricordato la positiva esperienza del “Trio” (Spagna, Belgio, Ungheria) ovvero delle tre presidenze di turno che hanno scelto una  piattaforma di comunicazione comune. E’ stato adottato il medesimo logo, declinato secondo i colori nazionali,  frutto di un concorso internazionale aperto agli studenti di arte e design dei tre Stati. Non è stata un’impresa facile sul piano politico, ma era un’idea vincente che alla fine ha conquistato i governi coinvolti. Un’analoga esperienza si tenterà con la terna successiva (Polonia, Danimarca, Cipro).

Anna Maria Villa, coordinatore dell’Ufficio per la cittadinanza europea del Dipartimento per le Politiche Comunitarie, ha invece ricordato che "la maggior parte della comunicazione si svolge in partenariato con Commissione e Parlamento e questo rende più forti i messaggi; se divisi, la comunicazione – che cerca di orientarsi soprattutto verso i giovani – si indebolisce".  La positiva esperienza di collaborazione interistituzionale in Italia è stata ricordata anche dal direttore della Rappresentanza della Commissione europea Lucio Battistotti. Un successo che premia la capacità – da parte di funzionari pubblici non addetti ai lavori – di mettersi in gioco ed individuare insieme le idee, gli strumenti, i linguaggi per comunicare l’Europa ai cittadini.

Nella sessione mattutina sono intervenuti anche il presidente di Euronews, Philippe Cayla, e il direttore di Agence Europe, Giampiero Gramaglia, che si sono soffermati sul ruolo delle agenzie di informazione europea e hanno introdotto i temi della sessione pomeridiana: gli sviluppi delle attività audiovisive e la comunicazione interattiva, giornalismo e nuovi media, le esperienze di innovazione nei vari Paesi.


I GRUPPI DI LAVORO


Nel pomeriggio, gli intervenuti si sono suddivisi in tre gruppi di lavoro tematici: 1) Capacity building (ovvero training e sviluppo di competenze del comunicatore professionale), introdotto da una presentazione dall’esponente francese di una nuova struttura di formazione – molto agile e personalizzata – creata in Francia per alti funzionarie dirigenti pubblici, specializzata in comunicazione istituzionale. 2) Nuovi sviluppi nellacomunicazione interattiva. Si è discusso dell'uso dei più recenti media interattivi nella comunicazione istituzionale. Facebook – rivelatosi uno strumento più utile a molti soggetti per comunicare tra loro, che ad un solo soggetto per parlare a molti – si è dimostrato particolarmente efficace nel caso di singole campagne o di progetti a medio-lungo termine, come "Eurotours 2010", iniziativa danese sul tema dell'immigrazione. Tra le best practice presentate, un cybergame realizzato dal governo belga, dedicato alla conoscenza dell'UE.  3) Relazione tra giornalismo e nuovi media, in cui si è discusso della strategia di comunicazione della presidenza belga, dell’obbligo di trattare temi europei introdotto per legge nell’ordinamento danese, di come utilizzare i media locali e regionali in una strategia di intervento più vicina possibile ai cittadini.


STATISTICA, COMUNICAZIONE, CONOSCENZA


La seconda giornata è stata aperta dal Presidente dell'Istat, prof. Enrico Giovannini, per anni Capo del Dipartimento statistico dell'OCSE, che a metà dicembre prossimo inaugurerà a Roma la Conferenza nazionale di statistica, con un programma molto orientato ai profili comunicativi verso la società e a nuovi rapporti con il sistema dei media.

Giovannini ha ricordato il ruolo della statistica come risorsa-chiave nella comunicazione istituzionale e in ultima analisi nella produzione di conoscenza.  Lo dimostrano alcuni numeri: "Il 69% degli europei ritiene importanti i dati statistici, ma il 53% non sa rispondere in ordine anche a dati basilari (quale la crescita del PIL o il tasso di disoccupazione). Solo l'8% degli europei ha cognizioni corrette sul PIL. E ben il 45% ha attualmente sentimenti di non fiducia verso i dati statistici circolanti”.

Sul tema, Rolando ha sottolineato l'importanza della statistica nell'allargamento della visione professionale e culturale della comunicazione istituzionale "così come in questi ultimi anni è stato per la tecnologia del web 2.0, il crisis management e la public diplomacy". 
E' quindi auspicabile il miglioramento sostanziale – soprattutto grazie alle tecnologie più avanzate della comunicazione interattiva – della comunicazione dei dati e la necessità di lavorare per una selezione qualitativa e comprensibile dei dati, attualmente troppi e confusi.

Nel vivace dibattito che è seguito, si è discusso della necessità di aumentare l'affidabilità e la credibilità della comunicazione che veicola la statistica, dello scarso uso della statistica da parte dei decisori istituzionali e di come aumentare la diffusione di statistiche ufficiali nei media per riequilibrare l'attuale tendenza a preferire ad esse la sondaggistica (ovvero non dati di realtà, ma "percezioni").

Si è discusso inoltre di crisi finanziaria, Anno europeo del volontariato 2011, accordi di partenariato tra Stati membri, Parlamento europeo e Commissione europea in materia di comunicazione sui temi europei. Su quest’ultimo punto, è stata presentata una interessante relazione da parte di Vincenzo Le Voci (Segretariato del Consiglio dell’UE).

La prossima sessione plenaria del Club è prevista a Varsavia (Polonia) nella primavera del 2011.

Club di Venezia

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