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Giù le procedure di infrazione: in tre anni passano da 119 a 70

9 dicembre 2016

(articolo del Sole 24 Ore) 

A inizio del 2014 eravamo il peggior Paese nella black list delle inadempienze verso Bruxelles con 119 procedure d'infrazione aperte. Dopo quasi tre anni - grazie a uno sforzo che ha visto unito Governo, Parlamento e le diplomazie italiane a Bruxelles - l'Italia può vantare le migliori performance nella riduzione di queste violazioni della normativa Ue c he dopo la riunione del collegio dei commissari europei di ieri sono scese a 70 procedure aperte. Nessuno in Europa ha migliorato le sue performance come noi. Un risultato che significa innanzitutto più credibilità e influenza dell'Italia in Europa. Ma anche un conto molto meno salato di quello che abbiamo pagato in passato visto che le sanzioni per queste infrazioni, calcolate sulla base della capacità finanziaria dello Stato, possono essere molto pesanti. Vere e proprie bombe a orologeria con multe milionarie e penalità di mora da centinaia di migliaia di euro al giorno. Il nostro Paese paga attualmente 300 milioni l'anno per le condanne inflitte dall'Europa per la violazione di regole europee.

Per l'Italia «questo è il miglior risultato di sempre», ha ricordato ieri il sottosegretario alla presidenza del consiglio per le Politiche Ue, Sandro Gozi commentando l'archiviazione di altre quattro procedure d'infrazione nei confronti dell'Italia - compresa quella sulle impronte digitali dei migranti - che scendono così alla quota record di 70. Al suo insediamento nel marzo 2014, il Governo Renzi ereditò 119 infrazioni a carico dell'Italia da Letta. Che a sua volta ne aveva ricevute 104 da Monti (il record di 181 risale al 2008). «Il percorso intrapreso, indicato dal premier tra le sue maggiori priorità è frutto di un buon lavoro di squadra e di coordinamento interministeriale e della fondamentale cooperazione con Camera e Senato».

A pesare su queste buone performance sono state diverse misure e anche una presenza più attenta in Europa nei tavoli che lavorano alle normative. Un impegno coinciso con la presenza di Carlo Calenda come ambasciatore a Bruxelles prima di diventare ministro dello Sviluppo economico, anche se solo per qualche mese. Ma a contribuire al taglio delle nostre inadempienze verso l'Unione europea è stato anche lo sforzo congiunto con il Parlamento. Siamo infatti passati da una legge comunitaria ogni anno a ben quattro leggi europee: due leggi delega per il recepimento delle norme Ue e due leggi per chiudere le infrazioni ed evitare l'apertuta di nuove procedure.

In questo senso va anche la creazione di una cabina di regia sugli aiuti di stato che prevede che tutte le notifiche su questa delicata materia - che spesso finiscono nel mirino Ue - vengano vagliate prima dal Dipartimento delle politiche europee in un dialogo continuo con la Commissione. Un dialogo che fin qui sembra aver funzionato. 
Marzio Bartoloni

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