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Arrotondamento all'euro non pregiudica il rimborso IVA

13 febbraio 2013

Arrotondamento all'euro o al centesimo di euro? Paese UE che vai, usanza che trovi ma il diverso regime praticato a livello nazionale non può certo penalizzare il cittadino europeo. E così una ditta italiana è riuscita a ottenere un rimborso IVA dall'autorità fiscale tedesca precedentemente negato proprio per un presunto errato arrotondamento.

Ecco i fatti. La ditta italiana Tecnomec Eng. srl presenta in Germania una richiesta di rimborso IVA per gli anni 2009 e 2010 seguendo una procedura informatica prevista dalla normativa europea. Dopo molto tempo, vista l'assenza di risposta da parte dell'autorità tedesca, l'azienda viene a sapere dall'amministrazione fiscale italiana che la richiesta era stata respinta a causa di un errato arrotondamento delle cifre. In sostanza, la società aveva arrotondato gli importi all'euro mentre in Germania è prassi arrotondare al centesimo di euro. A nulla è valso l'aver comunque presentato tutte le fatture in copia con indicati gli importi esatti.

La materia è regolata dalla Direttiva 2008/9/CE del 12 febbraio 2008 che stabilisce i criteri di rimborso dell'IVA per i soggetti passivi non stabiliti nel paese UE di rimborso ma in un altro Paese dell'UE. La direttiva, recepita in Italia con Decreto legislativo n. 18/2010, stabilisce anche una nuova procedura interamente elettronica di richiesta di rimborso dell'IVA, che accelera la concessione di rimborsi ai richiedenti. Ma non entra nel merito dell'arrotondamento.

Il Centro Solvit italiano, a cui la ditta si è rivolta, ha raccolto informazioni sia dall'Agenzia delle Entrate che dal servizio di consulenza giuridica "La tua Europa". Il risultato è che non emerge alcuna disciplina nella direttiva europea in merito all'arrotondamento e che la misura del rigetto delle autorità tedesche appare piuttosto sproporzionata.

I consulenti de "La tua Europa" ricordano peraltro come il DPR n. 633/1972, che istituisce e disciplina in Italia l'IVA, preveda all'art. 21 tra gli elementi che deve contenere la fattura anche la indicazione della "aliquota, ammontare dell'imposta e dell'imponibile con arrotondamento al centesimo di euro". Ma pur se quello italiano, sottolinea "La Tua Europa", fosse un metodo corretto, non è certo un criterio adottato dalla direttiva europea. E altrettanto vale, ovviamente, per la Germania. Per questo motivo, concludono gli esperti del servizio europeo, la misura adottata dalle autorità tedesche appare non adeguata e, soprattutto, non in linea con lo spirito di collaborazione reciproca espresso proprio dalla direttiva europea.

Tutti elementi che sono stati presentati da SOLVIT Italia ai colleghi del SOLVIT tedesco che hanno adottato il ricorso della ditta e chiesto chiarimenti all'amministrazione fiscale tedesca. Risultato: in poco tempo l'azienda italiana ha ottenuto il rimborso richiesto senza dover intraprendere alcuna azione legale. Superfluo dirlo, Tecnomec Eng. srl ha manifestato grande soddisfazione per come la vicenda si sia risolta.

Solvit
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